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Una nota sulla condizione professionale dei professori universitari

di Franco Cardini - 05/09/2008

 

Non mi sono mai occupato granche di “politica universitaria”: vi sono eminenti colleghi che lo fanno meglio di me, e ho piena fiducia in alcuni di loro. Ma ogni cosa ha un limite: e vi sono momenti e situazioni nelle quali tacere significa rendersi complici di chi mente. Una persona onesta non puo mai eprmettersi un lusso del genere.

Foto di Giliola Chistè, www.giliolachiste.com

Qualche mese fa, puntualmente riprendendo alcune dichiarazioni dell’amico e collega ministro Brunetta che non esito a definire avventate – e bugiarde: Brunetta e docente universitario, sa bene anche per esperienza personale come stanno le cose -, molti organi di stampa si sono abbandonati ad attacchi volgari, menzogneri e ingiustificati nei confronti della “casta” universitaria, in quel momento messa sotto accusa anche da alcune scelte del governo e della maggioranza che stanno continuando, in tempi di centrodestra, l’opera coscienziosa di demolizione delle istituzioni dell’insegnamento pubblico ormai aviata da alcuni anni e proseguita – con sostenziale coerenza – sotto governi “di destra” e “di sinistra”, se tale distinzione significa ormai qualcosa. Forse con una sfumatura di sussiegosa ipocrisia in piu da parte della “sinistra”, che tradizionalmente affetta rispetto (strumentale) per “la cultura”, e un po’ di volgare e caricaturale disprezzo da parte della destra, per cui la cultura e di solito considerata “Kultura” o, come diceva negli Anni Cinquanta quel fine umanista ch’era Mario Scelba, “culturame”. Con qualche eccezione, naturalmente: le eccezioni ci sono sempre, amgari sono perfino numerose e autorevoli. Ma, purtroppo, confermano la regola.

Ora pero siamo alla farsa: ammesso che non si tratti d’una tragicommedia. Sappiamo bene che, in forza della scellerata legge elettorale che gli italiani hanno subito ben due volte (e, se l’hanno subita senza protestare, vuol dire che una consistente minoranza di loro sa che essa torna a suo vantaggio; e che la maggioranza comunque se la merita) il parlamento e stato popolato di yes-men e di yes-women accuratamente scelti uno per uno dalle rispettive segreterie. Questo parlamento non e stato eletto: e stato designato dall’elite oligarchica delle segreterie e legittimato dal voto del solo 80% del corpo elettorale attivo, con un record del 20% di gente che non e andata a votare (e con un’aliquota di schede bianche e nulle a proposito del numero delle quali il Ministero degli Interni, in un comprensibile ma illegittimo accesso di pudore, non ha mai comunicato i dati…). Ignoro francamente se tutto cio sia costituzionale: nel 1938, alle elezioni della camera dei Fasci e delle Corporazioni, le preferenze furono ammesse. Ma al gioco di questa riforma elettorale, meno democratica di quella del Duce, ci sono stati tutti i partiti: anche quelli di estrema sinistra, salvo qualche ciangottio di protesta. Perche conveniva a tutti.

Comunque, inutile ormai piangere sul latte versato. Tirem innanz, come diceva quello. Del resto, l’oligarchia che governa questo paese a forte sovranita limitata ch’e l’Italia (presidiata da oltre 100 basi militari controllate da un esercito amico finche sin vuole, ma comunque straniero), membro d’un’Unione Europea che il problema della sovranita non sembra piu nemmeno porselo, non e certo un’oligarchia politico-parlamentare. E’ un’oligarchia lobbistica d’imprenditori, di finanzieri e di societa anonime o pseudanonime ramificate oltralpe e oltreoceano della quale la nostra classe politica e, come la definiva il vecchio Marx, “comitato d’affari”. E’ pertanto del tutto normale che tale “comitato d’affari”, politicamente dotato di poco potere nonche piuttosto screditato e chiacchierato (ancora una volta, con le dovute eccezioni che confermano la regola) sia in cambio quanto meno strapagato e riempito di privilegi (o benefits, come si dice con eufemistico termine inglese). Deve pur esser incentivato ad assolvere di buona lena il suo ufficio di passacarte: prezioso, perche si tratta di tradurre in legge provvedimenti vitali per garantire certi interessi. Siamo ormai – e lo dico come cittadino, ma anche come pubblico funzionario – abituati, per non dire rassegnati a tanto: perfino alle “leggi ad personam”. Passino dunque gli arcistipendi esentasse di deputati, senatori e consiglieri regionali, passino i servizi gratuiti eccetera e tutti gli altri pourboires di superlusso.

