Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Costanzo Preve e l'elogio del comunitarismo

Costanzo Preve e l'elogio del comunitarismo

di Manuel Zanarini - 29/08/2008

 

 

Nel 2006 Costanzo Preve (1) da alle stampe il libro “Elogio del Comunitarismo”, nel quale da una nuova interpretazione del marxismo, se vogliamo in chiava comunitarista.

 

Preve parte dalla considerazione che le definizioni del pensiero utilizzate finora siano da rigettare in quanto superate, le definisce armi di una “guerra civile ideologica” che spegne il pensiero e del confronto dialettico. Al contrario è necessario un dialogo tra le varie culture, per costruire una società universale. Ma per arrivare a tale obiettivo, la base di partenza deve essere rappresentata dall'uomo concepito all'interno della sua comunità, lo “zoon politikon” di Aristotele, non l'individuo atomizzato occidentale.

 

Per fare questo, è necessario sconfiggere il pensiero attualmente dominante, che altro non è che il capitalismo liberale, tutto incentrato sull'esaltazione delle merce, che dopo il crollo del “comunismo reale”, pretende di instaurare un Nuovo Ordine Mondiale, che di fatto disgrega le appartenenze comunitarie, e che vuole distruggere ogni sacca di resistenza con “guerre preventive o umanitarie”, ne siano esempio quelle nella ex-Jugoslavia del 1999 e quella in Iraq nel 2003.

 

Partendo da questo presupposto, l'autore si lancia in una profonda e radicale critica alla liberaldemocrazia. Questo regime viene definito come “un totalitarismo dell’economia gestito da una oligarchia politica”, dove viene continuamente ribadita l'importanza della “libertà individuale”, ma in realtà si vive con la sensazione che i reali meccanismi di potere non siano modificabili, e che ben poco hanno a che vedere con la libertà dei singoli e molto con gli interessi delle multinazionali.

 In questo contesto, la democrazia non è altro che un sistema di gestione e di legittimazione del potere. L'unico modo per superare questo paradosso è dato dalla comunità. Solo al suo interno si può veramente capire il senso di termini come “democrazia” e “libertà”. La prima intesa come fonte del potere dal basso, partendo da una decisione politica presa dall'intera comunità; e la libertà concepita come un dato connaturato all'essere umano, e non determinato dal sistema.

 

 A questo punto, bisogna soffermarsi sulla concezione di Preve dell' “Uomo”. Esso è un animale sociale, razionale e generico. Sociale perché è contemporaneamente politico e comunitario, quindi non esiste al di fuori di questi termini; razionale, in quanto dotato del linguaggio, strumento che gli permette il confronto con i suoi simili e di formare la ragione, quindi di interpretare e formare la realtà circostante; generico, in quanto ha la capacità di dar vita a forme sociali e produttive differenti. Queste tre caratteristiche vanno sempre considerate assieme; infatti, non si può pensare la sua razionalità nel suo attuale stato atomizzato, perché gli è impedita la dimensione relazionale coi suoi simili, quindi ne scaturisce una forte critica all'individualismo e alla nuova religione dei “Diritti Individuali dell'Uomo”.

 

A questo punto del libro, l'autore traccia una breve storia della filosofia occidentale, che nasce in Grecia, in un momento in cui le forme tradizionali del vivere comune(miti, famiglia, riti tribali,ecc.) stanno crollando e l'individuo vive un momento di grave crisi interiore. Quindi lo “scopo” della filosofia è quello di ricostruire il legame tra singolo e la sua comunità. Ma, alla fine di questo excursus storico, che ometto per brevità, Preve finisce col criticare tutte le forme di comunitarismo apparse nella storia. Generalmente li definisce “gerarchici sacralizzati”, in quanto non sostenibili su un piano razionale, ma guidati da una gerarchia giustificata da una concezione sacrale.

 

 Preve individua 4 forme di comunitarismoda criticare, in quanto considerate come patologiche di quella corrente di pensiero di cui viene invece tessuto l'elogio: quello localistico o provincialistico, quello organicistico, quello fascista e nazionalsocialista e quello etnico.Infatti, come detto all'inizio, il comunitarismo di Preve, mira ad una società universale, si avvicina molto all'universalismo, quindi non trovano spazio realizzazioni che invece prevedono forme più ristrette di aggregati comunitari. La comunità, per lui, serve come strumento intermedio l'individuo e l'umanità intera, attraverso il quale possa manifestare le sue tre caratteristiche fondamentali ed opporsi alla manipolazione capitalista. Viene concepita in base ad un comune sentire, che dia vita ad un'etica sociale diffusa, in grado di combattere i movimenti del capitale che passano sopra la testa dei singoli individui, garantendo sempre la libertà e l'uguaglianza dei singoli. ottenere questo risultato, è fondamentale porre al centro la ragione,tanto che l'Illuminismo, viene visto come il movimento che ha storicamente spezzato i vincoli sacrali, e che può consentire all'uomo di costruire una vera comunità democratica, che riconosca nell'altro il soggetto formante il tessuto comunitario, in un processo talmente esteso da comprendere l'intera umanità, senza distinzioni geografiche, etniche, razziali o religiose.

