Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Chi non conosce una bella persona, alzi la mano

Chi non conosce una bella persona, alzi la mano

di Francesco Lamendola - 05/09/2008

In genere, quando siamo sopraffatti dal pessimismo e tendiamo a rappresentarci la società a tinte fosche, sostenendo che la qualità della nostra vita in mezzo agli altri se ne va di male in peggio, tendiamo a dimenticarci la semplice verità che la società è fatta di individui e non di entità astratte o di numeri statistici.

È vero che, con l'avvento della società di massa, la categoria del singolo (come la chiamava Kierkegaard già alla metà dell'Ottocento) è stata ricoperta, per così dire, e resa parzialmente invisibile dall'uomo-tipo, ovvero dall'uomo-medio; ossia, per chiamare le cose con il loro nome e senza tanti fronzoli, da un involucro d'uomo che magari fa la sua discreta figura sotto l'aspetto estetico, ma che è totalmente privo di essenza e, quindi, una pura e semplice non-persona. Però non è detto che all'apparenza corrisponda anche la sostanza e, quindi, che gli individui siano veramente spariti.

Certo, sono divenuti scarsamente visibili, sommersi - come sono - dall'ondata dell'uomo-tipo (e, ovviamente, della donna-tipo). Però, secondo noi, esistono ancora; anzi, sono ancora relativamente numerosi e, probabilmente, non del tutto persuasi di essere votati all'estinzione. Per adesso si tengono defilati, un po' per prudenza, un po' per forza di cose; tengono, come si dice in politichese, un «basso profilo». Fanno come quella selvaggina che, vedendo invaso dall'asfalto e dal cemento il proprio habitat naturale, adotta abitudini notturne e si arrangia a rimediare il cibo, col favore del buio, alla periferia delle metropoli; e della quale gli invasori umani - gente dalle abitudini diurne e dalla vista corta - non sospetta neppure l'esistenza.

Dunque, partiamo pure dall'assunto - forse ottimistico, forse semplicemente realistico - che gli individui esistano ancora e che siano abbastanza numerosi. Ne consegue che la società è fatta (anche) di individui; e che essa è bella o brutta in relazione al fatto che gli individui che la costituiscono sono, in quanto persone, belli oppure brutti.

Dunque, mettiamo un fremo ai piagnistei sulla scarsa accoglienza della società, sulla disumanizzazione della società, sulla chiusura e sull'ottusità della società, come se «la società» fosse una formula magica o una entità estratta e misteriosa, una sorta di governo occulto che ci manipola in base a perfidi disegni e mediante subdole macchinazioni.

Certo, al giorno d'oggi c'è anche questo pericolo: noi, personalmente, ne siamo convinti, e abbiamo trattato più volte questo soggetto in tutta una serie di articoli e saggi (cfr., in particolare, Esiste un progetto consapevole per strappare l'anima del mondo? e Qualcosa sta accadendo che non sappiamo interpretare, consultabili sui siti di Edicolaweb e di Arianna Editrice). Però, non crediamo che al mondo ci sia solo questo, ma anche dell'altro: le forze spirituali positive di tante e tante persone, che si oppongono alla barbarie e alla dissoluzione.

Lo abbiamo sostenuto, fra l'altro, nello scritto …E pace in terra agli uomini di buona volontà (sito di Arianna); ed è su questa linea che desideriamo, ora, riprendere la nostra riflessione, mirante a chiarire talune ragioni di speranza che sussistono, pur nei tempi piuttosto bui nei quali ci troviamo presentemente a vivere.

Se esistono ancora gli individui, esistono le persone: perché gli individui sono persone; mentre non lo sono gli uomini-tipo o le donne-tipo. E se esistono le persone, esistono sia le belle persone,  quanto  le brutte persone.

Può darsi che qualcuno sostenga di non conoscere, o di non aver mai conosciuto, una bella persona; più o meno come esiste chi afferma di non aver mai visto un lichene. Si tratta, in entrambi i casi, di un misto d'ignoranza e di miopia (o, per dir meglio, di distrazione): così come è impossibile aver visto un vecchio muro, o una roccia nel bosco, senza aver visto anche dei licheni, altrettanto è impossibile condurre una vita normale fra gli esseri umani e non imbattersi mai in una bella persona.

Tanto per cominciare: che cos'è una bella persona? Bella, in che senso?

