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Emile Durkheim e la divisione del lavoro sociale

di Manuel Zanarini - 29/08/2008

 

 

Nel 1893 Durkheim pubblica “La divisione del lavoro sociale”, in cui delinea i fondamenti sociologici del suo pensiero. Seppur siano passati diversi decenni e, ovviamente, la società abbia subito profondi mutamenti, alcune riflessioni proposte sono di estrema attualità.

 

Uno dei problemi principali della “società moderna” è lo sviluppo delle funzioni economiche, di fronte alle quali la morale retrocede, visto che gli individui passano la maggior parte del tempo sul posto di lavoro, i rapporti interpersonali sono basati su una logica mercantile, a discapito di una condotta eticamente orientata. Questo è un fenomeno nuovo ed estremamente pericoloso, in quanto le passioni umane si fermano solo davanti ad una forza morale molto forte, quindi il suo indebolimento fa degenerare la società allo stato di guerra. In quest'epoca, dominata dall'economicismo, gli interessi che prevalgono sono quelli della parte economicamente e politicamente più forte, che tramite il contratto, la forma dominante nei rapporti sociali, riesce ad imporre le sue ragioni, causando una diminuzione della morale generale della società.

 

 Uno dei fenomeni socialmente più evidente è la divisione del lavoro sociale, ormai generalizzata, dovuta dal formarsi di grandi raggruppamenti di forze e di capitali, le quali necessitano di lavoratori estremamente specializzati. Questo riguarda anche le strutture dello Stato, tanto che per la prima volta viene teorizzata la “divisione dei poteri” (legislativo, amministrativo e giudiziario), cosa di cui nelle società pre-moderne non si sentiva la necessità. Ma a quale funzione sociale risponde questo fenomeno? Apparentemente serve ad aumentare la produzione, la quale si dice aumenti la felicità dei singoli, fornendo loro maggiori ricchezze materiali. Ma che non sia così è facilmente riscontrabile; basta considerare l'aumento del numero di reati,  di suicidi e di disturbi sociali in generale, con l'aumentare della ricchezza.

Quindi, sono altri i motivi sociali che la generano, vediamo quali, seguendo nel dettaglio l'analisi sociologica dell'autore.

 Nella storia dell'umanità si possono identificare due tipi di rapporti sociali, che Durkheim definisce come tipi di solidarietà: quella meccanica (o mediante uniformità) e quella organica (o da divisione del lavoro).

 

La solidarietà meccanica si caratterizza dalla coscienza collettiva o comune,  cioè un insieme di credenze  e sentimenti comuni alla media dei membri della società, che quindi non dipendono dal singolo individuo. La sua tutela è la funzione principale dello Stato, che utilizza prevalentemente il diritto penale, visto che i reati colpiscono i vincoli costitutivi della comunità. La sanzione tipica è la pena detentiva. Per quanto riguarda la divisione del lavoro, è praticamente inesistente, e tutti gli individui svolgono tutti la medesima funzione.

 

La solidarietà organica presenta pochi e deboli sentimenti diffusi e condivisi. Ogni individuo svolge una funzione diversa dagli altri, le quali interagiscono per dar vita al corpo sociale, concepito come un organismo umano. Visto che i sentimenti fondamentali sono deboli, le violazioni del diritto non vengono punite severamente; infatti prevale la pena restitutiva.

Il diritto rappresenta uno strumento molto utile per capire che tipo di solidarietà vige in un gruppo sociale.

 

 Passando dalle società primitive a quelle moderne , si nota il prevalere progressivo della solidarietà organica. Lo si può notare valutando l'aumentare dei settori che vengono tolti dal diritto penale per passare ad altre forme di controllo (per esempio le violazioni delle regole religiose). Secondo Durkheim, la morale (in questo caso sinonimo di solidarietà) non è assoluta, ma è data da condizioni storiche e sociali. Con lo sviluppo della divisione del lavoro sociale, cresce lo spazio per l'affermazione delle individualità. La conseguenza è il decadimento dei sentimenti forti che erano alla base della solidarietà meccanica, quindi anche la morale sociale deve mutare, lasciando spazio a quella organica.

 

 Si possono individuare diversi tipi di gruppi sociali, a seconda del tipo di solidarietà prevalente. Il massimo grado di solidarietà meccanica è riscontrabile nell' orda, tipica degli Irochesi del Nord America. In questo caso ci troviamo di fronte ad una massa assolutamente omogenea, priva di organizzazioni “politiche”. Quando l'orda aumenta di popolazione, necessita di strutture differenti, trasformandosi in una società segmentaria a base di clan, come gli Ebrei o gli Highlanders scozzesi. In questo caso, invece, si forma una ripetizione di aggregati sociali simili tra loro, i clan appunto, basati su vincoli sanguigni o famigliari, che a loro volta formano una società più ampia. Col passare del tempo, e della divisione del lavoro, si formano i villaggi, dove cessano i legami famigliari e diventano dominanti quelli di vicinato e di interdipendenza economica. Ma neppure nella loro forma più ampia, le città (oggi potremmo parlare di Stati), ottengono l'autosufficienza economica, così necessiteranno di andare oltre i legami di vicinato, cambiando anche la struttura sociale. Quindi Durkheim prevedeva che nel futuro la società si sarebbe fondata su aggregati basati sulle funzioni economiche e lavorative, ponendo fine ad ogni legame che non fosse basato sul mercato e sul denaro (direi che mai previsione fu più azzeccata!).

