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Gli Ogm aumentano la fame

di Mario Capanna - 10/06/2008

 

 

 

Proprio mentre il summit della Fao sull’alimentazione mondiale volgeva verso il fallimento, Silvio Berlusconi auspicava « il ricorso agli Ogm in tutti quei Paesi dove si deve arrivare a una possibilità di sopperire autonomamente alle proprie esigenze alimentari». Il premier sembra dunque fare sua l’infondata equazione Ogm = risoluzione della fame nel mondo, strombazzata dalle interessate multinazionali del settore e da diversi giornali.

 

Più prudente il ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia: rispondendo al capo degli economisti della Banca Mondiale, Paul Collier, ha affermato: «Usare l’argomento della fame nel mondo per giustificare gli gm mi sembra azzardato».

 

Zaia ha ragione. Anzitutto: non è assolutamente vero che gli Ogm producano più delle piante naturali. Per esempio: Charles Benbrook, ex direttore Agricoltura dell’americana Academy of Science, ha evidenziato che gli studi fatti su circa 8 mila siti sperimentali universitari degli Usa dimostrano che gli Ogm producono dal 7 al 10% in meno e inquinano 4 volte di più. Dunque è bene non credere agli asini che volano.

 

Ci sono, oltretutto, documenti dell’Onu che attestano come, con le attuali tecniche agrocolturali si può produrre cibo per oltre 10 miliardi di persone, quasi il doppio delle attuali. Tutti gli esperti (ad eccezione di quelli assoldati dall’industria biotech) sanno che la causa principale della fame nel Terzo Mondo è costituita dalla povertà, dalla mancanza di mezzi per coltivare e dalla carenza di denaro per acquistare cibo. E la soluzione consiste nell’incrementare la produzione e il consumo più ravvicinati possibile. Berlusconi concludeva che «il futuro non è che nell’autoproduzione di ciascun Paese». Ben detto. Ma gli Ogm sono il contrario.