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MM oppure Mediolanum & La Madunina

di Nicola Piro - 06/06/2008

 

 

 

Dobbiamo restare – non sappiamo per quanto tempo ancora – nella  Milano della Signora Letizia Moratti e del suo efebo, il professore Vittorio Sgarbi. Intanto ci preme far rilevare che non sapevamo di questa professur nell’ Italia cretina (c’ è un’ altra Italia, sobria e intelligente) dei laureati-dottori (altrove: Deug, Diplôme d’ études universitaires génerales in Francia; Diplom....nelle varie discipline in Germania, così come in Svizzera, Austria; nei Paesi Bassi e Scandinavi et similia, etc.), presidenti e professori(cchi). Ad enfatizzarla in maniera altrettanto cretina è stato un certo Gigetto  Monsalvo*, capostruttura Informazione di Rai Due e co-autore, insieme a Daniele Renzoni, di “Confronti”, nella puntata del 30. Novembre u.s. Abbiamo pensato ad un bel dipinto di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, che ritrae una pozzanghera e ad un’ altro capolavoro, la satira di Ercolina Milanesi (sei grande, Ercolina !), “UN ESSERE MEDIOCRE CHE SI CREDE UN DIO: VITTORIO SGARBI” , che il lettore può trovare sull’ interessante sito www.ercolinamilanesi.co.

   A noi, comunque, per il momento interessa la città-capoluogo lumbard dove qualcuno incomincia a fare (speriamo) qualche sonno inquieto per via di quella discrasia congenita a noi italiani nell’ affrontare (senza pensare mai a risolverle) le più elementari questioni esistenziali.

   Lo constatiamo nella pesante metabolizzazione della cronaca di bassa politica da avanspettacolo offerta nell’ urbe e che ci riporta indietro nel tempo a quel capolavoro cinematografico, quel SATYRICON, che valse il premio Oscar al maestro Federico Fellini. E così ci ritornano alla memoria personaggi come: Encolpius, Tryphaena,  Ashyltus, Lichas, Oenothea, Vernacchio (con i suoi scorreggi che passerebbero bene alla Roma odierna), Eumolpus, il virgulto Gitone, etc., tutti a gridare plaudite, plaudite, plaudite e, oggi, rivolti a alla folta schiera di rinnegati, voltafaccia ed egomani invocare un veni… veni….e loro accorrono tutti: sciacalli, bigotti, pensionati, frequentatori di salotti televisivi del pap-la-pap, etc., usw., usf.

   Milano, dicevamo, gemellata con Francoforte sul Meno - città moderna della Germania – della quale non riesce a percepire il minimo di quella funzionalità amministrativa necessaria (se non vitale) ad una città a vocazione metropolitana. La Milano di Letizia Moratti (ma anche di Silvio Berlusconi, del senatur e di una AN senza colore e sgonfiata) alla ricerca di quel latte di gallina che finalmente ritiene di aver trovato nella composizione di uno sgangherato Comitato Strategico e di una Giunta nelle quali competenza, professionalità, predisposizione alla ricerca di standars assoluti di qualità, etc., cedono il posto ad una futile esaltazione di titoli accademici, maturità classica e scientifica che diventano diplomi per, poi, prendere la veste di lauree con 110 e lode che non interessano nessuno, o chissà cos’ altro.

   Certo, se dovessimo fare un ragguaglio tra il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e il borgomastro di Francoforte, Petra Roth, sulla base della qualità e dell’ impegno che esse rispettavimante esprimono nell’ interesse delle loro città,  il bilancio della prima, ad essere generosi, sarebbe alquanto mediocre. In tal senso ci rincresce oltre misura il ricorso a toni aspri e polemici visti, tuttavia, come extrema omnia experiri

ovvero  ultima ratio regis (buon senso) per salvare (a Milano e in Italia, con esclusione del Sud-Tirolo) il salvabile.

