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Quei nonsenso antifascisti

di Piero Ostellino - 07/06/2008

La solidarietà, in nome dell'antifascismo, espressa dal corpo accademico dell'Università Sapienza di Roma al preside della Facoltà di Lettere, Guido Pescosolido, sequestrato dai collettivi studenteschi di sinistra, mi pareva francamente un nonsenso.

Ma come, un docente subisce una violenza da sinistra e i suoi colleghi gli manifestano solidarietà antifascista ? Mah. Poi, ho letto la lettera del professor Pescosolido pubblicata dal
Corriere e credo di aver capito. È la lettera di un uomo impaurito, che cerca di giustificare, in burocratese, l'autorizzazione data all'organizzazione del dibattito sulle Foibe — che ha provocato la vergognosa cagnara studentesca e la singolare presa di posizione del corpo accademico — con la prevista partecipazione di una relatrice «negazionista». Anche la lettera a me pare un nonsenso. Ma come, lo storico di professione, professor Pescosolido, pensa davvero che possa avere un qualche valore storiografico un dibattito su un «fatto» storico acclarato, e sul quale già si sono pronunciate a suo tempo tutte le forze politiche, fra chi lo utilizza per ragioni polemiche di parte e chi addirittura lo nega per le stesse ma opposte e speculari ragioni? Mah. Però, così come si dice che due indizi possono fare (qualche volta) una prova, due nonsensi possono fornire (forse) una risposta razionale a questo apparente pasticciaccio logico.
Che piaccia o no — soprattutto per colpa di certi antifascisti in servizio permanente effettivo — l'antifascismo ha assunto due connotazioni che nulla hanno a che vedere con le sue origini. Da un lato, l'antifascismo è la foglia di fico della quale una certa sinistra si fa miserevolmente scudo per giustificare la propria intolleranza nei confronti di chiunque non la pensi come lei. Insomma, l'antifascismo militante è la negazione stessa dell'antifascismo storico, che è stato, innanzi tutto, opposizione morale all'intolleranza politica totalitaria. Dall'altro lato, l'antifascismo è l'argomento che quella stessa sinistra usa per legittimare o delegittimare moralmente e politicamente chiunque le attraversi la strada. Insomma, l'antifascismo militante non è un ideale, ma un manganello da esibire come «avvertimento ».
Se, come credo, così stanno le cose, la solidarietà «antifascista» del corpo docente della Sapienza a Pescosolido, vittima di una violenza di sinistra, e la sua stessa lettera al Corriere, non sono due insensatezze logiche, ma due comportamenti razionali. Traduco liberamente il senso della solidarietà del corpo docente: «Caro Pescosolido, il crinale sul quale si è manifestata, ma può anche decadere, la nostra solidarietà, è l'antifascismo. Che noi identifichiamo con la rinuncia, da parte tua, a organizzare altri dibattiti sulle Foibe. Altrimenti non ti assicuriamo di solidarizzare ancora con te in caso di una nuova aggressione». Con la sua lettera, Pescosolido ha promesso che non lo farà più.