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Le brigate rosse: la guerriglia comunista in Italia

di Manuel Zanarini - 10/06/2008

 

 

 

“Portare l’attacco al cuore dello Stato” (Comunicato delle Brigate Rosse)

 

 

Le Brigate Rosse (BR), nascono dopo il biennio 1968-1969 caratterizzato da scioperi operai e studenteschi. In quel periodo, particolarmente tesa è la situazione a Milano, dove oltre ai “tradizionali” gruppi di sinistra, nascono vari Comitati Unitari e Collettivi Autonomi. Questi, una volta riunitisi in coordinamento, daranno vita, nell’autunno 1969, al “Collettivo Politico Metropolitano” (CPM), guidato da Mario Curcio e da sua moglie Margherita Cagol. Sue roccaforti saranno due stabilimenti milanesi: quello della Sit-Siemens e quello della Pirelli.

Diversi gruppi si uniranno al suo interno, alcuni provenienti dall’Università di Trento (Curcio, Cagol, Seteria), altri da Reggio Emilia (Franceschini, Gallinari, Ognibene, Paroli, Pelli, il cosiddetto gruppo dei “ragazzi dell’appartamento” fuoriusciti dalla FGCI emiliana), operai sindacalizzati (Bassi, Bertolazzi) altri immigrati dalla provincia milanese (Moretti).

Ideologicamente, saranno ispirati dal marxismo-leninismo riletto dal maoismo, concependo quindi il partito come un’avanguardia di massa che deve indicare il cammino per il raggiungimento del potere e la costruzione della Dittatura del Proletariato, da imporre attraverso la rivoluzione armata.

Punto di partenza dell’esperienza terroristica, come per molte sigle di sinistra, sarà la strage di Piazza Fontana, del 12 Dicembre 1969, interpretata come tentativo violento dello Stato di fermare le rivendicazioni operaie e studentesche. Come risposta alla Pirelli si forma il primo nucleo delle BR, composto proprio da membri del CPM.

Nella primavera del 1970, nel quartiere Lorenteggio di Milano e nello stabilimento della Sit-Siemens, vengono ritrovati i primi volantini con la sigla ed il simbolo (la stella a 5 punte) delle BR, ma vengono sottovalutati dalla polizia, che prende sotto gamba anche il primo “avvertimento” della loro nascita. Il 17 Settembre 1970 due bidoni di benzina esplodono contro il box di Giuseppe Leoni, direttore centrale del personale della Sit-Siemens.

Così a Chiavari, in Liguria, si tiene il primo convegno delle BR, in cui si pensa a gesti eclatanti ma non sanguinari: sequestri lampo, attacchi incendiari, gogne pubbliche, ecc.

Fino al 1972, si assiste alla “diffusione” delle BR in grandi stabilimenti e quartieri periferici (Lorenteggio e Quarto Oggiaro) di Milano.

Le prime due azioni rilevanti si attengono ai propositi iniziali: il 25 Gennaio 1971, vengono incendiati tre autotreni in uno stabilimento Pirelli; il 3 Marzo 1972, viene sequestrato l'Ing. Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens,  fotografato con un cartello al collo, sottoposto ad un interrogatorio di alcune ore sui processi di ristrutturazione in corso nella fabbrica, e successivamente rilasciato.

Il 2 maggio 1972, a Milano, scatta la prima rilevante operazione di polizia contro le BR. La maggior parte dei militanti ricercati, tuttavia, riesce a sottrarsi all'arresto, ma da questo momento diverranno un’organizzazione clandestina a tutti gli effetti. Anche l’organizzazione del movimento muterà. Verranno formate due “colonne”, una a Milano e l’altra a Torino, che gestiranno la guerriglia nei due grandi centri industriali. Inoltre si formerà una divisione tra “forze regolari” (militanti di maggior esperienza politica totalmente clandestini) e “forze irregolari” (militanti di tutte le istanze che fanno parte a tutti gli effetti dell'organizzazione senza essere totalmente clandestini.

Così come era successo a Milano, anche a Torino le BR avranno successo nei grandi stabilimenti industriali cittadini: Pininfarina, Bertone, Singer, ecc. La loro “efficienza” si noterà durante la battaglia per il contratto aziendale in FIAT, quando verrà sequestrato il capo del personale, Ettore Amerio (Dicembre 1973).

Ma questo gesto, segnerà il punto di svolta nella lotta delle BR, da ora in poi le attenzioni si sposteranno “al cuore dello Stato”.

Il 18 aprile 1974, a Genova, viene sequestrato il magistrato Mario Sossi, che stava indagando su alcune cellule brigatiste, nonostante le richieste vengano disattese, verrà rilasciato incolume.

 Questa sarà la prima azione contro istituzioni dello Stato, nel tentativo di abbatterlo, quindi non più colpendo i “padroni”.