Non fisicamente; o, comunque, non solo fisicamente. È la bellezza interiore che traluce dal suo sguardo, dai suoi atti, dai suoi stessi pensieri; riscaldando, per così dire, e illuminando l'ambiente tutto intorno a sé.

In genere, questo calore e questa luce emergono anche se non fa nulla di particolare per mettersi in mostra o se, addirittura, cerca di mantenersi un po' in disparte: perché le belle persone non sono esibizioniste o narcisiste, e si mostrano solo quel tanto che è necessario per rapportarsi autenticamente al tu (cosa che non si può fare, ad esempio, attraverso Internet, e meno ancora attraverso i messaggini del telefono cellulare).

D'altra parte, la sua bellezza interiore - fatta di grazia, sincerità, rettitudine e benevolenza - trasfigura la bella persona anche fisicamente, facendo scomparire o attenuando i suoi difetti e modellando, in un certo senso, tutto il suo aspetto.

Quando siamo insieme ad una bella persona, e parliamo con lei, ci dimentichiamo della sua statura, della sua corporatura, del colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, e così via; oppure registriamo mentalmente questi attributi, senza tuttavia soffermarci su di essi, perché siamo completamente presi e affascinati dall'aura magica e soave che si diffonde dal suo mondo interiore attraverso lo sguardo, i silenzi, le parole, il sorriso, i gesti.

Avvertiamo - più o meno confusamente, più o meno distintamente - che in lei vi è qualcosa di eccezionale; e intuiamo che questo qualcosa non dipende né dal suo aspetto, né da quello che dice, ma da quello che è in se stessa, da quel quid che la rende unica e infinitamente affascinante. Non ci stanchiamo mai della sua presenza, anzi vorremmo che il tempo si fermasse e che non giungesse mai il momento della separazione.

Un'altra cosa ci colpisce in lei, di cui - sovente - ci rendiamo conto solo dopo un po' di tempo. Anche se appartiene all'altro sesso ed è bella e desiderabile fisicamente, non è la sensualità a spingerci verso di essa, non è l'attrazione erotica che, casomai, si accende in un secondo momento, come effetto e non come causa del magnetismo che esercita la sua bellezza interiore. Quello che ci colpisce non sono i suoi attributi fisici - quante volte un bel corpo non riveste una bella persona, ma semplicemente una persona banale e mediocre! -, ma quel non so che di speciale e d'irresistibile che le deriva dall'essere così come è in se stessa e con se stessa, prima ancora di come appare stando in mezzo agli altri.

È più facile dire cosa si prova stando accanto a una bella persona, che non darne una definizione rigorosamente oggettiva. Si prova un senso di rispetto, e anche di benessere e di armonia; al tempo stesso, ci si sente accolti e valorizzati, ci si sente importanti e, in qualche modo, unici, perché l'attenzione di cui si è oggetto è palesemente sincera, e non di tipo formale.

Se poi dovessimo precisare meglio qual è il fattore principale che suscita in noi queste gradevoli sensazioni, diremmo: la verità interiore di quella tale persona, che è il tratto distintivo della sua personalità morale.

Nella maggioranza degli esseri umani - anche negli individui autentici, e non solo negli uomini-tipo - vi è quasi sempre una certa discrepanza fra i pensieri e gli atti, fra i sentimenti e le parole, fra i principi e il comportamento pratico. In particolare, la maggioranza degli esseri umani - e non solo gli uomini-tipo, ma anche gli individui autentici - cercano, magari inconsapevolmente, di presentarsi agli altri sotto la luce più favorevole possibile; di apparire più belli, più simpatici, più intelligenti o più colti di quello che sono effettivamente. In quasi tutti gli esseri umani, insomma, c'è una misura di finzione, di inautenticità, di millanteria.

La bella persona, no. Non cerca di presentarsi sotto la luce più favorevole e non tenta di apparire migliore di quello che è e che sente di essere. E questo non perché si ritenga già talmente perfetta da non aver bisogno di fingere, sia pure solo un poco; ma, al contrario, perché è talmente consapevole dei suoi limiti, che le sembra semplicemente ridicolo tentare di mascherarli. Schietta e leale per natura, la bella persona riterrebbe una offesa all'intelligenza del prossimo il tentativo di prenderlo in giro, facendosi passare per altro da quello che realmente è.

