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Gnosi, Fides, Scepsi: antichi conflitti e nuove inquisizioni

di Roberto Negrini - 11/08/2008

Fonte: badghir




Le inquisizioni sono dure a morire. E a volte quando la storia sottrae ai
loro araldi il potere di accendere roghi e i fiammiferi per farlo, o le
chiavi dei sanatori in cui rinchiudere i pensatori dissidenti, la loro
triste e a volte patetica sopravvivenza può essere rilevata dietro i più
inattesi paraventi e le più inverosimili maschere. Una tra le più
improbabili occhieggia da qualche anno da una T-shirt in cotone sulla quale
campeggia una frase sovrapposta all'immagine di un volto ebete con il cranio
aperto da cui una parte della scritta si curva verso il basso: "Va bene
avere la mente aperta [...] ma non così aperta che il cervello caschi per
terra". Solitamente il contenuto ambulante di questa maglietta dal gusto
opinabile è un giovane (più raramente una ragazza) tra i 20 e i 30 anni, con
un perenne sorriso vagamente sprezzante e gli occhi illuminati da quella
strana luce che caratterizza i portatori di certezze semplici, inalienabili
e lapidarie, tutti, dai predicatori fondamentalisti ai venditori carismatici
delle agenzie commerciali multilevel.

Il Nostro non è né l'uno né l'altro e se lo interrogherete sarà pronto a
spiegarvi - con quel tono paziente di sufficienza tipico di chi sta
insegnando l'alfabeto a un bambino ritardato -che lui è un esponente (o un
simpatizzante) del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle
Affermazioni sul Paranormale), l'ente ideatore
e commercializzatore del suddetto gadget e di molte altre cose, ma
soprattutto l'organizzazione italiana di punta del "laicismo scettico"
militante. L'avventura contemporanea di questo nuovissimo scetticismo
dogmatico, che potremmo forse definire "neo-scetticismo integralista", prese
le mosse dalla creazione in America nel 1976 del Comminee for the Scientific
Investigation of Claims Of the Paranormal (CSICOP), di cui risultò
principale ispiratore e primo "chaìrman" un eclettico professore di
filosofìa di Buffalo, Paul Kurtz , vulcanico libero pensatore e già
fondatore di un ramificato movimento mondiale noto come Council for Secular
Humanism, un'organizzata razionalizzazione politìco-fìlosofica - e per molti
versi rivoluzionaria - del libero pensiero ateo riproposto come "umanista".

Il comitato d'investigazione sorto intorno a Kurtz risultò formato fin dagli
esordi da personaggi di varia estrazione, tra cui nomi celebri della cultura
quali l'astronomo Carl Sagan1 (pioniere della ricerca scientifica sulle
possibili civiltà extraterrestri) e il biochimico russo-americano Isaac
Asimov (geniale autore di fantascienza ma anche guru del neo-positivismo
contemporaneo più radicale e del più radicale diniego delle fenomenologie
paranormali), polemisti tipo il giornalista aeronautico Philip Klass e
illusionisti professionali come James Randi.
Tale consesso, che si rivelò presto una massiccia operazione di sistematico
deprezzamento di ogni dimensione culturale non rigorosamente materialistica
e assolutamente ostile a qualsiasì approccio alla sacralità, nel corso degli
anni ha fatto scuola in diversi paesi del mondo, dove infatti sono sorte
analoghe associazioni, riviste e iniziative scettiche accomunate in una
sorta di Guerra Santa "razionalista", rivolta soprattutto contro
manifestazìoni culturali di sapore magico o sacrale. Un esercito di scettici
e beffardi integralisti decisi a dimostrare che ogni scienza non
riconosciuta da ben definite baronie accademìche è "pseudo-scienza", che
ogni religiosità è da configurarsi come "superstizione" e che i fenomeni
anomali studiati dai ricercatori di frontiera e da molti scienziati non
convenzionali semplicemente "non esistono".

