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L' Invenzione della Memoria Affiancata. Una strage, due lapidi

di Belardelli Giovanni - 25/07/2008

 

È noto ormai da qualche anno che della strage avvenuta il 22 luglio 1944 a San Miniato, in cui persero la vita oltre cinquanta persone, non furono responsabili i tedeschi, come a lungo si era invece continuato a ritenere (è questa ultima, evidentemente, la versione che anni fa trovò una rappresentazione filmica nella Notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani). Le truppe germaniche avevano radunato la popolazione civile nel duomo. Ma a provocare la strage fu una granata americana caduta disgraziatamente nella chiesa, come ha accertato in via pressoché definitiva nel 2004 un gruppo di storici incaricati dal comune toscano di far luce sull' episodio. Appunto due giorni fa, nella ricorrenza della strage, il municipio di San Miniato ha voluto ricordare quei fatti, e la nuova esatta versione delle responsabilità, con una lapide. Ma lo ha fatto in un modo per più versi sorprendente. Anzitutto, per il testo stesso della lapide che era stato affidato a Oscar Luigi Scalfaro, presidente dell' Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia: in quel testo si legge in sostanza che i responsabili dell' eccidio furono effettivamente gli americani, ma che avendo avuto i tedeschi, per parte loro, la responsabilità della guerra, devono essere considerati i responsabili ultimi anche della strage di San Miniato. Che è un ragionamento, dispiace dirlo, che sta in piedi a fatica: come se si volesse attribuire ai tedeschi, che so, la responsabilità del bombardamento alleato avvenuto nel luglio 1943 a Roma nel quartiere San Lorenzo, in virtù del fatto che a Hitler si doveva la responsabilità della guerra. Per di più, contraddicendo il proprio stesso intento di sfumare le responsabilità americane per la strage di San Miniato, il testo redatto dall' ex presidente della Repubblica Scalfaro parla di «responsabilità» delle forze alleate senza specificare che in questo caso si trattò comunque - a differenza delle tante stragi intenzionalmente perpetrate in quell' anno dall' esercito germanico - di una responsabilità indiretta. Ma perfino più stupefacente del contenuto letterale del testo della nuova lapide è un altro fatto: e cioè che la vecchia lapide non sia stata affatto rimossa, secondo quel che il buon senso avrebbe suggerito, ma continui a stigmatizzare «il gelido eccidio perpetrato dai tedeschi», come se nulla fosse mutato nella nostra conoscenza della dinamica dell' evento. E non è stata rimossa, per quel che se ne sa, in conseguenza di un' esplicita decisione in tal senso dell' amministrazione comunale che, trovandosi a dover scegliere tra le ragioni della verità storica e la memoria tradizionale dell' evento, ha semplicemente deciso di non scegliere, conservando due versioni opposte dello stesso avvenimento. In tal modo, come è evidente, si fa virtualmente carta straccia degli studi di quanti hanno dimostrato che le cose andarono diversamente da ciò che la prima lapide (in ordine di tempo) sosteneva. Anzi, in un certo senso si fa carta straccia della storiografia in quanto tale, che dovrebbe appunto servire ad accertare, almeno per quanto è possibile, i fatti relegando in soffitta ricostruzioni errate e interpretazioni infondate. Quanto a dire che il comune di San Miniato, pur in presenza ormai di una chiara narrazione degli eventi del 22 luglio 1944, ha cercato di inaugurare una nuova, sconclusionata soluzione: quella di mettere sullo stesso piano due versioni dei fatti che si contraddicono, con la conseguenza di tramandare dello stesso evento due memorie opposte, semplicemente affiancate.