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Shaul Mofaz, vicepremier israeliano: «L’Iran fermi il nucleare o Israele l’attaccherà»

di Umberto De Giovannangeli - 07/06/2008


Capo di stato maggiore e ministro della Difesa tra il 2002 e il 2006, oggi vice premier, Shaul Mofaz contende la leadership di Kadima al primo ministro Ehud Olmert. Una sfida che investe la priorità assoluta per Israele: come garantire la sua sicurezza. Mofaz guarda soprattutto all’Iran - Paese che conosce bene, essendo nato a Teheran - e alla «minaccia mortale» per lo Stato ebraico rappresentata da un «regime teocratico che intende dotarsi dell’arma nucleare per realizzare il suo obiettivo dichiarato: distruggere Israele», afferma il vice premier israeliano. Per Mofaz la risposta di Israele deve essere «decisa, risolutiva». L’opzione militare è in campo, sottolinea l’ex capo di stato maggiore, ed essa va attivata con il sostegno degli Usa. A Roma, nei giorni del summit mondiale della Fao, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha rilanciato la sua sfida a Israele: il regime sionista, ha detto, finirà presto. «Scomparirà prima lui di Israele. Questa non è una speranza. È una certezza».
Ma Israele potrebbe praticare questa opzione senza o addirittura contro la volontà degli Stati Uniti?
«Sulla portata della minaccia iraniana c’è assoluta convergenza di vedute tra noi e gli Stati Uniti. Non mi riferisco solo all’attuale presidente, ma anche ai due candidati che si contenderanno la Casa Bianca. Il recente discorso del senatore Obama è stato in questo senso molto importante e impegnativo, come lo sono stati i pronunciamenti del senatore McCain: l’America è consapevole del pericolo iraniano. E sarà a nostro fianco nel momento della verità».
Da un fronte all’altro. Come valuta i colloqui avviati, con la mediazione del governo turco, tra Israele e la Siria?
«La via del negoziato è sempre auspicabile se le due parti sono realmente intenzionate a praticarla. Dubito però che sia così per la Siria, che ancora oggi, al di là delle dichiarazioni di facciata, continua ad essere parte attiva del fronte degli estremisti».
Damasco ha ribadito che un negoziato diretto con Israele deve contemplare la restituzione delle Alture del Golan.
«Si tratta di una richiesta inaccettabile, almeno per quanto mi riguarda. La Siria è legata strettamente all’Iran. E come è già avvenuto nel Libano meridionale e nella Striscia di Gaza, gli iraniani si installerebbero anche sul Golan, un altopiano dall’enorme valore strategico».
Ha collaborato Cesare Pavoncello