In Italia l'ombra del CSICOP iniziò a prendere corpo nel 1978 con le
esternazioni televisive scettiche del giornalista Piero Angela,
trasformatosi poi negli anni, soprattutto in seguito alla notorietà
guadagnata con quell'iniziativa, in divulgatore scientifico di qualche
valore e di molto successo. Dopo la più che discutibile Indagine critica
sulla parapsicologia - propinata da Angela a milioni di telespettatori privi
di qualsiasi apparato critico e che per la maggioranza alla fine degli anni
Settanta neppure sapevano che la parapsicologia esistesse - e dopo una
"preoccupata" dichiarazione firmata da un pugno di scienziati italiani,
"eccitati" dalla trasmissione, sull'opportunità di formare un comitato
scientifico finalizzato ad "arginare" il "crescente irrazionalismo" e le
"diffuse notizie di inesistenti fenomeni paranormali", passarono ancora
dieci anni prima della fondazione del CICAP, che dal 1989 combatte la sua
crociata contro le "pseudo-scienze", tra cui oltre alla parapsicologia e all'ufologia
vengono incluse le discipline magico-esoteriche, li pratiche iniziatiche,
meditative o sciamaniche di origine orientale e tutte le medicine
alternative o complementari, omeopatia e agopuntura comprese. Si tratta di
un comitato di auto-proclamatisi tutori della pubblica intelligenza, coperti
dalla scientifica benedizione di associati illustri come l'astrofisica
Margherita Hack, l'antropologa Ida Magli, l'etologo Danilo Mainardi , il
futurologo Roberto Vacca, il semiologo Umberto Eco, la neurologa Rita Levi
Montalcini e il fisico Carlo Rubbia. Ma chi o cos'è uno scettico?
Consultando un qualunque compendio fìlosofìco apprendiamo che lo scetticismo
è "un procedere del pensiero come negazione della verità e di ogni sistema",
il quale "si oppone di proposito al dogmatismo come denominazione delle
dottrine che affermano dì possedere la verità fìlosofìca e di conoscerne le
conseguenze pratiche" 2.

E ancora viene definito scetticismo "l'atteggiamento fìlosofìco di chi pensa
che intorno a un oggetto non si possa affermare o negare nulla di definitivo
e di certo e ritiene irraggiungibile la verità o la certezza da parte della
mente umana"3.

Scettici di rango non sono mancati fin dall'antichità classica, da Pirrone
di Elide (360-270 a.C.), che per primo teorizzò la sospensione di giudizio
da parte del saggio e la sua astensione da ogni pronunciamento definitivo, a
Sesto Empirico (180-210) con la sua colta contestazione dì qualsìasi
affermazione fìlosofìca positiva, fino a Montaìgne (1533-1592) che
considerava la stessa ragione incapace di formulare giudizi certi e a David
Hume (1711-1776), il quale estese il proprio scetticismo radicale alla
riformulazione della stessa natura della coscienza. Lo scettico dunque è
sempre stato, per definizione, colui che nell'esercizio critico del pensiero
applicato a qualunque categoria di ricerca, speculazione o perfino
percezione del "reale" esercita una scepsi, cioè una riflessione fondara sul
dubbio rispetto a ogni conclusione definitiva, una ricerca di ordine
razionale orien tata sull'assunto che ogni risultato sarà irrevocabilmente
transitorio in quanto si rifiuta la stessa esistenza di verità stabili o
assolute.

A fronte di questo, appaiono abbastanza paradossali le esternazioni quasi
"oracolari" con cui il citato Isaac Asimov sintetizzava il suo pensiero in
un "manifesto scettico" dall'emblematico tìtolo L'eterna lotta apparso nel
1989 sul n. 1 della rivista "Scienza & Paranormale", organo ufficiale del
nascente CICAP: "Una sola è la nostra certezza e questa non si fonda sulle
conclusioni raggiunte, ma sul metodo col quale le abbiamo raggiunte e,
quando necessario, modificate", ovvero "su metodo scientifico e sull'impostazione
razionale della ricerca" e ancora: "Dobbiamo proporre il punto di vista
della ragione non per la speranza di ricostruire il deserto delle menti
dìstrutte e bloccate nella ruggine - impresa, questa, quasi impossibile - ma
per educare e formare nuove e fertili menti. E dobbiamo inoltre contrastare
ogni tentativo messo in atto dai fìdeisti e dagli irrazionaiisti per
ottenere l'appoggio e il sostegno delle Stato"'1.

Il "dubbio scettico" appare quindi surrettiziamente selettivo e viene
dogmaticamente sospeso dinanzi alla presunta onnipotenza del "metodo
scientifico", cioè della sperimentazione empirica il cui principale metro di
misura è la mente o percezione stessa dello sperimentatore e degli strumenti
artifìciali d'indagine che egli stesso ha ideato e prodotto. Ma il pur
geniale autore delle Tre leggi della robotica' - nella formulazione delle
quali negli anni Quaranta aveva dimostrato di avere idee molto chiare sui
rigidi rapporti gerarchici da stabilire tra uomo e macchina, e quindi
metaforicamente tra pensiero i natura -dimenticava di specificare o di
definire nel suo "manifesto" (forse non del tutto inconsapevolmente) quale
fosse non tanto l'oggetto quanto il soggetto della "ricerca scientìfica",
cioè in definitiva quali dovessero essere i contorni culturali,
antropologici e mentali dei ricercatore stesso, quale tipo umano dovesse
essere considerato adatto all'utilizzo del metodo così dogmaticamente
proclamato, quale livello di consapevolezza mentale o di coscienza fosse in
gioco e quali fossero i confini "invalicabili" del metodo stesso (stante che
il dar per scontato un essere umano con un determinato tipo prestabilito di
percezione sensibile e di coscienza percettiva non risponde certo, almeno
sotto il profilo filosofico, ai rigidi criteri di scepsi vagheggiati).

