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Libano: Tutti gli abitanti di Nahr al-Bared ritorneranno entro il 2011, Unrwa

di Jay Heisler - 13/06/2008




Tipoli – Giovedì è stato concesso ai giornalisti di entrare all’interno del campo profughi palestinese di Nahr al-Bared per vedere gli sforzi di ricostruzione portati avanti dalla Agenzia delle nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e dagli appaltatori privati. Scortati dalle Forze armate libanesi (Laf), ai giornalisti sono state mostrate delle parti dell’ex area dell’Unrwa, mentre degli automezzi ripulivano le macerie e demolivano i confusi resti di quella che era una scuola dell’Unrwa.

L’esercito ha controllato strettamente l’accesso al campo di Nahr al-Bared a partire dal maggio 2007, quando gli scontri tra le Laf e i miliziani di Fatah al-Islam si sono intensificati in una battaglia di tre mesi che ha ridotto in macerie le infrastrutture del campo.

"La gente è molto felice", ha detto Hoda al-Turk, addetta stampa e traduttrice dell’Unrwa, quando gli è stato chiesto della reazione da parte della comunità palestinese.

Sfollati dai loro stessi campi profughi, i civili palestinesi che hanno abbandonato le loro case nel 2007 si sono affollati in altre parti del Libano e sono in attesa della ricostruzione.

Secondo Turk, gli abitanti del campo sfollati sono entusiasti per i progressi. "Avevano bisogno della prova che il campo sarà ricostruito, e questa è la prova", ha detto.

Turk ha sottolineato che l’utilizzo di un “approccio partecipativo” da parte dell’Unrwa nei confronti della comunità palestinese, che ha avuto modo di essere ascoltata durante il processo di pianificazione.

"C’è un dialogo costante che va avanti, e stiamo tenendo informati i palestinesi. Hanno un grande interesse in merito, com’è ovvio", ha detto.

L’esercito ha concesso ai profughi, scortati tra le macerie dai soldati, di tornare nelle zone devastate del campo per recuperare i loro effetti personali.

Le Laf mantengono una presenza forte attorno a Nahr al-Bared, con veicoli corazzati e barricate formate da sacchi di sabbia per accogliere i rari visitatori. Oltre che ai profughi, agli operatori dell’Unrwa, e alle compagnie appaltatrici, a pochi visitatori è stato concesso di entrare nel campo.

L’area dell’Unrwa, che comprende una scuola e una struttura medica, durante il conflitto è stata occupata dai miliziani di Fatah al-Islam. Il logo blu dell’Onu può essere visto tuttora sul soffitto crollato della scuola, con il mare visibile attraverso le sue mura distrutte.

Mentre i giornalisti guardavano la scena, gli auto-mezzi raccoglievano in cumuli le macerie rimaste della scuola, sparse e ridotte in frantumi. I soldati stavano a guardare, qualcuno con indosso maschere da saldatore. Uno di loro fissava la cima della pila di macerie più alta, esaminando la devastazione.

Nel maggio 2007 Nahr al-Bared è divenuto il teatro di un intenso conflitto, quando le Laf si sono scontrate con i miliziani di Fatah al-Islam per le strade di Tripoli dopo aver tentato di arrestare alcuni membri del gruppo a seguito di una rapina. Gli abitanti del campo sono stati evacuati mentre l’esercito circondava l’area circostante, che è stata poi sottoposta a tre mesi di intendi bombardamenti mentre le Laf riprendevano lentamente il controllo. Si stima che 220 miliziani di Fatah al-Islam e 170 soldati libanesi siano stati uccisi nei combattimenti.

Il campo è stato diviso in quattro settori, ognuno dei quali a diversi stadi di sviluppo, in modo tale che alcuni profughi potranno farvi ritorno mentre altri settori devono ancora essere portati a termine. 

Turk ha detto di aspettarsi che tutti gli abitanti di Nahr al-Bared faranno ritorno al campo entro il 2011. ha aggiunto che la costruzione è stata bloccata da un’indagine di rischio, che includeva la ripulitura delle munizioni inesplose e delle trappole esplosive.

Prima di entrare nel campo con i giornalisti, l’esercito ha mostrato un numero ci esplosivi che è possibile trovare tra le macerie, compresi proiettili di carro armato, mine terrestri, e granate a propulsione. Di fronte alle munizioni stava un dispositivo che – hanno spiegato i militari - era una trappola usata dai miliziani. Due sbarre di ferro legate a una batteria, da cui si estendeva un filo fino a un proiettile di carro armato. Se qualcuno calpestasse le sbarre, premendole assieme, la batteria farebbe esplodere il proiettile.

"Se vedete questi bastoni", ha avvertito un interprete dell’esercito, "è importante che non ci camminiate sopra. Se toccata o calpestate qualcosa di sospetto, mettete in pericolo tutti. Non potete uscire dall’area delimitata. Se vedete qualche resto di corpi umani, è ,molto importante che lo riferiate".

La zona circostante l’area dell’Unrwa è stata ripulita dagli esplosivi, ma gran parte del resto del campo rimane insicuro.

Oltre la linea di filo spinato, si possono vedere dei bambini che giocano tra gli edifici in frantumi che chiamano ancora casa.

Abitato un tempo da oltre 30mila profughi, il campo adesso è in rovina. Ogni edificio è crollato in parte o del tutto, e ogni superficie visibile e piena di buchi. Pile massicce di macerie sono accumulate tra I rottami, tra grossi pezzi di cemento e acciaio contorto, fino ai resti in frantumi di tavoli e sedie della ex scuola.

La ricostruzione sarà un processo lungo e difficile, ostacolato dalla presenza sotto le macerie di pericolosi esplosivi. Comunque, fino ad ora non vi sono state notizie di civili, soldati o operai feriti dopo la fine del conflitto.

"Non ci sono stati problemi", ha detto Salim Steitieh, ingegnere di Waad, l’impresa di costruzione privata ingaggiata per l’area Unrwa. Alla domanda su quanto tempo ci vorrà per portare a termine il complesso scolastico dell’Unrwa, ha risposto: "Ci aspettiamo che venga fatto in un mese".

Waad, appartenente alle famiglie Adada e Zgheib, ha già lavorato a Nahr al-Bared, quattro mesi fa, nel settore più nuovo del campo.

Il nuovo settore è un’estensione del campo del 1949, e ha subito meno devastazioni durante il conflitto del 2007. molte famiglie vivono ancora nella parte nuova, e anche nelle aree più devastate al centro di Nahr al-Bared. Si possono vedere delle famiglie all’interno dii edifici in cui è crollato il soffitto e mancano le mura.

Turk ha stimato che 2mila famiglie vivono attualmente nel campo, mentre migliaia aspettano ancora di tornare. L’Agenzia Onu ha messo in piedi 574 ricoveri temporanei nell’area circostante, così come due centri sanitari e scuole prefabbricate.

In un comunicato stampa dell’Unrwa di giovedì, il direttore Richard J. Cook ha detto che la pulizia delle macerie "dovrebbe indicare ai profughi palestinesi e al mondo intero quanto l’Unrwa e il governo libanese siano impegnati a consentire il ritorno a casa della popolazione sfollata".

(con il contributo di Chadi Abdallah)
 
The Daily Star, 6 giugno 2008

(Traduzione di Carlo M. Miele per Osservatorio Iraq)