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Quel gran... libertario di Andy Capp

di Simone Migliorato - 09/06/2008

 

Simone Migliorato

Per vincere la dura realtà della vita, l’immaginario singolare o collettivo, è sicuramente una delle forme più adottate dagli esseri umani. Per smetterla subito con la filosofia spicciola e pallosa, ci basti dire che ognuno ha i suoi miti, i suoi archetipi, tanto per intenderci. E se questa è un’attitudine umana che si perde nella storia dei tempi (basti pensare per l’appunto alla mitologia), oggi anche noi non siamo certo da meno. Ad esempio nella sponda destra della politica italiana, l’immaginario si è sempre dato da fare: citiamo il Signore degli Anelli, l’intramontabile Tintin e oggi il manga Capitan Harlock.

Però pensiamoci bene: se scorgiamo all’interno dei nostri miti, tutti hanno dei difetti, però alla fine sono tutti migliori di noi. Hanno coraggio, senso dell’onore e della fratellanza, poteri incredibili e una grande resistenza alla mazzate dell’esistenza. Ad esempio Tintin gira il mondo e non capiamo dove prenda tutti quei soldi, Capitan Harlock è un pirata nello spazio con uno spirito romantico invincibile (ha pure la cicatrice sul viso!) e i spartani di Leonida sono talmente belli e muscolosi che combattono in mutande senza problemi. Mi viene in mente però un mito, sempre preso dal disegno, che invece è peggio di noi: si chiama Andy Capp!

Come scordarsi di lui? In Italia è conosciuto nelle strisce su “La settimana enigmistica” (con il nome di Carlo, nella striscia chiamata “Le vicende di Carlo e Alice”), ma il suo esordio lo fece nel 1957 in Inghilterra, sul Daily Mirror, grazie alla mano del disegnatore Reg Smythe. Andy è veramente un libertario. Quasi un hippy all’incontrario, in versione anglosassone da pub. Infatti non lavora e non ci pensa nemmeno a cercarsi lavoro, nonostante i creditori lo cercano tutti i giorni. E’ sposato con una moglie bruttissima, e non si cura che è lei che lavora e paga i debiti, anzi non sazio di questo ci prova sempre con le cameriere, ed è molto spesso la moglie a riprenderlo dal pub la sera perché lui non riesce a tornare a casa. Non va in palestra e non si veste bene, e il calcio e la rissa nel campo di calcio sono gli unici sport che pratica, oltre al biliardo, le freccette e le partite da vedere in televisione. Inoltre ha due nemici, che poi sono i nemici primordiali del genere umano: la suocera e l’arbitro di calcio. La prima è colei che insieme alla moglie gli ricorda sempre i doveri di un “vero uomo”, e tra i due c’è un odio incredibile, e stranamente il viso di lei non appare mai (come se volesse rappresentare qualcosa di indefinito, appunto il mondo delle regole o le istituzioni) e il secondo nemico giurato è appunto l’arbitro, da Andy spesso malmenato in campo, che tra l’altro è anche colui a cui vanno i soldi della pigione di casa (ma tanto a pagare ci pensa la moglie Flo).

Diciamocela tutta: non ci piacerebbe essere tutti come Andy Capp? Stare sdraiati sul divano senza far niente, passare ore in un pub a tracannare birra e fregarcene delle regole del mondo del lavoro. Che pacchia! Vi sembra un’esagerazione? E’ chiaro che lo è, poiché tutti i miti sono sempre esagerati. Ma almeno Andy è un mito moderno, con tutti i vizi e i difetti che hanno gli uomini, solo che lui, troppo preso dal desiderio di voler essere libero non si cura di limitare i suoi comportamenti anti-sociali. E con un po’ di azzardo Andy è anche anticipatore di altri eroi animati dei nostri giorni: basti pensare a Homer Simpson, a Peter Griffin e anche al celeberrimo Shrek che non si vergogna ad essere un orco, anzi emette peti e rutti a tutto spiano.

Oggi Andy lo troviamo molto spesso sui stendardi dello stadio, poiché è stato preso a modello dai tifosi per il suo amore per il calcio (e per il pub), ma io Andy me lo ricordo in un altro modo: avevo uno zio che stava sempre al bagno con “La settimana enigmistica”, e rimaneva chiuso al bagno ore ed ore. In effetti che posto migliore del cesso, o del pub, o del campo di calcio per dimenticarsi dei ritmi snervanti di questa società? Viva Andy e viva la libertà!