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EZLN: la rivolta del Chiapas

di Manuel Zanarini - 03/06/2008

 

 

 

“Aqui manda el pueblo y el gobierno obedece”

( “Qui comanda il popolo e il governo obbedisce”, cartello stradale posto dagli zapatisti in Chiapas)

 

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), è un caso abbastanza anomale nella storia dei movimenti rivoluzionari. Infatti, sono rarissimi e di scarsa rilevanza gli atti violenti attribuibili all’organizzazione, anche se si presentano in pubblico in mimetica e passamontagna sul volto.

Il nome del gruppo, fa riferimento ad Emilio Zapata, il rivoluzionario messicano che ad inizio ‘900 guidò la lotta contro la dittatura, e che nel 1915 istituì la “Comune di Morelos”, un’esperienza di “democrazia dal basso”, nella quale le terre confiscate ai latifondisti vennero distribuite ai contadini. Ma la risposta dell’esercito porrà fine all’esperimento e all’avventura di Zapata.

Attualmente gli zapatisti, stanno conducendo la battaglia in favore dei contadini indios, i discendenti dei Maya, che per lo più vivono facendo i contadini nella regione del Chiapas, la regione più meridionale e tra le più povere del Messico.

Ma più in generale, rivendicano i diritti delle popolazioni native del sud-america contro lo strapotere delle multinazionali, spesso di origine statunitense.

Infatti, pur essendo una regione estremamente ricca di risorse naturali, tanto che la maggior parte dell'energia elettrica messicana viene generata proprio qui, gli indios rappresentano la parte più povera della popolazione messicana.

 

Lo EZLN si forma il 17 Novembre del 1983, data che viene ancora celebrata dagli zapatisti, dall’unione di elementi provenienti da diversi gruppi di ribelli, alcuni pacifisti altri violenti.

La  prima azione clamorosa risale al 1 Gennaio 1994,  in concomitanza con l’entrata in vigore del NAFTA (North American Free Trade Agreement), noto in spagnolo come TLC (Tractado de Libre Comercio), un accordo tra Messico, USA e Canada per l'agevolazione delle attività commerciali tra questi paesi. Gli zapatisti occuparono 5 municipalità del Chiapas, e da quella di San Cristobal de Las Casas, il Subcomandante Marcos (secondo il governo il suo vero nome è Rafael Guillén, un insegnante universitario di Città del Messico) , il portavoce del movimento, ha letto la “prima dichiarazione della Selva Lacandona”, nella quale dichiaravano guerra al governo del Messico e annunciavano libertà, giustizia e democrazia per tutti i messicani. Inoltre fu preso prigioniero l'ex-governatore del Chiapas, il generale Abasolón Castellanos Domínguez, in seguito giudicato e condannato da un simbolico “tribunale indigeno”, ma rilasciato senza avergli fatto alcuna violenza.

Nonostante il carattere pacifico della manifestazione, la risposta dell’esercito messicano non è tardata ad arrivare. Il giorno dopo, i ribelli furono costretti alla fuga dal dispiegamento militare, così ricorsero alla violenza. In quel momento, la popolazione “civile” sosteneva seppur freddamente gli zapatisti, chiedendo proprio la risoluzione pacifica della questione.

Dopo 12 giorni di scontri, il presidente Carlos Salinas de Gortari, al suo ultimo anno di mandato, ha accettato la proposta dell'EZLN di un dialogo con la mediazione della diocesi di San Cristòbal.

Le trattative tra le parti sono durate tre anni, e si conclusero con la sottoscrizione degli “accordi di San Andrés”, secondo i quali il governo avrebbe dovuto modificare la costituzione inserendo il riconoscimento dei popoli e delle culture indigene, oltre a un'autonomia legislativa maggiore.

In seguito, venne formata una commissione politica, con membri dei vari partiti politici messicani, chiamata “COCOPA”, con l’incarico di studiare praticamente la situazione, e in accordo con lo EZLN, arrivarono alcune modifiche. Ciò nonostante, il governo del Chiapas non hai mai rispettato tali accordi, anzi ha via via aumentato la presenza militare nella regione, i quali si sono lasciati andare ad alcuni atti di crudeltà come la “Mattanza di Acteal”, quando attaccando un villaggio di contadini vennero uccise 45 persone, tra cui 4 donne incinte sventrate a colpi di machete.

