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Il nuovo nazionalismo patriottico latino-americano e la sua integrazione regionale.

di Juan Diego Garcia - 03/06/2008

 


L'onda nazionalistica che percorre l'America latina ha come complemento necessario il processo d'integrazione regionale. A questo nazionalismo (ai sensi patriottici del termine) di nuova creazione, s'oppongono non soltanto i partigiani del neo-liberalismo che perorano il rigetto del nazionale e preparano l'integrazione con gli Stati Uniti, come l'unico modo per uscire dalla povertà.

I partigiani creoli del neoliberalismo difendono l'apertura commerciale, disprezza come obsoleta e manifestazione ridicola qualsiasi espressione di nazionalismo, parlano di una supposta cittadinanza e una cultura “mondiali”, condannano senza appello la difesa dei segni identità propri, come un atteggiamento reazionario, pre-moderno e farcito da un indigenismo ridicolo.

Allo stesso tempo, non hanno nessuna difficoltà ad ammirare la cultura anglosassone e ad accettare, come fosse naturale, che gli statunitensi si proclamino d’essere il popolo eletto dall'Altissimo, e commossi, ne cantano l’inno nazionale, anche nelle circostanze più anodine, ed esibendone la bandiera quasi con ossessione.

Il nuovo nazionalismo latino-americano trova la sua migliore espressione nel rifiuto generalizzato all'ALCA e ai “trattati di libero commercio”, per i vantaggi che accordano agli Stati Uniti, mentre sacrificano il lavoro nazionale sottoponendolo ad una concorrenza impossibile con le merci straniere, e poiché ne superano in gran parte gli obiettivi commerciali, compromettono la sovranità stessa.

Non è un caso che molti vedono, in quest'integrazione con gli Stati Uniti, un nuovo tipo di colonialismo che condanna ad una dipendenza ancora più grande. Ma Washington ed i suoi alleati, non hanno tutte le carte dalla loro. Il nuovo nazionalismo latino-americano s'è già tradotto in progetti d'integrazione regionale, con cui cercano, sul posto, di difendere i propri interessi comuni, di fronte a terzi; un nuovo nazionalismo che è, quindi, compatibile con l’obiettivo dell'unità ed a una vecchia aspirazione, che risale anche alle guerre d'indipendenza. Infatti, all’inizio c’erano stati dei legami tra i loro territori, e dopo, quando fu spezzato il legame con la metropoli, ognuno si orientò verso i mercati mondiali, ignorando i propri vicini.

Già durante il secolo scorso, ci furono alcune iniziative d'integrazione, ma senza grande successo. Oggi, al contrario, tutto segnala che l'integrazione regionale conosce condizioni più favorevoli, inoltre vi è la necessità, inevitabile in un panorama internazionale complesso come l'attuale, che trasforma l'isolamento nazionale in un suicidio. Per dare uno slancio decisivo all'integrazione regionale, i governi della regione si riuniscono ora in Brasile, nel quadro dell'Unione delle nazioni Sudamericane - UNASUR- con un programma ambizioso che include forme variate di cooperazione politica, commerciale, d'investimento sociale e di difesa.

Lula propone che le nazioni della regione costituiscano un Consiglio di sicurezza propria per garantire la difesa comune, proprio quando il Pentagono spiega la IVa flotta nei Caraibi, “per combattere il terrorismo”, in via ipotetica (scuse che non fuorviano nessuno). L'iniziativa del presidente del Brasile ha un significato enorme e va nella stessa direzione della proposta di Hugo Chavez, di creare “l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico Sud” – OTAS - ovvia riproduzione della NATO, ma con la sola presenza dei Sudamericani. Questa iniziativa, nel settore della difesa, è particolarmente sensibile. Infatti, influirebbe a fondo sui trattati militari attuali con gli Stati Uniti, impedirebbe la presenza della NATO nella regione, e corrisponde con la partenza “dei gringos” dalla base militare di Manta, in Ecuador ed il rifiuto generalizzato del loro trasferimento in Colombia, precisamente alla frontiera con il Venezuela.

La banca del Sud-Est è già una realtà che ha iniziato ad operare come alternativa agli organismi di credito controllati dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, che è visto con sfiducia ed è stato perfino respinto apertamente da molti governi, essendo responsabili “dei consigli” (imposizioni) che hanno portato a gravi crisi economiche, nella regione, ed hanno causato sollevamenti popolari con la caduta di molti governi (e centinaia di morti).

