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Tehran ritira i suoi depositi dall'Europa

di Marina Forti - 13/06/2008

 
L'Iran passa alle contromisure. Le potenze occidentali minacciano nuove sanzioni, L'Unione europea minaccia in particolare di congelare i depositi iraniani nelle sue banche: e Tehran ha cominciato a ritirare i suoi fondi depositati all'estero, in particolare in Europa.
La notizia ha ormai una conferma più che formale, un portavoce del governo iraniano lo ha confermato al giotidiano Etemad-e melli (di tendenza riformista). Un'ulteriore conferma viene dal viceministro degli esteri per gli affari economici, Mohsen Telaie, citato dal quotidiano spagnolo el Paìs: dice che le autorità iraniane hanno deciso di rimpatriare i propri depositi e li convertiranno «in beni attivi come oro e azioni». Secondo la Banca Internazionale dei Pagamenti di Basilea, l'Iran aveva alla fine del 2007 circa 22.200 milioni di euro depositati in banche e altre istituzioni finanziarie internazionali, ma è difficile dire quanti di questi siano in Europa.

In effetti la decisione di rimpatriare i fondi è diventata operativa in maggio, poco dopo che le autorità finanziarie tedesche hanno realizzato un'ispezione a sorpresa presso la filiale di Bank Melli ad Amburgo. All'istituto iraniano è stato poi ordinato di sospendere le attività: Bank Melli è una delle banche iraniane a cui l'Unione europea ha di recente esteso le sue sanzioni (ampliando unilateralmente la portata delle sanzioni decretate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite). E' allora che l'Iran ha deciso contromisure.

Rimpatriare i propri depositi internazionali è in sé un'operazione complicata, poiché pochissimi istituti finanziari occidentali ormai accettano di avere transazioni con banche iraniane (effetto delle pressioni esercitate negli ultimi due anni dal ministero del tesoro degli Stati uniti, che ha messo una dopo l'altra le principali banche dell'Iran in una lista di organizzazioni che sostengono attività terroriste: mettendo banche europee di fronte al rischio di sanzioni da parte americana se mantengono relazioni con le banche iraniane). Per trasferire i suoi fondi ora l'Iran deve usare una ragnatela di imprese e banche con sede in Emirati arabi o altrove - nella sola Dubai sono registrate diecimila società iraniane, uno dei principali tramiti dell'import-export del paese.

I tempi delle prossime, minacciate sanzioni all'Iran restano incerti. Alla fine della settimana l'inviato dell'Unione europea, Javier Solana, andrà a Tehran (per la prima volta degli ultimi due anni) per illustrare un «pacchetto di incentivi» delle potenze occidentali, ed è probabile che l'Iran chieda del tempo per studiarlo. Certo gli europei non vorranno approvare sanzioni nel frattempo. Anche perché l'Europa mantiene importanti relazioni commerciali con l'Iran, ed è restia a rompere i ponti. In particolare le compagnie petrolifere: come l'italiana Eni, che non intende ritirarsi dall'Iran e continuerà a onorare i propri contratti, anche se, precisa, in caso di sanzioni sarà obbligata a rispettarle.