Questa situazione ha man mano allontanato i contadini dallo EZLN, tanto che in alcuni casi gli stessi contadini hanno cacciato violentemente gli zapatisti dai villaggi.

Dal Dicembre del 1994, lo EZLN ha dato vita ad alcuni municipi autonomi, allo scopo di riallacciare i rapporti con i contadini, i quali erano autogovernati dagli indios , vennero stilati programmi comunitari di produzione del cibo e sistemi sanitari e scolastici gratuiti in parte supportati dalle ONG. Tutto questo era assolutamente indipendente dai servizi offerti dal governo, che non prestavano alcuna attenzione alla cultura, ai bisogni e alla medicina indigeni.

Nel 2000 è stato eletto Presidente Vicente Fox Quesada, che come promesso in campagna elettorale, ha ripreso la discussione sulla “legge COCOPA”, riguardante appunto le modifiche costituzionali. I membri del governo criticarono fortemente queste modifiche, così lo EZLN organizzò, nel Marzo 2001, una marcia pacifica da San Cristobal fino a Città del Messico, per esporre le proprie ragioni. La manifestazione fu sostanzialmente pacifica, e coinvolse anche partiti politici e gruppi provenienti da altre parti del mondo.

Alla fine, il Congresso ha approvato delle modifiche alla “legge COCOPA”,escludendo però forme di autonomia legislativa, e questo venne giudicato dallo EZLN come un tradimento degli accordi.

La questione venne portata di fronte alla Suprema Corte, che con un abile escamotage giuridico, disse che non aveva i poteri per intervenire su una tale decisione governativa.

L’accettazione di alcune riforme e la rielezione di Fox, ha nuovamente scollato la stragrande maggioranza della popolazione del Chiapas dalle pretese “estremiste” dello EZLN, tanto che a lungo la sua attività è consistita nella diffusione di alcuni comunicati stampa, ma di rado si vedevano zapatisti nei villaggi.

L’attività zapatista è ripresa nell’Agosto 2003, con l’annuncio da parte di Marcos, della costituzione di 4, poi diventate 5, “juntas de buengobierno” (giunte di buongoverno), formate da rappresentati dei municipi e supervisionate dall'EZLN, riprendendo l’esperimento del 1994.

Nel Giugno 2005, lo EZLN aveva dichiarato uno stato di allarme rosso, lasciando credere che si stesse per assistere ad una campagna violenta, in realtà si doveva tenere una riunione di varie tribù indios e quindi non si poteva garantire la sicurezza a stranieri e a giornalisti, ma nulla accadde.

In seguito a quest’assemblea venne diramata la “sesta dichiarazione della Selva Lacandona”, nella quale veniva presentata una nuova linea politica zapatista, la “Altra Campagna”. Da quel momento, gli zapatisti si sarebbero aperti all’esterno, rendendosi disponibili a lavorare insieme a qualunque gruppo, associazione, partito politico che si definisse di sinistra, per cercare di elaborare un progetto politico, figlio di un movimento nazionale dal basso, che possa mutare la situazione economica e sociale dell’intero Messico, quindi non più solo battaglie per l’indios del Chiapas.

Così, il 1 Gennaio 2006, dopo svariate riunioni ed un’assemblea plenaria di tutti i gruppi partecipanti, una delegazione disarmata è partita da San Cristobal, per esporre nelle varie città del Messico il programma zapatista. La marcia termina a Giugno in prossimità delle elezioni presidenziali, vinte nuovamente dal PAN (Partido Accion Nacional),il partito conservatore di Fox che candidava Felipe Calderon Hinojosa.

 

Attualmente, l’attività “rivoluzionaria” dello EZLN è piuttosto limitata, e soprattutto fa parte del cosiddetto movimento “No-global”.