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Un rapporto d'amore

di Tiziana Paoli - 02/06/2008

Fonte: geagea

 

"L'uomo senza relazioni non possiede totalità perché la totalità è raggiungibile solo attraverso l'anima, la quale non può esistere senza la sua controparte che si trova nel Tu." (Jung).

"L'uomo contemporaneo considera legittimo farsi aiutare a conoscere se stesso soltanto se si sente male. Oggi la "malattia psichica" è la sola occasione codificata per ricevere aiuto nella conoscenza di sé. Ed è aperta a pochi privilegiati: i pazienti in psicoterapia. E' come se per avere il diritto di conoscere il funzionamento di una macchina e la sua direzione di marcia si debba aspettare che si rompa." (P. Manghi, Il filo del Sé).

Concordo solo in parte con questa affermazione. Sono arrivata anch'io alla psicanalisi attraverso il male di vivere, ho sempre percepito però che la motivazione era altra. Quando ero in preda agli attacchi di panico mi sembrava che solo quello fosse il mio reale, volevo a tutti i costi che passassero e quindi questa è sicuramente una spinta forte per iniziare un percorso arduo e faticoso come il confrontarsi con la propria ombra. Quando non ne ero preda ho sempre percepito però che esiste un altro modo per vivere, un modo diverso da quello che viene chiamato "quotidianità", un modo che ti fa sentire, proprio attraverso la quotidianità, la pienezza e la ricchezza della vita.

Ritornando alla frase iniziale credo che lo stare male sia una porta per entrare in un percorso iniziatico: in ogni cultura bisogna superare prove difficoltose ed avere coraggio per accedere ad un modo di vivere differente, ad una percezione diversa del cosiddetto "reale".

Probabilmente è anche presunzione pensare che tutto ci venga dato immediatamente, è presunzione anche pretenderlo e vivere il malessere con un senso di ingiustizia, chiedersi: perché proprio a me? Quando osservi gli altri, nella vita comune, senza conoscerli profondamente, vedi una massa che si sposta, apparentemente spensierata: autobus affollati, serpentoni di macchine per le vacanze, code ai supermercati, ecc. Magari, in quel momento non riesci a prendere l'autobus, non puoi fare le gallerie con la macchina, scleri in coda al supermercato e ti senti impotente, posseduta. Scatta a questo punto la ricerca di qualcuno che ti aiuti a ritornare a "vivere" sapendo già all'interno di te stessa che non stai cercando qualcuno che ti permetta di stare in coda senza impazzire, ma stai cercando un guaritore dell'anima, qualcuno che ti aiuti nel tuo processo di individuazione.

"Il simbolo archetipico del guaritore è il medico divino che porta in sé il male che guarisce" (Jung) Da questo incontro inizia il percorso. Immediatamente è confortante il senso di riconoscere qualcuno.

Dico volutamente riconoscere e non conoscere perché la mia prima sensazione è stata il ritrovare. Anche se fisicamente non conoscevo la mia terapeuta, fin dalle prime sedute ho avuto la sensazione di conoscerla da sempre, di conoscerla sul piano della relazione profonda. Si delinea così uno spazio sacro, come saltare all'interno di un cerchio magico oppure meditare con un gruppo. In questo spazio tutti gli strati (in sanscrito kosha) che avvolgono l'anima si aprono uno dopo l'altro. Il loto dai mille petali del settimo chakra che si schiude al sole simboleggia perfettamente questo fondersi e lasciarsi andare in una relazione d'Amore. "L'uomo senza relazioni non possiede totalità perché la totalità è raggiungibile solo attraverso l'anima, la quale non può esistere senza la sua controparte che si trova nel Tu." (Jung). Varcare questa soglia significa non tornare più indietro nel bene e nel male.

Superando il livello dell'ego, col venir meno delle diversità caratteristiche di quest'ultimo, cadono gli ostacoli che impediscono di sperimentare una coscienza non-personale e omnicomprensiva. A questo punto si sperimenta una forma di coscienza che appare situarsi "al di sopra" della personalità che rimane sottostante come strumento. Tutto ciò che per un lungo periodo della mia vita ha avuto importanza (es. battaglie sociali, convinzioni ideali, ecc.) è improvvisamente crollato creando confusione, scompiglio e perdita del senso di me stessa. Avevo però a questo punto la possibilità di salire al secondo piano della mia costruzione ed osservare tutto ciò che accadeva dentro di me ed allo stesso tempo lontano da me.
Con il passare del tempo questa sensazione spiacevole si è sempre più attenuata fino a scomparire.
Sono convinta che per sopravvivere ci raccontiamo tantissime storie nelle quali alla fine crediamo.
Per vivere invece si deve saltare nel cerchio scoprendo così che ciò che la mente razionale chiama "magia" è la realtà e ciò che chiama "reale" è pura illusione (maya).