 

Infatti, il capitale finisce col sostituire la ragione olistica con quella strumentale e specialistica, che spinge l'individuo a non cercare il senso all'interno dell'intera comunità, ma nell'analisi comparativa tra mezzi e fini e nell'individualismo. Tre sono le fasce sociali in cui questa manipolazioneè più evidente. Vediamo i giovani, i quali trovano in nicchie di consumo (le mode), le uniche forme di aggregazione; gli anziani, che da depositari di conoscenze da tramandare, diventano elementi da nascondere, in quanto negano il mito dell'immortalità , che sta alla base del consumismo (tema molto simile al quello presentato da Veneziani, con la definizione dell'idea libearl come “figlia del tempo”, contro quella comunitaria di “figli di un luogo”); infine le donne, che vengono ingannate attraverso un femminismo sterile ed omologante, che si esprime benissimo nella figura della “donna in carriera”. Come si può ben vedere tutto è funzionale alla progressiva omologazione, funzionale al dominio del liberalcapitalismo globalizzante.

Da ciò deriva che il capitalismo sarà sempre totalitario, quindi impossibile pensare ad un comunitarismo che no vi si contrapponga. Anzi, nell'analisi di Preve, il comunitarismo è la via che realizzerà l'utopia marxista una comunità umana mondializzata, contro una società sempre più disgregata dal capitale e dalla divisione del lavoro e dei ruoli sociali (chiaro il riferimento al pensiero di Durkheim).

 

Il fenomeno disgregativo capitalista è evidente nella costituzione della “Società di Mercato Integrale”(SMI). , nasce dal superamento della vecchia economia capitalistica, che riconosceva gli stati nazionali, e i loro poteri, come il controllo della politica economica ed estera e sull'emissione del denaro. Oggi, siamo invece in una situazione in cui il capitalismo delle grandi multinazionali controlla tutti gli aspetti politici del mondo, imponendo i propri interessi ai singoli stati, e quindi ai singoli cittadini.

Per quanto riguarda l'Europadue sono gli ostacoli si oppongono al comunitarismo, favorendo la SMI: la Banca Centrale Europea, con tutta la pletora di burocrati di base a Bruxelles; e le basi militari NATO. , indeboliscono la costituzione di un'Europa libera, per asservirla agli interessi dell'atlantismo e delle forze economiche delle multinazionali.

Per Preve, solo un'Europa comunitaria può opporsi a tale fenomeno, in quanto le forze emergenti asiatiche, Cina e India, sono già inglobate al sistema capitalista globalizzato, basti pensare ai fondi di investimento statunitensi quasi interamente finanziati da Pechino, alla considerazione dei loro cittadini come “compratori vergini” delle merci prodotte dalle multinazionali occidentali. Quindi anche se la Cina arrivasse ad ottenere il primato economico e politico, nulla cambierebbe nella lotta per annientare la logica capitalista imperante a livello globale.

 

Il libro di Preve offre sicuramente molti spunti di interesse, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto analitico della situazione globale attuale: il dominio tirannico della liberaldemocrazia e dei suoi effetti socialmente disgreganti, il prevalere della logica utilitaristica con effetti di omologazione a livello globale, la perdita di potere dei singoli, e degli stati nazionali, a discapito di una ristretta elite finanziaria ed economica, il riconoscimento dell'Europa come unico argine, svelando il “falso mito” del polo alternativo asiatico generalmente identificabile nella Cina.

Ma se ci spostiamo su un piano programmatico e propositivo gli aspetti non condivisibili sono forse maggiori. A mio avviso ci offre uno spaccato di una classe di intellettuali marxisti, che di fronte al fallimento storico e filosofico del comunismo, cercano nuove vie per riproporre la loro lotta. Più che proporre una vera analisi della costituzione di una comunità ( come è pensabile opporsi al capitalismo con l'Illuminismo che ne rappresenta la base culturale e filosofica, oppure non si capisce come una “comunità universale” possa opporsi al “mercato globale”, senza riconoscere che il suo unico freno può essere rappresentato da comunità particolari fortemente coese, che vede le altre comunità come “amiche”, ma anche come altre da sé), l'autore cerca di trovare una nuova via per dare credibilità alle teorie di Marx, che si sono scontrate con la realtà storica, rivelandosi errate.

 

(1) Costano Preve nasce a Torino nel 1943, è stato professore di storia e fliosofia  e inglese e francese nei licei. Negli anni '70 milita nel PCI, per poi passare a diverse formazioni della Sinistra extraparlamentare. Negli anni'80 dirige l'organo di "Democrazia Proletaria". Quando la sua corrente aderirà a "Rifondazione Comunista", abbandonerà la militanza politica. Attualmente è considerato un eretico dalla vulgata di Sinistra, e per l'avvicinarsi al comunitarismo e a pensatori cone De Benoist è considerato un "fascista nascosto".