La bella persona apparirebbe decisamente ingenua, in un mondo di furbi, se non fosse sorretta - a sua stessa insaputa - da una tale forza interiore, da una tale ricchezza e larghezza di comprensione della vita, per cui coloro che l'avvicinano non la percepiscono come ingenua, ma come autentica; benché sarebbero pronti a definire ingenui gli stessi comportamenti, se li notassero in un'altra persona - in una persona, ad esempio, che tenti di apparire migliore di quello che è. Si può anzi dire che, in una bella persona, diventano elementi di forza quelli stessi che, in una persona meno dotata spiritualmente, verrebbero giudicati, senz'altro, come elementi di debolezza.

Vi è, nella bella persona, un fascino che incanta, ma non strumentalizza; un rigore morale che incute rispetto, ma non spaventa; una serietà di fondo che, sovente, si apre al sorriso, e che mai ispira tristezza o malinconia, anche quando deve trattare argomenti estremamente importanti o perfino solenni.

Infine, la bella persona trascina coloro che l'avvicinano, proprio perché non vuol sedurre nessuno; è ascoltata con la massima attenzione, proprio perché non cerca di imporre il suo parere ad ogni costo; e induce gli altri a deporre la loro abituale diffidenza e ad aprirsi con fiducia, come se la conoscessero da sempre, proprio perché non sbandiera la sua affidabilità e non decanta le sue qualità morali.

Quando ci si trova in presenza di una bella persona, si prova un intenso desiderio non di sembrare, ma di essere migliori; di trasformarsi e di perfezionarsi, per essere degni di starle vicino; di fare appello alla parte più vera e più onesta che sonnecchia in fondo alla propria coscienza, e ci si era quasi scordati di possedere.

In un certo senso, il tu della bella persona fa appello all'io migliore che alberga in ciascun essere umano e lo pone, ossia lo afferma; perché la bella persona non teme affatto di veder valorizzato l'altro, anzi lo desidera, dal momento che non è afflitta dalla smania di affermarsi al di sopra di tutti. Ne deriva che solo con una bella persona è possibile instaurare un bel rapporto, ossia un rapporto autentico; e poiché noi tutti, per quanto confusi dalle brame disordinate dell'ego, sentiamo oscuramente di aver bisogno di rapporti umani autentici, così come i nostri polmoni hanno bisogno di respirare l'aria pura, ecco spiegata l'attrazione misteriosa che le belle persone esercitano su chiunque le incontri.

Sentiamo, in presenza di una bella persona, che ci viene offerto un alimento spirituale indispensabile alla nostra vita, e della cui mancanza ci accorgiamo solo allora; proprio come i nostri sensi percepiscono la purezza dell'aria solo quando, spalancate le finestre, essa crea un contrasto con l'atmosfera chiusa e opprimente che vi stagnava.

Ora, questo alimento spirituale è costituito innanzitutto dalla verità; e tutte le altre caratteristiche, che rendono così attraente quella persona, e così esaltanti le ore o i minuti trascorsi in sua compagnia, non sono che una conseguenza di essa.

 

Scrive Pietro Gianola in Persona e verità (Edizioni Paoline, Alba, 1975, pp. 14-15):

 

Se la legge dell'adattamento biologico-ambientali e quella della conservazione ed espansione vitale accomunano l'uomo agli altri esseri viventi, il bisogno di verità gli è proprio: condizione indispensabile per la conservazione, per l'adattamento, per l'espansione liberatrice intima, cosmica, sociale, religiosa. Negli altri esseri le forze vitali posseggono le leggi immanenti del conservarsi e del divenire dei soggetti. Nell'uomo-persona altro sono le forze  e altro i principi direttivi.

La verità costituisce la mediazione indispensabile. Vi emerge l'essere e il reale, vi si rivelano  disponibili le forze, vi attinge e vi operala libertà razionale, responsabile, protagonista d'iniziative.

Conoscere e conoscersi è già vivere, convivere, comunicare, godere. Soprattutto se ne conseguono impreviste e sorprendenti motivazioni e guide, per sempre nuovi e più validi investimenti creativi.

 

E adesso, alzi la mano chi pensa - in tutta sincerità - di non aver mai conosciuto, nel corso della sua vita, una bella persona; e di non dover esserle grato, non per questo o quel beneficio ricevuto, ma per il semplice fatto che essa esiste.