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Resoconto dell'incontro delle rete bioregionale italiana*

di redazionale - 09/06/2008

Fonte: rete bioregionale italiana

 

 


Quest’anno l’incontro si è svolto nei pressi della foce del fiume Sangro, a Torino di Sangro, nella regione Abruzzo, a due passi dal Mare Adriatico e non lontano dal massiccio della Maiella. Abbiamo issato le tende e srotolato i sacchi a pelo nel piccolo podere in campagna di Alice a Omar Trabucchi, che ci hanno gentilmente ospitati e che ringraziamo ancora una volta per la loro più completa disponibilità. L’organizzazione è stata curata da Francesco D’Ingiullo, coadiuvato da Barbara Bedogni e da suo marito Alessandro. Un ringraziamento particolare va anche a tutti quanti si sono alternati in cucina, cucinando cibo e pietanze squisite.

 

È stato un incontro ricco di iniziative, molti i partecipanti e tanti i bambini (Jacqueline simpaticamente ricordava che al tempo dei primi incontri della Rete l’unico bambino che c’era era suo figlio Julien). Il venerdì è stato come sempre giorno di arrivi e di sistemazione dei partecipanti, e di messa a punto del programma, che prevedeva, per il sabato mattina presto, una lezione pratica nell’orto sinergico di Alice. E, incredibile ma vero, alle 6,30 erano più o meno tutti nell’orto a rincalzare le patate, a far pulizia nelle aiuole seminate e a prepararne di nuove per la semina. Il primo cerchio si è aperto dopo colazione. Gestito da Francesco D’Ingiullo e dedicato ai semi antichi e alle tecniche di raccolta, conservazione e riproduzione. Una pratica che ultimamente si sta diffondendo sempre più, per contrastare i monopoli e i semi geneticamente modificati, ma anche per recuperare la ricchezza della biodiversità, per rimettere in piedi economie tralasciate e rivalutare la cultura della sussistenza.

 

Un altro cerchio ha fatto seguito, nel folto del bosco di querce e frassini circostante, dedicato al tema della Scuola in Famiglia. Un argomento molto sentito e partecipato in particolare dalle giovani coppie presenti. Gestito da Clara Scropetta, che ha messo in chiaro come la Costituzione Italiana preveda sì l’obbligo all’istruzione ma non all’obbligo a frequentare della scuola pubblica. Certamente, assumersi l’incarico di istruire i propri figli direttamente a casa o in piccoli gruppi di famiglie aggregate, è una scelta impegnativa e coraggiosa, ma non impossibile (come ha ampiamente documentato Etain Addey). D’altra parte, di fronte ad una scuola sempre più impersonale e nozionistica, assumersi la responsabilità (senza però trascurare l’inclinazione naturale del bimbo o della bimba) di insegnare ai propri figli il funzionamento della Vita partendo dalla realtà delle cose, è forse l’atto più responsabile per una loro crescita sana ed equilibrata. Poi, c’è tutto il tempo per le specializzazioni, se uno vuole diventare ingegnere, insegnate, operaio, zoologo o contadino.

 

Dopo pranzo, nel pomeriggio, il cerchio si è ricostituito per l’incontro della Rete vero e proprio. Come di consueto molti i nuovi partecipanti, ai quali è stato brevemente spiegato cos’è la Rete e la visione bioregionale che la sostiene.

Ripeto, perché è sempre bene ricordare.

 

La Rete Bioregionale è una organizzazione volutamente informale, nel senso che non ha vertici o struttura centralizzata, se non un referente per coordinare i contatti e una serie di referenti locali a cui far riferimento per iniziative e aggregazioni, appunto, locali. Non ci sono quote da pagare (basta esprimere la volontà di farne parte), quindi non ci sono conti o resoconti da fare o segretari da stipendiare. La Rete Bioregionale, quindi, non è altro che un insieme di persone che si incontrano per raccontare e condividere nel Cerchio il loro impegno per la Terra e la loro pratica (poco o tanta che sia) bioregionale. Un incontro della Rete è anche un momento di festa e di definizione di progetti comuni, come sono stati i libri pubblicati e l’attuale redazione itinerante del periodico Quaderni di Vita Bioregionale.