Dobbiamo spalancare le porte dei laboratori di ricerca e delle cattedre
accademiche all:'anthropos onnivoro, astrosofìco e "magico" di Bacone, di
Leonardo e di Bruno o invece all'homo cogitans di Cartesio, devoto studente
dei Gesuiti, con il suo metodo centrato sulla rigorosa distinzione tra
ragione sperimentale e fede cristiano-tomista posta oltre qualsiasi
discussione e comprensione? O dobbiamo continuare a supporre che un diverso
tipo di ricercatore e di "sapiente", con una diversa mente e una diversa
percezione educata in un diverso modo non sia mai esistito e non possa
quindi esistere in futuro? E addirittura fingere, come Asimov, Kurtz, Sagan
e i loro emuli sembra abbiano fatto, di non sapere che scienziati,
ricercatori ed esploratori della natura, della materia, del cosmo e del
pensiero orientati all'utilizzo di diversi mezzi e criteri d'indagine e
informati a un diverso metodo scientifico e magari a un diverso tipo di
percezione metafìsica, non separata dalla scienza bensì ad essa connaturata
e consustanziale, sono sempre esistiti, esistono e fortunatamente
esisteranno forse sempre di più?

Quest'assoluto vuoto epistemologico, quest'assenza di approccio
antropologico rispetto alla natura stessa del conoscitore, oltre che a
quella della conoscenza, sono la dimostrazione di quanto appaia discutibile
una supina accettazione del "verbo" scientista erede diretto del verbo
giudaico-cristiano, come il cristiano Cartesio e il francescano integralista
ed empirista Guglielmo di Occam ci hanno insegnato e come ancor oggi c'insegna
il cattolicissimo e scetticissimo Antonino Zichichi, in cui lo sprezzante
disinteresse per tutto quanto odori di ricerca scientifica alternativa si
fonde con il perentorio invito a inginocchiarsi di fronte ai mirabolanti
"misteri" del Dio biblico, che naturalmente sono da lui - come da molti
altri scettici di professione - considerati tutt'altro che "irrazionali" o
"pseudo-scientifici".

La supponente faziosità degli attivisti di organizzazioni come il CICAP, o
di coloro che si allineano sul medesimo fronte culturale radendosi ogni
mattina con il "rasoio di Occam" e l'arroganza di chi - quasi sempre
estraneo a ogni competenza su materie fin troppo complesse - vorrebbe
nascondere la propria ignoranza con il facile strumento del sarcasmo hanno
reso per molto tempo quasi impossibile il dialogo tra gli addetti ai lavori
della parapsicologia o di altre scienze di frontiera e i "controllori" del
comitato, non meno che con gli esponenti della cultura accademica dominante.
Tra le tante possibili, un'adeguata risposta alla patetica sentenza dei
neoscettici può essere raccolta tra le annotazioni del compianto Louis
Pauwels, secondo cui "la mente è come il paracadute, funziona solo quando è
totalmente aperta".

Il palese contrasto tra una concezione dell'universo mentale che ne limita
il portato alla circonferenza della scatola cranica (certamente vulnerabile
a ogni tipo di "apertura") e una opposta formulazione la cui metafora
richiama la planata discesa dalle altezze ci appare come l'emblematica e
insanabile dialettica tra due culture, due concezioni del mondo e forse
addirittura due opposte e inconciliabili forme di civiltà. L'una algida,
lineare, agorafobica, già vecchia e stanca nonostante i tre soli secoli di
vita, sorta dal razionalismo seicentesco della "rivoluzione scientifica" e
incanutita precocemente tra gli ingranaggi arrugginiti del pensiero
meccanicistico. L'altra, antica come l'alba della coscienza, come e più
delle piramidi e dei miti che le produssero, ma sempre giovane, orgogliosa e
ottimista come gli dei che la donarono agli umani, inclusiva e conciliatrice
dei complessi rapporti tra natura e cultura e soprattutto profondamente
radicata nella più arcaica tra le esperienze umane: la percezione magica del
sacro.

