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Rifiuti: il rifiuto di infrangere i grandi interessi

di G.M. Di Gennaro - 18/06/2008

 

Ecologia: il rifiuto di infrangere i grandi interessi

Via libera finale del Parlamento europeo alla direttiva sui rifiuti. La normativa varata da Strasburgo impone il ricorso a regimi di raccolta differenziata entro il 2015, con l’intento di aumentare di almeno il 50% il riutilizzo e il riciclaggio nel 2020. La normativa, che si propone di proteggere l’ambiente e la salute umana, fissa misure per ridurre la produzione di rifiuti e incentiva persino l’eco-design: un tentativo, forse, di rendere più attraente il mondo dei rifiuti. Ma serve ben altro.
Con l’approvazione di una serie di emendamenti negoziati dell’eurodeputato dei popolari Caroline Jackson con il Consiglio Ue, “il Parlamento ha adottato definitivamente una direttiva che stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia”. È quanto si legge nella nota diffusa da Strasburgo, che sottolinea anche come viene prevista dalla direttiva anche “la definizione di programmi di gestione e prevenzione dei rifiuti e norme in materia di autorizzazioni, responsabilità, sanzioni e ispezione degli impianti”.
La normativa mette in cima alle sue priorità la prevenzione dei rifiuti laddove minori scarti significano meno costi economici ed ecologici per la società. La direttiva definisce anche come “il riutilizzo e il riciclaggio dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti”, in quanto, come si legge nel testo, rappresentano la migliore opzione ecologica. Gli Stati membri dovranno attuare le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore.
Visto che rientrano in un’altra normativa comunitaria, sono esclusi dalla nuova direttiva una serie di rifiuti, fra i quali si classificano anche le acque di scarico, un grosso problema preponderante dell’inquinamento.
Tagliati fuori anche taluni sottoprodotti di origine animale, come le carcasse di animali morti per cause diverse dalla macellazione. Non considerati nemmeno i rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento e dall’ammasso di risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave, gli effluenti gassosi emessi in atmosfera, il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale scavato nel corso di attività di costruzione. Esclusi anche i rifiuti radioattivi, i materiali esplosivi in disuso, ma anche la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzato nell’attività agricola.
L’accordo raggiunto al Parlamento europeo rappresenta senz’altro un passo avanti nella tutela ambientale del Vecchio Continente. Ciononostante, la direttiva ha diverse pecche di rilievo. La maggiore è rappresentata dai rifiuti industriali, che ancora non sono stati adeguatamente presi di mira dalla macchina burocratica europea.
Gli interessi economici delle lobby industriali europee hanno nuovamente influenzato un accordo che doveva invece dare un segnale molto più forte, sia da un punto di vista ambientale che da uno economico.