 

Il concetto di bioregione, invece (se posso azzardare una sintesi molto stringata, personale e quindi incompleta), sottende un altro modo di vedere l’umanità, non più signora e padrona del creato ma componente e partecipante in un’ampia rete di relazioni, sia sociale che ecologica. Una bioregione non è niente di astratto o fuori dal mondo, una bioregione è, al netto delle tante strutture e sovrastrutture create nel tempo dall’essere umano, il luogo nel quale tutti noi viviamo e da cui traiamo il nostro sostentamento (in fondo non ci risulta che possiamo fare senza—neanche per un attimo!— del chicco di grano, del moto delle acque, del lento crescere delle piante e della sinuosa presenza della vita selvaggia). Una bioregione quindi e la nostra rete di relazioni più immediata, è il luogo dove possiamo veramente capire --  perché ci viviamo e ci lavoriamo –  come tutte le cose siano connesse le une alle altre: se tagliamo troppo il bosco la montagna frana sulla tana del tasso ma anche sulle nostre case; se spruzziamo veleno nei campi (o come si dice interferiamo con le nostre moderne tecnologie sui campi elettromagnetici) le api scompaiono, il pesco non fruttifica e noi perdiamo una importante fonte di sostentamento; se terribilmente impoveriamo la bellezza del paesaggio e la varietà di tutte le cose selvatiche allora riduciamo anche il nostro equilibrio psicofisico e perciò la possibilità di sviluppare una cultura e una società veramente rispettosa e solidale. Una bioregione non nasce dal volere del legislatore ma segue i contorni dei bacini idrografici, all’interno dei quali è la vita (bio) nel suo insieme – umana e non-umana – che fornisce i modelli per una corretta presenza e uso del territorio (regione). Una bioregione non annulla la storia e la cultura dei popoli, semmai li arricchisce riportandoli nel contesto di una pratica rispettosa e consapevole del valore e dei limiti dei cicli ecologici di cui essi sono una parte. Vivere la consapevolezza bioregionale significa prendersi finalmente le proprie responsabilità. Ogni luogo su questa terra è “Amazzonia” o “Darfur”, e la difesa dell’Amazzonia o la pace nel Darfur inizia proprio dietro la soglia di casa, dagli stili di vita che adottiamo e dal tipo di relazione che sviluppiamo con l’altro da noi, sia esso umano che non-umano.  “Ogni lembo di questa Terra è il centro del mondo”, diceva l’uomo di medicina sioux, Alce Nero, e quindi ogni luogo è un microcosmo che riflette il più ampio macrocosmo, che merita di essere vissuto e rispettato.

E così, mentre ri-abitiamo la bioregione ri-abitiamo noi stessi (perché questo è prima di tutto un viaggio in noi stessi, un viaggio nello spirito!) e chissà che non nasca quella nuova umanità che sappia finalmente guarire se stessa dall’arroganza e dalla cupidigia di cui sembra esser caduta preda oggi.

 

(Ma, andiamo avanti) La giornata poi è terminata con la proiezione di alcuni filmati video portati da Clara Scropetta, sul parto in casa, e un altro realizzato da Silvana Mariniello e dall’associazione “Donne in Nero” di Roma, che documentava la lotta delle donne curde per fermare l’ipotesi di una diga sul fiume Tigri in Kurdistan. Dopo cena, una serie di danze etniche, guidate da Etain Addey e, a grande richiesta, le canzoni ecologiste di Stefano Panzarasa.

 

Il mattino seguente (domenica 1 giugno) dopo colazione, una parte dei partecipanti ha riformato il cerchio sulla Scuola in Famiglia, mentre l’altra ha preferito farsi una camminata verso il vicino mare. A metà mattinata si è svolto l’atteso stage pratico sulla preparazione delle palline d’argilla farcite di semi. Tutta la faccenda è stata gestita dai ragazzi dell’associazione “Venti di Terra” di Prato, che hanno portato vari tipi di semi e l’argilla necessaria. Questa tecnica di semina con le palline d’argilla è una invenzione di Masanubu Fukuoka (l’ispiratore dell’Agricoltura Naturale o agricoltura del-non-fare, in quanto non prevede alcun dissodamento o lavorazione del terreno) per seminare senza interrare i semi ma anche per ambiziosi progetti di rinverdimento delle zone aride del pianeta. In pratica, l’argilla serve per proteggere i semi dai roditori, uccelli o insetti vari fino al momento della loro germinazione.

