• Re-imparare gradualmente a prodursi il più possibile i propri beni (cosa che urge anche al sottoscritto).
  • Smettere di comprare. Bandire il più possibile lo “shopping” dalle nostre vite.

Questo non come ripudio totale della società in cui viviamo, non come voto di rinuncia, ma come allenamento per ciò che ci attende nei prossimi anni (che per l’appunto non sarà recessione, ma depressione), ossia una decrescita che per i più sarà forzata, e probabilmente non così felice. È forse l’unica forma di reazione, o addirittura di rivoluzione, che ci è rimasta nei confronti dei signori del marketing, della politica, della finanza e della crescita, che giocano sempre più con le nostre vite e che, più che delle persone, ci ritengono da parecchio tempo solo dei meri consumatori.
Quando dobbiamo comprare qualcosa, almeno, teniamo presente i vecchi proverbi, sempre molto validi e molto attuali, tipo quello che dice che chi più spende, meno spende, provando a ridare in generale più importanza alla qualità che alla quantità.
A costo di ripetermi, ribadisco che la decrescita è già iniziata in tutto l’Occidente, e sta a noi renderla felice.