In deroga da questa linea, il 17 Giugno 1974, viene assaltata la sede del MSI a Padova e vengono uccisi due militanti di destra: Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. La direzione nazionale delle BR, si assume la responsabilità dell’azione, decisa ed eseguita dalla “colonna” veneta, ma ribadirà al contempo che il vero obiettivo e abbattere lo Stato, non colpire i “fascisti”.

In quell’anno, lo Stato, tramite il lavoro del Gen Dalla Chiesa, sferrerà un duro colpo ai brigatisti. Grazie all’infiltrato “Frate Mitra”, Silvano Giorotto, arresterà due dei loro leaders: Renato Curcio ed Alberto Franceschini. Il primo però resterà poco in carcere; infatti 18 Febbraio 1975 viene fatto evadere dal carcere di Monferrato da un assalto di brigatisti.

Il 1975 sarà un anno “movimentato”: si formerà la colonna romana; verrà effettuato il primo sequestro di persona per autofinanziamento, l'industriale Vallarino Gancia, nel corso del quale morirà una delle fondatrici delle BR, Margherita Cagol; si  stringerà un accordo operativo con i NAP, Nuclei Armati Proletari.

Per commemorare la morte della Cagol, l’8 Giugno 1976, le BR uccideranno il procuratore generale Francesco Coco e i due militari della sua scorta (Antioco Dejana e Giovanni Saponara). Nei giorni del sequestro Sossi, Coco si era rifiutato di firmare la liberazione dei detenuti che le BR chiedevano in cambio della liberazione dell’ostaggio.

Il 15 dicembre 1976, intercettato da forze di polizia durante una visita alla famiglia, Walter Alasia, militante clandestino della colonna di Milano, ingaggia un conflitto a fuoco con la polizia. Muoiono, oltre ad Alasia, due sottufficiali, Sergio Bazzega e Vittorio Padovani. La colonna di Milano delle BR prenderà il suo nome: Walter Alasia "Luca".

Nel 1976 viene nuovamente arrestato Renato Curcio. Ciò muterà radicalmente l’organizzazione delle BR. Ora lo scopo è alzare notevolmente il tiro, per colpire in alto gli organi dello Stato. Inoltre assumerà il comando dei brigatisti Mario Moretti.

Nel 1977 si deve registrare il sequestro del famose armatore Costa e la campagna contro i giornalisti, in quanto autore di una campagna “controrivoluzionaria”. Due i casi più clamorosi: il 2 Giugno viene gambizzato Indro Montanelli e il 16 Novembre viene ucciso Carlo Casalegno.

Inoltre, il 1977, segnerà l’apertura delle carceri di massima sicurezza, volte ad aumentare il numero dei pentiti. La risposta delle BR non tarderà, e porterà all’uccisione di un magistrato e di due poliziotti.

 

Il biennio 1978-1979 da un lato segnerà l’apogeo “militare” dalle BR, ma dall’altro ne segnerà l’ “inizio della fine” politica.

Il 16 Marzo 1978, a Roma, viene sequestrato Aldo Moro, Presidente della DC e fautore del “compromesso storico” volto a portare il PCI al governo.

Il commando delle BR  responsabile del sequestro e della gestione della prigionia di Moro,è composto da Mario Moretti, Valerio Morucci, Bruno Seghetti, Germano Maccari, Anna Laura Braghetti, Barbara Balzerani, Adriana Faranda, e  Prospero Gallinari.

Durante l’agguato restano uccisi 5 militari della scorta: Oreste Leonardi, Raffaele lozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

Il sequestro si conclude il 9 maggio 1978, con il ritrovamento del corpo dell'onorevole Aldo Moro in Via Caetani, a Roma.

Il 24 Gennaio 1979, a Genova, viene ucciso il sindacalista della CGIL, Guido Rossa, che aveva denunciato e fatto arrestare un membro delle BR, Francesco Berardi.

Nello stesso mese, escono sette militanti importanti della colonna romana, tra cui Morucci e la Faranda, e confluiranno nel Movimento Comunista Rivoluzionario.

Nel luglio 1979, i detenuti BR del carcere speciale dell'Asinara fanno pervenire all'Esecutivo dell'organizzazione un documento di 130 pagine in cui vengono esposte le tesi politiche che, secondo la loro opinione, dovrebbero indirizzare l'attività dopo la campagna Moro. I vertici brigatisti le respingono, così i carcerati ne chiederanno le dimissioni.

Nel frattempo la morsa dell’anti-terrorismo, oltre che l’isolamento sociale e politico che i casi Moro e Rossa hanno creato attorno alle BR, si fa sempre più stretta, così verranno uccisi 12 persone, tra poliziotti e carabinieri di vario grado, e i detenuti dell’Asinara insceneranno una clamorosa rivolta.

Il 2 Ottobre 1979, annunciano l’intenzione di smantellare il carcere speciale. Dopo una notte di battaglia, con esplosivo, scontri a fuoco e lotte corpo a corpo, la struttura del carcere viene resa inagibile.

Nel frattempo, Berardi, diventa un “pentito”, e grazie alle sue rivelazioni verranno arrestati centinaia di brigatisti in tutta Italia. In seguito, si suiciderà in cella.