Petrosur, un'altra iniziativa del presidente Chavez, ha non soltanto basi economiche molto solide ma permette una grande autonomia ai governi, proprio su una questione chiave come l'energia. Numerosi sono i progetti d'infrastruttura destinati a produrre un vero mercato interno, come pure i vasti programmi d'investimento sociale in istruzione, sanità ed alimentazione, chiavi per lo sviluppo economico. Certamente, non sono inferiori le difficoltà che affronta l'integrazione regionale.

Esistono diseguaglianze considerevoli nel grado di sviluppo economico tra i paesi, asimmetrie regionali inopportune ed attività, che più che completarsi, causano non auspicabili concorrenze. Non vi è neppure armonia tra i vari sistemi di governo ed i cambiamenti politici possono causare ritardi considerevoli.

La costruzione d'infrastrutture è, spesso, una sfida titanica, imposta dalla geografia stessa (ad esempio, per collegare il Pacifico all'Atlantico, aprendo nuovi orizzonti commerciali e liberando potenzialità immense). Non si devono neppure ignorare le azioni ostili delle multinazionali, che proveranno a mettere i bastoni tra le ruote dell'integrazione (sostenute dalla diplomazia dei loro rispettivi governi), né meno ancora i conflitti locali che possono paralizzare il processo. Il più immediato, è quello che oppone la Colombia all'Ecuador, al Venezuela e al Nicaragua o le controversie di confine tra il Cile, il Perù e la Bolivia, o le differenze tra l'Argentina e l'Uruguay, riguardo le fabbriche di pasta di carta delle multinazionali (della Finlandia, dell'Unione europea), o tra il Brasile, l'Argentina ed il Paraguay quando si rivedrà la distribuzione dei vantaggi derivati dall'energia che producono congiuntamente.

Ma nessuna di queste difficoltà costituisce un ostacolo insormontabile, esiste una volontà politica e, soprattutto, l'integrazione è una necessità imperiosa imposta dalla realtà mondiale. Infatti, dinanzi ai processi di concentrazione dei capitali e dei mercati non vi è altra uscita che l'unione delle economie, per raggiungere dimensioni adeguate e resistere alla sfida.

Tutti sono sottoposti alla concorrenza selvaggia per le risorse naturali, e sarebbe una mancanza di buon senso, provare a fare fronte ai paesi ricchi, con la debolezza di chi suppone di poter negoziare in solitudine, essendovi la minaccia di coloro che avanzano il diritto d'intervenire militarmente in qualsiasi angolo del pianeta, “per promuovere la democrazia” o “difendere i loro interessi nazionali”.

Nulla di meglio che costituire organismi capaci di dissuadere e difendere, da liberi, uno sviluppo scientifico adeguato, solo il lavoro congiunto garantisce la possibilità di raggiungere la massa critica sufficiente a superare il ritardo tecnologico.

Vittime della valanga d'una certa cultura pattumiera, che proviene dalla metropoli, che degrada sempre più, il solo cammino è cercare di rafforzare l'unità di coloro che sono sottoposti alle stesse minacce. Il sogno unitario del Libertador Simón Bolivar -la grande patria- cessa d'essere, oggi, un semplice desiderio o sogno di capi idealisti, per trasformarsi in una realtà che ha tutta l'intenzione d'essere irreversibile. Il nuovo nazionalismo latino-americano, non è né esclusivo, né xenofobo, né si nutre d’alcun razzismo.

L'integrazione non suppone la dissoluzione di ciò che è proprio di ogni paese, in un'amalgama informe, né la perdita dei segni d'identità di ciascuno. I promotori, politici di quest'iniziativa, sottolineano tanto la necessità imperiosa dell'integrazione, con tutti questi elementi che trasformano la storia nazionale dei loro popoli, in un destino comune, iniziando con il loro passato condiviso di povertà, sottomissione e dipendenza e le loro aspirazioni allo sviluppo, dignità ed autonomia nazionale.

Tutto indica che intraprendono un buono cammino.



Mondialisation.ca 30 maggio 2008 El Correo El Correo, 23 maggio 2008.



Traduzione di Alessandro Lattanzio

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