Kabul, Karzai assediato dai boiardi
di Giulietto Chiesa - 04/06/2008
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La prima impressione, talvolta, non è quella che conta, ma in questo caso s’impone. Siamo alieni in questo Paese. Arrivare in centro dall’aeroporto, a bordo di auto blindate, dotati di giubbotto antiproiettile d’ordinanza, sotto la custodia di contractors privati, significa procedere a zig-zag, a passo d’uomo, attraverso decine di passaggi a livello d’acciaio, con sbarre doppie grandi come tronchi d’albero, navigando in mezzo a cavalli di frisia, contenitori di terra enormi, antiesplosioni, e muri di cemento armato che ostruiscono la vista da ogni parte salvo quella, in alto, del cielo azzurro e, a qualche svolta, quella dei picchi vertiginosi e innevati che circondano da lontano l’immensa valle di Kabul. Pakistan, dagli attentatori un messaggio al nuovo governo di MARCO GUIDI mess 23 Sono tornate le bombe in Pakistan. E come sempre, ad ogni attentato, ci si interroga non soltanto sul chi lo abbia architettato ma anche sul messaggio (o sui messaggi) che gli attentatori hanno voluto lanciare. E anche a chi sia diretto il messaggio. Iniziamo dall’obiettivo, l’ambasciata danese di Islamabad. Cioè la rappresentanza diplomatica del Paese dove sono state pubblicate le famigerate vignette satiriche sul profeta Maometto. In Danimarca si è appena iniziato il processo d’appello contro il quotidiano che ha pubblicato le vignette e la bomba (un’auto guidata da un pilota suicida) intendeva colpire proprio la nazione incolpata di uno dei massimi reati per i fondamentalisti. il vilipendio del profeta dell’Islam. Ma l’autobomba ha certamente voluto rappresentare un altro messaggio, questa volta non diretto all’estero, ma al nuovo governo pakistano. quello composto dal partito Popolare che fu di Benazir Bhutto e dal Movimento islamico di Shanawaz Sharif. La nuova compagine governativa sta, anche se non ufficialmente, aprendo una importante trattativa con il governo degli Stati Uniti. Il tema è il solito: come debellare o perlomeno controllare le milizie tribali, i talebani, gli uomini di Al Qaeda che operano, si addestrano, si ricostituiscono nelle zone tribali che costeggiano tutta la frontiera afghano-pakistana. Come noto nelle zone tribali (e anche più a nord, nello Swat) le milizie fondamentaliste trovano non solo appoggio, ma sono riuscite, de facto, a stabilire un vero e proprio governo che si è sostituito a quello legale pakistano. Da li partono i combattenti islamici che vanno in Afghanistan, di li transitano i rifornimenti di armi e di viveri, lì vanno a rifugiarsi i talebani quando sono inseguiti dalle forze occidentali. E lì, probabilmente, ha trovato asilo la dirigenza di Al Qaeda, Osama bin Laden e Ayman al Zawahiri in testa. Ma non è tutto, spalleggiati dai combattenti islamici e dai partiti fondamentalisti hanno lì le loro basi i cosiddetti talebani pakistani. Vale a dire le migliaia e migliaia di ex allievi delle madrase, le scuole coraniche, integraliste, finanziate anche con i fondi di Paesi arabi ufficialmente in lotta contro il terrorismo islamico. Lì la legge pakistana non vige, sostituita da una forma di sharia (legge coranica) interpretata nel modo più restrittivo possibile. Ora, contro queste zone, si sta pensando a una serie di azioni congiunte tra le forze armate del Pakistan e quelle americane. E le trattative, segrete (ma si tratta di un segreto ormai noto) sarebbero a buon punto.Ora è grave che, a pochissime ore dal filtrare delle notizie, sulle trattative i terroristi abbiano messo a segno un attentato. Dimostrando ancora una volta che, sebbene minoranza tra il popolo pakistano, essi sono in grado di colpire come, quando e dove vogliono. Anche nei luoghi della capitale tra i più protetti e vigilati, almeno ufficialmente. |