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Nei cantieri del TAV discariche illegali

di Marco Cedolin - 04/06/2008

 

 

Un interessante articolo apparso sull’Espresso mette in luce i primi risultati di un’indagine condotta dalla Procura di Milano, concernente reati ambientali e smaltimento illecito di rifiuti ed avente per oggetto i cantieri della tratta TAV Torino – Milano, affidati al consorzio Cav. To. Mi. Del quale è capofila la multinazionale Impregilo.

Secondo gli inquirenti l’avvio dei lavori per l’alta velocità, avvenuto nel 2002, è stato immediatamente oggetto di attenzione da parte dei clan di cosa nostra e della ndrangheta che risultano infiltrati nel controllo delle gare di appalto, nel noleggio dei macchinari da scavo e nella fornitura di materiali e commesse. L’intreccio perverso fra malaffare e grandi opere non si è però limitato alla gestione dei lavori ma ha determinato pesanti conseguenze sul territorio. Come sta infatti emergendo in maniera sempre più chiara dalle indagini, un gran numero di cave usate per l’estrazione dei materiali da costruzione sarebbero poi state riempite con materiali pericolosi, fino a diventare vere e proprie discariche illegali di rifiuti tossici, alcune delle quali in grado di contenere fino a 32 mila metri cubi di materiale.

 

Ad oggi sono sette i cantieri posti sotto sequestro, mentre i materiali rinvenuti vanno dal catrame rimosso dalle strade insieme al cemento e ai sacchi di plastica del materiale da costruzione, ai metalli pesanti come piombo e zinco, al benzopirene e al mercurio, con conseguente gravissimo inquinamento dei terreni e grande pericolo di migrazione degli agenti inquinanti attraverso le falde acquifere fino a contaminare le coltivazioni. Trattandosi in larga parte di materiali cancerogeni che colpisco oltre all’apparato respiratorio il sistema nervoso centrale e l’apparato urinario, l’allarme per la salute è comprensibilmente molto alto, nonostante l’Arpa stia tentando di minimizzare le possibili conseguenze dell’accaduto.

 

L’impressione destata dalla vicenda, come si può leggere anche sull’articolo dell’Espresso che si chiede “ci sono discariche lungo tutta la TAV?”, è che si tratti solamente della punta di un iceberg di ben più grandi dimensioni. Quello che è accaduto nei cantieri del Tav fra Torino e Milano potrebbe infatti rappresentare non un’eccezione bensì la regola con cui si è proceduto a costruire gli interi 1000 km dell’infrastruttura. E’ probabile che il sodalizio fra ecomafia e general contractor preposti alla costruzione delle tratte TAV, in grado d’ingenerare profitti miliardari, sia stato ovunque pratica comune e l’intero percorso dell’alta velocità sia costellato di una lunga serie di discariche illegali in tutto e per tutto simili a quelle scoperte dalla Procura di Milano.

In questo caso agli impatti ambientali devastanti determinati da un’infrastruttura tanto energivora quanto inutile, andrebbero ad aggiungersi anche i veleni, altrettanto devastanti per la salute della popolazione, disseminati dal sodalizio fra la consorteria del cemento e del tondino e quella che si occupa di “smaltire” illegalmente i rifiuti tossici. Senza dubbio il TAV rappresenta un grande “affare” per tutti, tranne per i cittadini a rischio avvelenamento che lo finanziano e alla fine saranno chiamati a pagare il conto di 90 miliardi di euro.