   Il  primo quesito che poniamo in essere e per il quale indichiamo come interlocutori  la signora Letizia Moratti, sindaco di Milano, e il presidente dell’ Ordine prov. le degli Architetti, Signora Daniela Volpi, in quanto pars pro toto dei loro rispettivi colleghi, è il seguente: come s’ intendono gestire le politiche urbane di una città italiana (più conseguenziale  della ) nell’ assenza più totale di qualificati:  a. diritto urbanistico nazionale (legge urbanistica naz. le; ordinamento sulla destinazione e sull’ uso degli edifici; legge sulla proprietà degli immobili; ordinamento sul calcolo della superfici degli edifici di civile abitazione); b. diritto urbanistico regionale (oltre alle direttive correnti: norme per la difesa dal fuoco; regolamento edilizio reg. le; direttive per la costruzione degli edifici da definire come “grattacieli” (secondo il § 2, Capoverso 3 della direttiva vigente in Germania, grattacieli sono edifici nei quali almeno la quota di pavimento finito di un vano di soggiorno si trova ad una quota superiore a 22 m dalla superficie stabilita del suolo); direttive-guida per la costruzione di edifici destinati alle attività industriali; direttive-guida per la costruzione di edifici destinati all’ istruzione; direttive-guida per la costruzione di edifici destinati allo svago, al tempo libero, agli assembramenti in luoghi coperti, etc.; ordinamento sulle competenze per l’ esercizio delle professioni; ordinamento per la costruzione di edifici per il commercio e la vendita di beni di consumo e per la casa, etc.); c. diritto urbanistico comunale (statuto per la cura dell’ immagine urbana; norme per il parcheggio di bici e motocicli; norme di limitazione di parcheggio; norme per le aree di parcheggi (a raso o, meglio, a mezza quota “ribassata”, cioè ca. 1, 50 m sotto del piano di traffico urbano); norme per la costruzione di piccoli (superficie utile sino a 100 mq.), medi (da 100 sino a 1000 mq.) e grandi (oltre 1000 mq.) garagi; indici per posto-auto/abitanti/inquilini per edificio, etc.

   Il secondo quesito riguarda un aspetto eminentemente “sociale”, cioè l’ offerta di una città esente da barriere architettoniche a scapito di disabili fisici, ciechi, anziani, etc.

   Il terzo quesito concerne l’ articolazione di un Ufficio Tecnico Comunale (UTC) - diretto da 1 ingegnere dotato di diploma di 2° livello -  in “sezioni”, dirette da ingegneri/architetti dotati di diploma di 1° livello o da geometri,  come: consulenza alla committenza pubblica e privata; esame progetti e rilascio della concessione edilizia; controlli in corso d’ opera e finale dell’ attività edilizia e rilascio del certificato di abitabilità; statistica, etc.

   Il quarto quesito riflette la strutturazione di un Ufficio per la Pianificazione Urbana (UPU) - diretto da un architetto e da un pianificatore, rispettivamente dotati di diploma di 2° livello -  in “sezioni” – a loro volta dirette rispettivamente da architetti pianificatori e paesaggisti dotati di diploma di 2° livello - come: rinnovamento urbano ed edilizia residenziale; redazione di Piani Particolareggiati (il PP è l’ unico strumento urbanistico capace, se ben strutturato, di attivare la micro/macroeconomia di un settore iper-liberalizzato quale, in un paese moderno, dovrebbe essere quello delle costruzioni creando, così, nuovi profili professionali ed immense opportunità di lavoro per architetti, ingegneri, geometri, periti, giuristi, agenzie immobiliari, ed offerte differenziate alla committenza privata, etc.), normativa tecnica e giuridica; progettazione e cura degli spazi pubblici;esame dell’ incidenza/sostenibilità/compatibilità/impatto ambientale degli interventi sottoposti ad approvazione da parte dell’ UTC.

   Il quinto quesito contempla la strutturazione di un Ufficio per il Traffico, Strade e Fognature  (UTSF) - diretto da 1 ingegnere dotato di diploma di 2° livello con specializzazione nella disciplina “trasporti e linee di traffico urbani” – e articolato nelle “sezioni”, rispettivamente dirette da ingegneri dotati di diploma di 1° livello: 1. Strade e manutenzione urbana; 2. Rete di raccolta e scarico acque nere e rete di raccolta e scarico acque bianche.

   Il sesto quesito attiene la cura degli edifici e i siti storici o ensembles di particolare valenza storico-urbanistica, aspetti relativi all’ archeologia classica e, per città come Milano, all’ archeologia industriale, da affidare alla direzione di architetti-restauratori.

   La perversa abitudine di affidare la responsabilità della gestione dei LL.PP. o delle Politiche Urbane  nelle grandi città a creature ignote di una politica decadente, arruffona, invadente e meschina, deve essere definitivamente abbandonata per dare spazio a nuove figure istituzionali come il Decernente (lat.decernere: decidere, stabilire), responsabile unico del Decernato (LL.PP./Politiche Urbane), scelto previo concorso per titoli da inquadrare nei ruoli direttivi della Pubblica Amminirtrazione. Un discorso equivalente dovrebbe essere fatto per la carica di vice-sindaco da affidare a vice-prefetti in servizio in guisa che allo strafare della politica venga messo il freno della presenza attiva di uno Stato del quale gli italiani hanno il capo (ed un apparato sostenuto da un vergognoso e non più ammissibile bilancio), purtroppo, non l’ istituzione  (v. Rinascita 29-30. Settembre 2007).