Ma a tutto c’e un limite. Anche all’esser presi in giro. Non accetto, ad esempio, la bugia ipocrita di “moralizzazioni” come quella della “riduzione delle auto blu”. Anche alla “politica-spettacolo” si deve porre un qualche limite se non altro di buon gusto. Oltre ai tre jumbo gia al servizio della classe politica, ora ecco la notizia secondo la quale i fondi pubblici sono serviti di recente a comprare prima tre Falcon, quindi un Airbus 319 superaccessoriato e 29 Piaggio P180, che costano 8 milioni di euro ciascuno (per un totale, solo per i Piaggio, di 232 milioni di euro, il che significa oltre 400 miliardi di vecchie lire). Dico: se tutto cio e vero, chi ordina queste arcispese, chi le verifica, chi le autorizza, chi le controlla, chi conoscendole si assume la responsabilita di tollerarle senza denunziarle? Si puo sapere nelle mani di quale razza di mafiosi incoscienti siamo finiti?

Continuo con qualche altro esempio, a caso. Non so se sia vero che con uno di questi supercostosi aggeggi volanti acquistati col pubblico danaro Frattini ci e andato in vacanza alle Maldive. Io quest’anno, con i quattromila euro al mese che sono il mio stipendio di professore ordinario, sono andato in vacanza in Cina. E mi chiedo: con i proventi della sua attivita politica e ministreriale, Frattini aveva bisogno di commettere un illecito per andare in vacanza? Mi dicono che Fini abbia approfittato di una motovedetta dei Vigili del Fuoco per andar a fare il sub nel parco marino (vietato a tutti) di Giannutri. Non so se e vero: se lo e, me ne dispiace perche si tratta di un amico personale. Non avrebbe alcun bisogno di farlo: i suoi proventi pubblici gli consentono bene una bella vacanza matina pagata di tasca sua. Se lo avesse fatto, avrebbe commeso un illecito formale e una grave imprudenza politica. Ma perche poi i Frattini e i Fini farebbero cose del genere, se le hanno fatte, e sicuri dell’impunita? Evidentemente non per i celebri motivi economici per i quali, nell’Ottocento, si diceva che la politica era meglio farla fare ai ricchi che non ai poveri, perche i ricchi non avevano bisogno di rubare. A parte che cio non e sociologicamente, psicologicamente e antropologicamente vero per nulla, resta il fatto che la vertigine del potere e una cattiva ma irresistibile consigliera. Come dice il vecchio saggio proverbio siciliano, “Cumannari e megghiu ca futtiri”.

Puo darsi. E, anche quando non si comanda (perche chi comanda davvero e a Washington, o a Ginevra, o a Bruxelles, o in qualche ufficio di Wall Street o magari, ormai, del Bund di Shanghai), l’illusione del potere e comunque un profumo inebriante. Non saro quindi io a negare il fascino dell’Auto Blu e tanto meno quella del Jet Blu. Non oso dire che, se fosse toccato a me il provarlo, vi avrei resistito. In queste cose e bene essere molto prudenti, umili e sinceri prima di giudicare.

Ma proprio per questo, perche tutti noi siamo figli piu del nostro tempo che dei nostri padri, una riflessione e opportuna. Siamo forse arrivati a un punto-limite, a un punto di non ritorno. E’ quasi impossibile, ma al tempo stesso e assolutamente necessario restaurare il “senso della cosa pubblica”, quello che per quelli della mia generazione era il “senso dello stato”. Se Fini va a Giannutri a spese del popolo italiano (spero che non lo abbia fatto) e Napolitano, che su queste cose dovrebbe esercitare un severo e austero controllo, non se ne accorge o fa finta di nulla – e assumo di proposito un esempio “minore” - , dovrebbero entrambi sapere che i loro Maestri, Giorgio Almirante e Palmiro Togliatti, lontanissimi tra loro, sarebbero stati perfettamente concordi nel considerare aberrante un atto del genere. E, se in qualche modo avessero ceduto a tentazioni come quella, se ne sarebbero mortalmente vergognati. E’ tempo di restaurare questo pudore, di ritrovare il senso del limite come premessa al recupero da parte della societa civile d’un rispetto per l’elite politica, che dovrebbe rappresentarla, che essa non ha piu. Ma il punto e: la societa civile e oggi migliore dei suoi rappresentanti politici? Io personalmente credo vero esattamente il contrario: ed e proprio questo che mi scoraggia.

