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La fede unica nel nucleare

di redazionale - 04/06/2008

 

Il Ministro dello sviluppo economico Scajola e il Presidente della Confindustria Emma Marcegaglia sul nucleare la pensano come Ahmadinejad: per loro e' una produzione pulita ed economica.
Una comunanza di idee che diventa ancora piu' inquietante se si pensa al modo fideistico con il quale sostengono la tecnologia nucleare: ad oggi nessun dato convincente sullo smaltimento delle scorie e sulla convenienza economica del nucleare e' stato fornito da Scajola, Marcegaglia e Ahmadinejad. Ci verrebbe da dire che per loro costi e scorie sono un ''mistero della fede''.
Questa sintonia dovrebbe far riflettere sulla opportunita' anche politica di continuare a perseguire la strada della produzione di energia mediante centrali nucleari.
Il rischio che in paesi come l'Iran l'industria nucleare venga utilizzata anche a scopi militari e' noto e rappresenta per i paesi occidentali una fonte di grande preoccupazione. A questo punto, se il nucleare viene definito vantaggioso per l'Italia, ci chiediamo in base a quale principio si potra' negare ad altri paesi di utilizzare lo stesso tipo di impianti. Piuttosto, sostenere la tecnologia nucleare significa promuovere a livello globale anche il suo inscindibile potenziale militare. Ricordiamo che anche i civilissimi Stati Uniti hanno bombardato i Balcani con proiettili all'uranio impoverito, che e' un sottoprodotto dell'industria nucleare civile.
Per Fare Verde la strada da percorrere e' diametralmente opposta a quella dei sostenitori del nucleare italiano e iraniano:
- impianti su piccola scala, distribuiti sul territorio e connessi in rete, al posto di grossi impianti centralizzati;
- libero mercato e concorrenza, al posto degli oligopoli formati da pochi e potenti gruppi industriali (uno di essi, la francese EDF e' addirittura una azienda di stato);
- efficienza energetica e riduzione dei consumi, al posto della crescita illimitata del fabbisogno energetico.
I gran sacerdoti della crescita economica senza limiti farebbero bene a guardare in faccia alla realta': la disponibilita' di uranio non e' illimitata; il prezzo dell'uranio sta crescendo in modo esponenziale, come quello del petrolio; ci vogliono decenni e investimenti enormi per costruire le centrali; le centrali di terza generazione hanno poco di veramente innovativo, utilizzando gli stessi principi delle primissime centrali atomiche (la fissione dell'atomo); il problema delle scorie e' ad oggi irrisolto.
Lanciare un grande piano per l'efficienza energetica potrebbe portarci, invece, a ridurre del 20% il nostro fabbisogno energetico entro il 2020. Si tratta di una riduzione economicamente conveniente, capace, cioe' di generare miliardi di euro di risparmio, invece che di costi, per l'intero sistema economico. L'ulteriore potenziale tecnico, cioe' quello che, come il nucleare, richiede investimenti, e' pari al 20%: complessivamente potremmo ridurre quasi della meta', cioe' del 40%, il nostro fabbisogno energetico a parita' di servizi.
Questi sono dati. Non ''mistero della fede''.