 

 Il dato che possiamo estrarre dalla ricostruzione proposta è che la divisione sociale aumenta con l'aumentare della  densità della popolazione; infatti la vicinanza di persone che probabilmente svolgono funzioni simili, spingerà inevitabilmente qualcuno a specializzarsi ulteriormente, per trovare spazio sul mercato. Ma affinché ci sia una clientela, bisogna che si generino nuovi bisogni. In effetti, se guardiamo alle generazioni e alle società precedenti, molti oggetti di cui oggi ci pare impossibile fare a meno, non erano sentiti come necessari. Quindi, ovviamente, sono stati messi in atto dei processi sociali, atti a ingenerare dei bisogni non necessari al solo scopo di soddisfare la nuova divisione del lavoro. Quali sono questi meccanismi? Da dove deriva la necessità di nuovi bisogni? L'aumento della specializzazione necessita di un grosso sforzo, che spesso richiede un sempre maggior tempo da dedicare al lavoro, quindi per sopperire a questo, l'uomo ha sempre più bisogno di cose non indispensabili. Quello che preme sottolineare è che i bisogni non sono dettati da reali esigenze dell'individuo, ma sono indotti dalla società.

 

Da questa analisi, deriva un dato fondamentale: l'uomo è un animale sociale. “Gli stati psichici e i sentimenti derivano dall'organizzazione e dalla densità sociale”. Da queste parole capiamo che Durkheim si dissocia da quel filone di pensatori che individuano l'individuo come entità che nasce prima della società, da qui deriva che tanto i diritti quanto i doveri del singolo, così come la sua personalità, vanno sempre analizzati all'interno del contesto sociale storico in cui si trova, e non in assoluto, come per esempio indica la dottrina dei “Diritti dell'uomo”.

Ora, come abbiamo visto, la morale individuale è data dal contesto sociale, ma come detto questo cambia in continuazione per via del continuo aumentare della divisione sociale, quindi l'individuo si trova a dover passare da un tipo di morale “vecchia” ad una “nuova” in continuazione. Questo fenomeno è facilmente riscontrabile, guardando come molti atteggiamenti in una data epoca sono considerati immorali, e a volte illegali, e nelle epoche successive diventano consuetudinari, o viceversa. Questa situazione può creare squilibri al singolo, in quanto esistono dei momenti storici in cui la morale individuale non è “al passo coi tempi”. Questo stato in cui si viene a trovare il singolo in queste circostanze è detto anomia,ed è una situazione socialmente disgregante, in quanto l'individuo non si ritrova nel tipo di rapporti sociali esistenti e quindi non soddisfa i propri bisogni.

 

Fino al sorgere della società industriale, i rapporti tra gli individui erano basati sulla tradizione; ma con la divisione della società in capitalisti e salariati, questi rapporti, peraltro già indeboliti, cessano completamente. Ormai l'individuo passa la maggior parte del tempo sul luogo di lavoro, quindi prevalgono i rapporti di tipo economico, ma questi sono molto deboli, e gettano l'uomo nella solitudine e nell'anomia. Anche perché, a differenza dei modi produttivi precedenti, si è spezzato il legame tra sforzo del lavoratore e suo risultato, cosa che invece caratterizzava le botteghe medioevali per esempio. Questo fa si, secondo il procedimento che abbiamo visto prima, la società cerca di creare sempre nuovi bisogni, ma in realtà facendo così spezza ulteriormente i legami tradizionali, aumentando a sua volta l'anomia, in un circolo vizioso continuo.

 

Per evitare questo stato di anomia perenne, Durkheim indica la necessità di istituire dei corpi intermedi, nella fattispecie le corporazioni, ma non nella versione decadente della società pre-industriale, ma in quella funzionante del tardo impero romano. Inoltre al fine di “impedire che ostacoli di qualunque forma impediscano il dispiegamento delle capacità sociali presenti in ciascuno”, è necessario favorire in ogni modo la meritocrazia, garantendo l'uguaglianza delle condizioni esterne.

 

L'opera di Durkheim è estremamente importante nel pensiero occidentale, perché anticipa i tratti costitutivi della società moderna, e addirittura post-moderna come quella attuale, e individua le cause della crisi in cui si dibatte l'uomo occidentale moderno: il dominio dell'economia sulla politica; l'evoluzione dei legami sociali, da quelli a base sanguigna e tradizionale a quelli dettati dalla divisione del lavoro e quindi dalla dipendenza economica; 'individuazione di come si formano i bisogni individuali, e la rivelazione che nascono da reali esigenze individuali, ma sono funzionali alla divisione sociale del lavoro e ai suoi interessi economici; la necessità di impostare la società sulla meritocrazia, e di istituire corpi intermedi che diano al singolo la forza di opporsi al potere economico e politico, e che gli permettano di ricreare legami sociali con gli altri individui.