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Esecuzioni rimandate alle sette di mattina

di Miguel Martinez - 29/08/2008

 

Inizio dell'anno di disgrazia, 1914.

Mancano pochi mesi alla Prima guerra mondiale, Madre Oscura di ogni orrore, ed è passato quasi un secolo da allora.

Ognuno, in quell'anno, immaginerà il futuro in un certo modo: chi sognerà rivolte universali degli oppressi, chi la grandezza della propria nazione, chi folli trionfi di tecnologie. E c'era pure chi  sognava, almeno  almeno, che la Bosnia venisse annessa alla Serbia.

Tutti delusi, e spesso da morirne.

Eppure, proprio in quei giorni, avveniva qualcosa di molto più significativo - in termini di futuro - di omicidi di dimenticati arciduchi austroungarici.

Leggete questo brano tratto dal (bellissimo) libro di Frank McLynn, Villa e Zapata. Una biografia della rivoluzione messicana, Il Saggiatore, Milano, 2006.

Stiamo parlando di Doroteo Arango, alias Pancho Villa, un brillante e confusionario ex-macellaio  e ladro di bestiame che fece il bello e il cattivo tempo, molto tempo fa e per pochi anni, nel remoto stato del Chihahua, nel remoto Messico.

Se per caso avete sentito parlare di Pancho Villa (ma chi conosce gli ex-macellai del Chihuahua?), vuol dire che il brano che segue è davvero importante.

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Il 3 gennaio [1914], Pancho Villa firmò con la US Mutual Film Corporation un contratto da venticinquemila dollari per un film sulle imprese della Divisione del Nord.

Villa accettò di combattere tutte le sue future battaglie solo di giorno, di girare solo con cameramen della Mutual e, se necessario, di condurre combattimenti simulati.

Benché Villa si spingesse al di là della lettera della simulazione reinscenando le battaglie, questo non era un requisito contrattuale. Furono girati migliaia di metri di documentario, inframmezzato da scene recitate in cui il giovane Raoul Walsh, che in seguito sarebbe diventato un importante regista di Hollywood, faceva la parte del giovane Villa in una romantica miscela di falsità e di melodramma. Walsh raccontò poi che Villa era un attore poco attento e che non capiva minimamente la tecnica cinematografica: quando il regista gli chiedeva di passare lentamente a cavallo davanti alla macchina da prea, lui dava di sprone, frustava il cavallo e schizzava via davanti al cameraman che andava in bestia.

Comunque la troupe ottenne che Villa posticipasse le sue esecuzioni capitali alle sette anziché all'alba, perché c'era una luce migliore.

Finché, il 9 maggio 1914, The Life of General Villa, con lo stesso Pancho che recitava in diverse scene, fu presentato al Lyric Theater di New York: in un tipico lieto fine hollywoodiano, Villa diventava presidente del Messico.

Era ormai una leggenda mondiale.