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Vertice FAO: l'ennesimo fallimento

di Enrico Sabatino - 06/06/2008

Fonte: enricosabatino

Si è appena concluso l’ennesimo vertice della FAO, il cui comitato plenario solo dopo oltre due ore di rinvii, litigi e veti incrociati è riuscito ad approvare la bozza finale sulla "Sicurezza alimentare". E' il documento che contiene le linee guida da seguire nei prossimi due anni per combattere la fame nel mondo. In teoria.

 

In realtà si è assistito al prevedibile e consueto fallimento del vertice che non ha dato le risposte urgenti e necessarie per contrastare la crisi alimentare mondiale subita dal miliardo circa di diseredati nel mondo. 

Sono caduti nel vuoto gli appelli del segretario generale Onu Ban Ki Moon e del direttore della Fao Jacques Diouf “Bisogna fare presto, dare una risposta, non possiamo fallire”. Il fallimento invece, al di là delle dichiarazioni ufficiali, è davanti agli occhi di tutti.


La dichiarazione finale del vertice Fao apre infatti con la generica e banale frase “Ribadiamo che il cibo non può essere usato come strumento di pressione politica ed economica”. Si definisce “inaccettabile” che “862 milioni di persone nel mondo siano ancora oggi denutrite”.

Ma che grande novità…

Comunque i
l via libera alla dichiarazione finale è arrivato con la ferma opposizione di Argentina, Venezuela, Cuba, Ecuador, Nicaragua e Bolivia che hanno combattuto fino in fondo a causa delle “conclusioni un po' generiche del compromesso raggiunto”. Qualcuno perlomeno si era accorto dell’ennesima farsa in atto.

Le associazioni dei contadini dei paesi più poveri e le varie ong chiedevano invece “un diverso approccio politico al problema, un coinvolgimento dal basso e dall'alto". Inutilmente.

Hanno ottenuto i soliti stanziamenti economici che cercano di mettere a posto la coscienza degli Stati ricchi ma che non risolvono affatto il problema alla radice.

La Fao infatti ha annunciato l'erogazione di 17 milioni di dollari e il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon ha detto che sarà necessario un impegno finanziario continuativo che ammonterà a 15-20 miliardi di dollari all'anno.

 

Gli Stati Uniti daranno 1,5 miliardi di dollari e la stessa cifra è stata promessa dalla Banca islamica per lo sviluppo. Mentre dalle Nazioni Unite arriveranno 100 milioni, il Giappone contribuirà con 50 milioni di dollari, il Kuwait con 100 milioni, i Paesi Bassi con 75 milioni, la Nuova Zelanda con 7,5 milioni, la Spagna con 773 milioni, la Gran Bretagna con 590 milioni, il Venezuela con 300 milioni e la Banca Mondiale con 1,2 miliardi di dollari di cui 200 milioni in forma di sovvenzioni.

Quindi i soliti finanziamenti a pioggia che non hanno mai risolto nulla, utili solo a mettere la solita toppa destinata comunque a ricreare lo stesso buco di prima, forse ancora più grande.


Nella dichiarazione finale poi si parla anche dei biocarburanti, ma solo al dodicesimo punto con una “semplice raccomandazione” a studi più approfonditi sul loro impatto nella crisi alimentare. Nessun accenno quindi al fatto che le redditizie coltivazioni per il biofuel stanno scacciando le altre coltivazioni solo alimentari, provocando quindi l’aumento sia dei prezzi che della fame. Non si è arrivati neanche ad annunciare una limitazione dei sussidi per il biofuel, ma ci si è fermati solo all’inutile proposta di un approfondimento su vantaggi e svantaggi dei biocarburanti.

Addirittura per Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale (PAM), i biocarburanti diventano un'opportunità “anche se occorre valutarne prima l'ecocompatibilità”.

Un vero genio della banalità il direttore del PAM.
Comunque sia, né sui biocarburanti né sugli Ogm si è registrato alcun accordo, come era facilmente prevedibile. Infatti sugli Ogm la Fao rimanda alle decisioni dei singoli Stati, tirandosi fuori quindi, mentre sui biocarburanti dichiara appunto che “il loro impatto è ancora da valutare”.

In sintesi, nella dichiarazione conclusiva sono ripetuti gli stessi fallimentari impegni del passato, anche se Diouf è costretto a dire “Credo che oggi siano stati raggiunti risultati all'altezza delle nostre aspettative. Non è stato facile mettere d'accordo i rappresentanti di 183 paesi diversi. Sono stati riconfermati gli obiettivi del millennio. La dichiarazione riprenderà i punti essenziali e salienti dei precedenti accordi”.

E qui sta la tragedia, visto che già nel 1996 ci si era impegnati a dimezzare entro il 2015 il numero degli affamati. Mancano 7 anni al 2015 e la quantità numerica di chi non riesce a consumare almeno due pasti al giorno continua a crescere.

 

Adesso invece l'obiettivo principe della dichiarazione conclusiva del vertice è “raddoppiare la produzione alimentare mondiale entro il 2050. Ma non si dice come, ovviamente.

E Ban Ki Moon ha ragione quando dice “Con l'aumento dei prezzi alimentari ci sono già state e ci saranno altre rivolte del pane. Facciamo qualcosa prima che sia troppo tardi”.

Giusto, solo che è già troppo tardi.