E torno al punto da cui sono partito: la condizione professionale del professore universitario. Lascio perdere quella, molto modesta e in qualche caso deplorevole, in cui versano tanti colleghi magari molto piu bravi di me, ma un po’ meno fortunati, che non hanno avuto l’opportunita di vincere il concorso che fa accedere all’ordinariato o che sono ancora troppo giovani mentre di concorsi quasi non c’e piu in giro nemmeno l’ombra. Salto dunque a pie pari i casi, numerosissimi, di tanti colleghi professori associati o ricercatori, alcuni dei quali – e vero – lavorano pochino (anche se piu dell’ora e mezza alla settimana denunziata da Brunetta sulla base di non so quale demenziale calcolo statistico), ma molti invece s’impegnano sul serio per uno stipendio mensile che nel primo caso e inferiore al tremila euro e nel secondo ai quattromila.

Io sono un privilegiato. Il mio stipendio mensile di professore ordinario a tempo pieno supera, sia pur di poco, i quattromila euro (ma ho sulle spalle quarantun anni di servizio reale attivo, dal ’67 in poi, e con gli anni dello studio universitario e del servizio militare regolarmente e a caro prezzo “riscattati” arrivo al mezzo secolo d’anzianita: con solo un paio di “anni sabbatici” in tutto). Sessantottenne, fra quattro-cinque anni arrivero, a Dio piacendo, alla pensione. Insegno in un Istituto di perfezionamento postuniversitario situato in uno splendido palazzo patrizio fiorentino dove si cura esclusivamente la formazione di dottorandi e di postdottorandi e dove possiamo godere di ottime infrastrutture. Dispongo di qualche fondo di ricerca, che naturalmente debbo scrupolosamente rendicontare ma che mi consente di pagarmi in una qualche misura libri e viaggi di studio: insomma, ho a disposizione un budget per ricerche e aggiornamento. Inoltre scrivo libri e articoli, faccio conferenze eccetera: attivita retribuite che per un pubblico funzionario sono legittimamente “cumulabili” con lo stipendio a patto di chiedere e di ottenere ogni volta il consenso esplicito dei propri superiori gerarchici e di non superare un certo “tetto” di proventi, fissato per legge ad alcune migliaia di euro annui.

Tutte queste risorse sussidiarie, messe insieme – e il farlo mi costa un duro lavoro che occupa tutto il mio tempo lasciato libero dall’attivita universitaria -, mi consentono piu o meno (sostanzialmente: e arrotondando per eccesso) di raddoppiare il mio stipendio. Titolare di proventi per una decina di migliaia di euri mensili, tutti regolarmente denunziati e sui quali pago le tasse fino all’ultimo centesimo, sono – lo ripeto – un rappresentante privilegiato per la mia categoria. Ma per arrivare a questo ho vinto quattro pubblici concorsi, lavoro instancabilmente da piu d’un quarantennio e sono al massimo della mia carriera. Con tutto cio, il livello massimo dei miei proventi (tassabili) non arriva alla meta dell’emolumento di un parlamentare (esentasse). E in condizioni analoghe alle mie ci sono solo alcune decine di colleghi anch’essi al top di una carriera forse fortunata, non lo nego: ma anche legittima, duramente e onestamente sudata, analiticamente controllabile da parte pubblica autorita giorno per giorno e fino all’ultimo centesimo.

E allora chiedo ai Signori Ministri e ai Signori Direttori di Quotidiano e di Telegiornale, sapendo di rivolgermi a gente che guadagna ben piu di me: con quale accidente di faccia tosta, stimatissimi signori, parlate di noi universitari come di una “categoria privilegiata”? Forse perche una volta vinta la cattedra siamo inamovibili? Ebbene: sappiate che io personalmente auspico – e lo dichiaro qui in termini formali - l’istituzione di un controllo triennale di operosita scientifica per i docenti universitari di ogni ordine e grado, senza premi di operosita per chi lavora piu e meglio, ma con possibilita di esser messi d’ufficio in pensione se si dimostra che l’operosita e venuta a mancare. A fronte di cio, auspicherei almeno un esame attitudinario (o meglio ancora, di cultura generale) per tutti gli aspiranti a pubblici uffici, per i candidati alle elezioni politiche e amministrative, per i designati a coprire funzioni dirigenti nel campo massmediale e ad assumere incarichi di consulenza. Con commissioni giudicatrici rigorosamente sorteggiate (non addomesticate) e pubblicazione dei risultati. Sapete le risate…