 

Detto questo, rimane da dire che Carlo Salmoiraghi ci ha aggiornati sull’andamento della redazione del nuovo numero di “Quaderni di Vita Biorgionale”, in uscita per l’imminente solstizio e dedicato al tema “Bioregionalismo in Città”. Carlo ha anche annunciato che la prossima redazione dei “Quaderni…” (solstizio invernale) verrà gestita da Gino Sansone della Bioregione Partenopea, e tratterà il tema della “Spiritualità”. È stata poi approvata la proposta di allargare il numero dei riferenti locali della Rete. In allegato il nuovo elenco.

Infine, Stefano Panzarasa invita a visitare il blog della Rete www.retebioregionale.ilcannocchiale.it , dove è stato appena postato un bel resoconto fotografico di tutto l’incontro.

 

buona vita a tutti

 

Giuseppe Moretti

(x la Rete Bioregionale)

 

REFERENTI LOCALI DELLA RETE BIOREGIONALE

 

* BIOREGIONE ALTO GARDA

Oscar Simonetti, Loc. Campo, 7 – 37010 Brenzone (VR) – tel:  045/6590036

* BACINO IDROGRAFICO DEL SARCA-GARDA-MINCIO

Vincenzo Benciolini, Palù dalla Pesenata, 37010 Colà di Lazise (VR) - tel: 045/7590990

email: vincenzo.benciolini@tiscali.it    

* BIOREGIONE BACINO FLUVIALE DEL PO

Giuseppe Moretti, Str. Digagnola, 24

46027 Portiolo (MN) - tel: 0376/611265 –

email: morettig@iol.it

* BIOREGIONE ALTO OLONA

Carlo Salmoiraghi, Via Leopardi, 18 int.38 –

21047 Saronno (VA) - tel: 347/4313611

email: casalmo@tin.it

* LIGURIA E BASSO PIEMONTE

Renato Pontiroli e Manù, Borgo Cerri, 17030 Erli (SV) – tel: 340/4933825 –

email: boscoselvatico@gmail.com

* LIGURIA

Chiara e Massimo Angelini, Via E. De Amicis, 3/18 – 17100 Savona – tel: 347/9534511

email: scrivi@quarantina.it

* BIOREGIONA VALLE DEL SAVIO

Elena Avanzini/Maurizio Castellucci, Via Staffette Partigiane, 220 – 47020 Gattolino di Cesena (FC) – tel: 0547/324614 –

email: vidrem@libero.it

* TOSCANA

Massimo Toccafondi, Loc. il Termine, 59025 Cantagallo (PO) – email: vanessaniso@libero.it 

* ALTA TOSCANA E SARDEGNA

Mario Cecchi, “Avalon”, Via delle Valli, 184 – 51015 Montevettolini (PT)

* BIOREGIONE VALLE DEL TEVERE

Jacqueline Fassero, Loc. Piedimonte – 00018 Palombara Sabina (RM) – tel: 0774/634303

email: jackiejulien@alice.it

Silvana Mariniello, L.go A. Missiroli, 13 – 00151 Roma – tel: 06/5371184 –

email: salva.selve@quipo.it

Stefano Panzarasa, Via dei Portici, 39 – 00010 Moricone (RM) – tel: 0774/605084

email: bassavalledeltevere@inwind.it   

Alessandro Curti, C.P. 15 – 06070 Colle Umberto (PG) – tel: 333/1607740 –

email: pruneto.g@libero.it

Anna Maria Di Santo, P.zza Martin L. King, 10 – 06088 Santa Maria degli Angeli (PG) –

email: euannella@hotmail.com

* BIOREGIONE ALTO CHIASCIO

Etain Addey, “Pratale” Vallingegno – 06024 Scritto (PG)

* BIOREGIONE TUSCIA

Paolo D’Arpini, Via del Fontanile, 12 – 01030 Calcata (VT) – tel: 0761/587200

email: circolo.vegetariano@libero.it

* BIOREGIONE PARTENOPEA

Gino Sansone, “Lab. La Stella”, Rampe Petraio, 17 – Vomero – 80127 Napoli – tel: 340/7830920

* BIOREGIONE DEI FIUMI TRIGNA E TRESTE

Francesco D’Ingiullo, Casetta dei Buoi, 66050 Palmoli (CH) – tel: 329/8064297

* SUD PENISOLA E SICILIA

Elena Di Cristo, Via S. Antonio, 15 – 86071 Pizzone (IS) – tel: 0865/951504 – 333/1198625

*Torino di Sangro (Bacino Idrografico del fiume Sangro), Maggio 30/31 – 1 Giugno 2008