Uno scontro che rappresenta l'ultima fase del conflitto ben più longevo e
insidioso tra questa dimensione "gnostica" e la sua drammatica emarginazione
all'interno dei perimetri del monoteismo patriarcale di origine biblica. Un
incubo metafisico imprigionato tra Genesi e Apocalissi, polimorfo e nutrito
dalla peggiore decomposizione dello spinto greco e di cui infine la
rivendicazione del pensiero e del metodo scientifico moderni non fu che un
reattivo fenomeno di continuità, un processo "controculturale" di segno
eguale e contrario.

E come il ripiegamento scientista e la sottomissione alla "Unica Verità
Rivelata" siano stati i meccanismi dominanti di controllo della cultura
ufficiale, ne da ampia cronaca la testimonianza di chi, dopo aver tentato
perigliose vie di avventura gnostica, riconosce di aver fallito ed evade
verso l'arido scetticismo, oppure di altri che, sconvolti da qualche
dolorosa circostanza e messi a confronto con la malia della morte, gettano
la libertà con una qualche "conversione" di fede.

Come sembra sia avvenuto allo stesso Pauwels, il geniale e vulcanico
coautore, negli anni Sessanta, del mitico Mattino dei Maghi6
(pionieristico best seller delle culture di frontiera), eclettico
giornalista e saggista di sapore neopagano, già animatore dell'esperienza
metaculturale della rivista "Planète", nonché attento ascoltatore ma anche
critico severo di Gurdjieff7. Quello stesso Pauwels che, pochi anni prima
della morte (1997) nel corso di un'intervista ha raccontato al cattolico
Vittorio Messori la parabola della propria conversione al cattolicesimo più
integralista dopo una caduta sul bordo di una piscina in Sudamerica;
sussurrando per giunta la propria viva preoccupazione per l'esistenza di "un
complotto mondiale di forze anticristiane che mirano a indebolire [...] la
fede dei cattolici"8.

Vi è qualcosa di affine tra le paternalistiche "crociate" dello scientismo
razionalista allarmato per la rinascita degli "irrazionalismi" a sfondo
magico ed esoterico e la parallela apprensione, dimostrata dalle autorità
religiose a riguardo del Neo-gnosticismo: un'apprensione che a volte ha
raggiunto punte d'isterismo affiancate ad aperti inviti alla persecuzione
legale molto simili all'invito scettico di Asimov a "contrastare ogni
tentativo messo in atto dai fideisti e dagli irrazionalisti per ottenere l'appoggio
e il sostegno dello Stato".

L'arcivescovo di Malines-Bruxelles, il cardinale belga Godfried Danneels, in
una sua lettera pastorale del 1990 (rimarcata in un'intervista al
settimanale "II sabato" del 1991) ha ammesso che "la riesumazione della
vecchia Gnosi è un rischio mortale che potrebbe portare alla distruzione del
Cristianesimo" e "il clima di festa per la liberazione dal comunismo non può
far dimenticare il sorgere di questo nuovo insidioso avversario"9. E a breve
distanza di tempo lo stesso Giovanni Paolo II, nel celebre libro-intervista
del 1994 Varcare le soglie della speranza, esprimeva tutta la sua
preoccupazione per "la rinascita delle antiche idee gnostiche nella forma
del cosiddetto New Age", definendo tale rinascita "un nuovo modo di
praticare la Gnosi, cioè quell'atteggiamento dello spirito che, in nome di
una profonda conoscenza di Dio, finisce per stravolgere la Sua Parola [...]
in deciso anche se non dichiarato contrasto con ciò che è essenzialmente
cristiano"10.

Il "nemico" indicato dai nuovi apostoli della scienza e dai vecchi
predicatori della fede è quindi sempre lo stesso: la Gnosi che (al di là
della sua identificazione e collocazione storica nei primi secoli dell'Era
Volgare come tentativo di assimilare la mitologia cristiana nel vasto
sincretismo filosofico e magico della paganità alessandrina e misterica) può
essere codificata come un'antichissima forma, viva ancor oggi, di
sistematizzazione a fondamento magico-filosofico dei rapporti tra umano e
divino, tra anthropos e kosmos, tra coscienza e natura.

Un'illuminata categoria del pensiero da considerarsi quale codice filosofia)
sotteso alla magia e le cui principali caratteristiche sono sempre state la
complessità metafisica della natura, dell'umano e del divino, l'assoluto
primato della conoscenza rispetto alla fede e la possibilità per l'individuo
"illuminato" di una trasfigurante esperienza del sacro magica, prometeica,
iniziatica e senza mediatori umani. Un'esperienza che in molte forme di
Gnosi ha mirato senza falsi pudori all'autodivinizzazione.

Tratto da "L'estasi di Lucifero" in L'Immaginazione al Podere, Stampa
Alternativa, 1995