   Una figura ricorrente da qualche tempo a questa parte in Germania è quella del  Manager urbano  cui delegare la cura e l’ ordine spaziale dei centri urbani e/o storici e la qualità degli spazi pubblici. Si tratta, come nel caso della città di Colonia, di un architetto, la Signora Carolina Wagner, assunta con contratto a termine di 2 anni, rinnovabile. Inoltre dovrebbe far parte della normalità delle cose la prassi secondo la quale città come Torino, Milano Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, disponessero di un collegio di consulenza composto da 1 architetto-urbanista, 1 ingegnere, 1 storico d’ arte, 1 archeologo, tutti di riconosciuta esperienza (lasci, la Signora Moratti, fuori causa la fama) professionale acquisita (anche e soprattutto) sul piano internazionale.

   L’ irresponsabile corsa verso la città verticale messa in atto (o voluta) a Milano da menti malate avulse dalle radici storiche e sociali della città italiana, lontane dalla preminenza cogente dell’ uomo di disporre del contatto immediato e diretto con la sua terra posta dietro l’ uscio della casa e con una strada da recuperare come luogo di socializzazione e non da degradare a budello di traffico, dovrebbero costituire ragioni sufficienti per relegare una tipologia abitativa e di lavoro sì nefasta (il grattacielo) alla nostra tradizione di cultura urbana negli scaffali della biblioteca di Alessandria d’ Egitto.

   Cosa sappiamo dell’ esperimento (o del fuori-scala) medievale di S. Gimignano, unico esempio nella storia della città compatta e storica italiana ed europea ? Per quali ragioni tale esperimento non venne ripreso nella successiva stagione rinascimentale in una città come Firenze, aperta all’innovazione, dove i baumeister introdussero un segno, il palazzo, per dimensioni (e proporzioni) più piegabile ad un tessuto edilizio costruito sulla serialità formale della casa urbana a schiera ?

   Riflessioni…. riflessioni…. e riflessioni che, oggi più che mai,  dovrebbero conficcare nelle nostri menti la consapevolezza di un’ Italia culla della cultura urbana, tabernacolo dell’ arte, sintesi di un pensiero classico, umanistico, rinascimentale, barocco e neoclassico che, dalla polis della Magna Grecia in poi, conduce (per, purtroppo, fermarsi) alle città del Fascismo, all’ impianto di Asmara, la Piccola Roma, esaltata dalla cultura internazionale e dimenticata dal culturame indigeno.

   Milano e Roma: due destini perversi consegnati nelle mani di creature spiritualmente malformate, prodotti della politica malata italiana: Moratti e Veltroni. Espressione di una borghesia salottiera, la prima, rinnegato e politicamente svuotato, il secondo. Due meteoriti vaganti negli spazi siderali della nostra storia e della nostra cultura cadute in un tonfo impietoso sulla terra sacra di un Paese mortificato da sessant’ anni di stupri urbani e di assalti alla diligenza dello stato di diritto. Che restassero in quei crateri, dunque. E, con loro, quei Caronte , baggiani populisti, che ancora non vogliono rassegnarsi alla durezza di un giudizio morale inesorabile, talvolta inespresso per ignoranza o atavica rassegnazione alla miseria spirituale.

   E se con la IBA di Amburgo una Germania attenta e vigile – pur in certe sue contraddizioni – riuscirà a disegnare i lineamenti (internazionalizzazione della società urbana, ricomposizione degli spazi urbani della metropoli del futuro nel solco della tradizione della città europea, il ruolo della città stessa a seguito degli imponderabili cambiamenti climatici in corso) dello sviluppo metropolitano nel segno della sostenibilità ambientale, perché mai l’ italia non debba ritrovare la sua anima vera, quella di una Perugia-territorio, punto di afflato delle culture greco-romana ed islamica nel disegno di Federico II ?

   Una Scuola di Architettura tutta italiana nella sua identità con i suoi baricentri (lo studio della polis, incomprensibilmente sino ad oggi rimasta inesplorata, nel Sud; lo studio dell’ urbs e della civitas tra Roma e Bologna; lo studio della città moderna a Milano……per lasciare avvolto nel mistero l’ incanto della città lagunare), chiari e definiti, tuttavia in progress verso l’ orizzonte di una grande Europa.

    Una mèta raggiungibile solché, in un amplesso  totalizzante tra i Paesi confratelli, si sappia tessere quella trama relazionale con la Germania di un volens o willen determinante che, ancora una volta, riconduce alla memoria l’ allegoria, Italia e Germania, del pittore nazareno Johan Friedrich Overback.

 

È possibile ?

 

 

*

Frattanto il signor Monsalvo si è dimesso da capostruttura-informazione di RAI2.