Oltre a colpire alcuni delatori, nel 1980 (12 Febbraio), le BR compiranno l’omicidio più “famoso” nell’ambito della magistratura: verrà colpito Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.

Che ormai le BR abbiano totalmente perso il contatto con il proletariato, che sostenevano di voler difendere, risulta evidente quando la FIAT, sostenuta dal settore impiegatizio (famosa la manifestazione dei 40.000 “colletti bianchi” di Torino), metterà in cassa integrazione migliaia di operai e ne licenzierà alcune centinaia, senza che i brigatisti effettuino alcuna contro mossa.

Dopo pezzi importanti della colonna romana, anche quella milanese si distacca dall’esecutivo centrale, uccidendo, contro il suo parere, il dirigente industriale Renato Briano. Nonostante diversi tentativi di mediazione, la separazione verrà ufficializzata a Dicembra.

Tra il 1980 ed il 1981, si assisterà all’ultima operazione delle BR come organizzazione unitaria: la vicenda del giudice Giovanni D'Urso, direttore dell'Ufficio III della direzione generale degli istituti di prevenzione e pena del ministero della Giustizia.

Il giudice verrà sequestrato, ed in cambio della sua liberazione verrà richiesta la chiusura del carcere dell’Asinara. Il 15 gennaio 1981, avverrà la liberazione e la concomitante chiusura della struttura carceraria.

 

Ormai le BR così come storicamente sono conosciute non esistono più e saranno tre le formazioni a proseguirne la battaglia: la colonna Walter Alasia, le Brigate Rosse – Partito della Guerriglia, guidate da Giovanni Senzani e le BR-Per la Costruzione del Partito Comunista Combattente (BR-PCC).

Quest’ultima sarà la compagine più attiva e porterà a termine il sequestro del generale dell’esercito degli Stati Uniti James Lee Dozier (1981). Il militare verrà liberato il 28 Gennaio 1982 dai NOCS a Padova, grazie alla segnalazione di un pentito. In seguito 4 brigatisti arrestati, diventeranno confidenti, e soprattutto grazie alle dichiarazioni di Antonio Savasta, nei giorni successivi vengono effettuati centinaia di arresti in tutta Italia.

A questo punto i brigatisti annunciano una “ritirata strategica”, ma per farlo da “vincitori”, compiono alcuni attacchi terroristici: ferito Gino Giugni, membro del Partito Socialista (Roma 3-5-83); attentato mortale contro il diplomatico USA Leamon Hunt (Roma 15-2-84) e l’ attentato mortale contro Ezio Tarantelli, docente di economia politica e presidente dell'Istituto di Studi Economici e del Lavoro, della CISL, (Roma 27-3 85).

Nel maggio 1982, a Vecchiano, presso Lucca, viene ucciso dai carabinieri Umberto Catabiani, membro della direzione strategica delle BR-PCC. Nel giugno dei 1987 molti militanti incarcerati delle BR-PCC entrano nel dibattito sulla “soluzione politica degli anni '70” e dichiarano conclusa l'esperienza storica delle BR. La decisione di chiudere l'esperienza armata non trova però concordi alcuni militanti che, infatti, il 16 aprile del 1988, compiono un attentato mortale contro il senatore democristiano Roberto Ruffilli (Forlì, 16-4-88) e, nel documento di rivendicazione, rendono noto il loro intento di proseguire la lotta armata in discontinuità con la decisione presa dalla quasi totalità dei militanti delle Brigate Rosse.

Tra settembre e ottobre del 1988 un'operazione dei carabinieri, condotta nelle regioni del Lazio e della Toscana, chiude di fatto l'esperienza di quest'ultima formazione.

Altra costola delle BR, abbastanza significativa è stata quella dell’Unione dei Comunisti Combattenti.. Prima azione della Unione dei Comunisti Combattenti è l'attentato ad Antonio Da Empoli, capo del dipartimento economico della presidenza del Consiglio, compiuto a Roma il 21 febbraio 1986. Nel conflitto a fuoco che accompagna questa azione, l'agente che scortava Da Empoli uccide la militante Wilma Monaco. Ultima azione delle UdCC è l'uccisione, a Roma, il 20 marzo 1987, del generale dell'Aeronautica - sezione costruzioni armi e armamenti aeronautici e spaziali - Licio Giorgieri.

In seguito agli arresti che si succedono in varie città italiane ed estere, tra il maggio ed il giugno del 1987 questa organizzazione cessa di esistere.

 

Nel gennaio del 1987 una serie di “lettere aperte” firmate da diversi militanti, sanciscono la chiusura unitaria dell'esperienza storica delle BR e l'inizio di una battaglia di libertà finalizzata alla soluzione politica del conflitto degli anni '70, alla liberazione di tutti i prigionieri e al rientro degli esuli.

Non riporto la “storia” delle cosiddette Nuove Brigate Rosse, per la personale convinzione che dietro ci sia qualcosa che non torna.

 

Manuel Zanarini