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Jeremy Rifkin: i francesi sono seduti su una bomba

di Antonio Cianciullo - 25/07/2008





 

"Temo che il prossimo 11 settembre possa riguardare una centrale nucleare: l´esposizione è troppo alta. Poche settimane fa, mentre volavo con mia moglie su Parigi, pensavo: "I francesi sono seduti su una bomba a orologeria, devono disinnescarla". Quello che ora sta avvenendo conferma, purtroppo, la mia convinzione."Jeremy Rifkin, il profeta dell´era dell´idrogeno, commenta dal suo studio di Washington l´accavallarsi degli incidenti nucleari nel paese dotato delle tecnologie atomiche più affidabili.

Dietro la moltiplicazione degli allarmi c´è un fattore strutturale? C´è l´invecchiamento di un parco centrali nato assieme al sogno della force de frappe (termine con cui s'indica l'arsenale atomico francese ndr)?

«Il problema è doppio. Da un lato pesa la decisione, non solo in Francia, di allungare la vita media delle centrali per evitare, a fronte di una difficoltà crescente nel costruire nuovi impianti, il crollo della produzione elettrica del settore. A questo punto non si può più pensare che la minaccia venga solo da Est, il rischio riguarda tutta l´Europa. Ma c´è poi un altro fattore strutturale che viene spesso taciuto: l´elenco dei mal funzionamenti e dei guasti nelle centrali nucleari è lunghissimo anche nel caso di reattori nuovi per la semplice ragione che queste macchine non sono sicure. E che le probabilità di un incidente catastrofico non vanno trascurate».

Eppure, per molti anni, i francesi hanno vissuto tranquillamente a fianco dei loro 59 reattori.

«E si possono considerare fortunati per essere arrivati fino a oggi contando solo incidenti di livello non molto grave. Anche perché bisogna tener conto di un fatto fondamentale: il rischio non è legato solo a problemi di funzionamento dei reattori. C´è il trasporto. C´è l´accumulo di una enorme quantità di scorie che resteranno pericolose per ere geologiche. C´è il pericolo terrorismo, che non è solo teorico, come il piano d´attacco recentemente sventato in Australia dimostra. Io temo che il prossimo 11 settembre riguardi una centrale nucleare: l´esposizione è troppo alta e cresce con il crescere del numero dei reattori».

La nuova serie di incidenti è stata data con buona evidenza dalla stampa francese. Vuol dire che qualcosa sta cambiando nell´opinione pubblica?

«Sì, è un processo iniziale ma già netto. Anche perché la Francia si sta concretamente interrogando sul suo futuro e sul ruolo dell´Europa nella grande partita energetica che oggi si è aperta sotto la spinta potente di due fattori inarrestabili: il cambiamento climatico e la crescita del prezzo del petrolio. I combustibili fossili appartengono al passato: il ventunesimo secolo avrà un altro segno e chi lo capirà prima ne trarrà anche un vantaggio economico».

C´è chi sostiene che proprio per combattere il cambiamento climatico occorra far ricorso al nucleare.

«Il nucleare è la tecnologia della guerra fredda. Appartiene a un mondo diviso in due in cui gli equilibri erano segnati dal terrore e da una struttura energetica centralizzata figlia, anche economicamente, di quella logica militare. Il secolo che si è appena aperto è il secolo della terza rivoluzione industriale. Il secolo di Internet e dell´energia dolce che viene prodotta dal basso, nei quartieri, nelle case, mettendo in rete, in entrata e in uscita, i flussi dell´informazione e dell´energia. E´ un modello decentrato, democratico, più affidabile sia dal punto di vista dei costi che da quello dell´indipendenza della produzione».

Non le sembra un´utopia in un mondo che lotta disperatamente per il controllo dell´ultimo barile di petrolio?

«Guardi, un segnale di grande speranza viene proprio dalla Francia. Il 13 luglio, a Parigi, è stato firmato l´accordo per la costituzione dell´Unione euro mediterranea dell´energia solare. E´ un evento epocale, che fa pensare al momento in cui un piccolo gruppo di grandi sognatori fondò la Comunità europea per l´acciaio e per il carbone. Quell´atto cambiò il futuro del continente e oggi l´Europa è chiamata a un salto analogo».

Eppure il presidente francese ha rilanciato l´ipotesi nucleare.

«C´è una lotta tra il passato e il futuro. Ma, con la decisione di Nicolas Sarkozy di lanciare l´Unione euro mediterranea dell´energia solare, la Francia ha compiuto una mossa strategica indicando un progetto vincente: usare il potenziale tecnologico della sponda Nord del Mediterraneo per rendere utilizzabile l´enorme quantità di energia solare disponibile sulla sponda Sud e sulla sponda Est. L´Unione euro mediterranea dell´energia solare è il primo pilastro di questo grande progetto. Si tratta di poggiare gli altri: l´idrogeno per immagazzinare l´energia del sole, le reti intelligenti per diffonderla, gli edifici bioclimatici per catturarla. Ma la direzione è quella giusta. Chi avesse ancora dubbi guardi cosa sta succedendo nell´altra Francia: quella del nucleare».