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Alitalia. Operazione Fenice

di The Economist - 08/09/2008

 

Alitalia ed i contribuenti

Sull’ala delle preghiere dei contribuenti

Da The Economist

La bocciatura del piano per salvare la compagnia aerea disastrata

Patriottismo si, ma a che prezzo? Nel caso di Alitalia, la zoppicante compagnia di bandiera italiana, la risposta è circa 5 miliardi di euro, ossia sui 125 euro per ogni singolo contribuente italiano.

Sin da prima che il governo Berlusconi montasse l’operazione per preservare l’italianità dell’Azienda, i contribuenti avevano versato circa 3 miliardi di euro nel progetto. Il salvataggio, con il nome di “Operazione Fenice”, incanalerà i debiti di Alitalia (1.2 miliardi di euro) ed i suoi rami meno redditizi in una “bad company” che verrà poi riversata sul Tesoro italiano.

Un report dell’Istituto Bruno Leoni, un think-tank liberal, conclude dicendo che “in generale il costo per lo Stato si aggirerebbe sui 2 miliardi di euro”. Ma le stime fatte dagli organi di stampa raggiungono cifre più alte, e ci sono ancora molti dettagli su cui decidere.

Lo scorso 28 agosto il Consiglio dei Ministri ha proposto una garanzia di 7 anni di occupazione alternativa o di protezione da parte del welfare ai 5000 dipendenti che verrebbero licenziati. I costi di una tale garanzia emergeranno solo dopo la chiusura delle trattative con i sindacati, intavolate il 4 settembre. Se la trattativa non va in porto, l’intero progetto potrebbe andare in fumo. Rimane poco chiaro se il Tesoro recupererà mai i 300 milioni di euro versati nelle casse di Alitalia lo scorso aprile, su richiesta di Berlusconi.

E questi sono solo i costi quantificabili. L’Operazione Fenice farebbe rientrare nella nuova Società anche AirOne, la principale rivale di Alitalia sul territorio nazionale, soffocando la concorrenza in Italia, in particolare sulla tratta Roma-Milano (Linate), di grande redditività. Sulla nuova Società, il governo potrebbe attuare un’esenzione triennale dalle norme imposte dall’anti-trust. Il piano confermerebbe la perdita da parte di Malpensa del suo status di fulcro dei transiti. Gran parte del traffico intercontinentale proveniente dall’hinterland industriale italiano passerebbe ora per Francoforte, Parigi o Londra. Quale delle tre, dipenderà dalla scelta del partner estero da parte della nuova compagnia aerea. Air France-KLM (che aveva declinato una precedente offerta) e Lufthansa sono interessate, ma si dice che anche British Airways possa aver fiutato l’affare.

E’ chiaro che l’Operazione Fenice non è stata ideata in base a ragioni puramente economiche. Lo scopo era semplicemente quello di non venir meno ai proclami fatti da Berlusconi prima delle ultime elezioni, su una “soluzione migliore” per Alitalia rispetto all’offerta franco-olandese, da lui considerata “un insulto”, anche se avrebbe risparmiato ai contribuenti di dover coprire i debiti della compagnia. Berlusconi diceva che c’era una cordata di imprenditori italiani che aspettava il momento giusto per agire. Dopo mesi di ritardi, questa cordata è finalmente stata trovata.

I sedici imprenditori, che si dice siano pronti ad investire €1 miliardo complessivamente, sono guidati da Roberto Colaninno (nella foto), capo della Piaggio. Il suo ruolo sarebbe quello di confermare l’idea che Berlusconi abbia l’appoggio dei poteri forti per questo progetto. Infatti Colaninno è molto legato all’opposizione, di cui suo figlio è il portavoce per l’industria. “Per un imprenditore una sfida del genere ha molto fascino, è quasi un dovere” ha detto al quotidiano La Repubblica lo scorso 29 agosto. Pare che persino i capi dei sindacati gli stiano concedendo il beneficio del dubbio.

Ma c’è anche molto scetticismo riguardo agli interessi personali dei suoi partners. Per esempio Marco Ponti, professore di economie dei trasporti al Politecnico di Milano commenta dicendo “non conosco tigri vegetariane, e non conosco uomini d’affari disposti a perdere soldi in nome dell’italianità”. Così come molti altri analisti italiani, Ponti sospetta che i membri della cordata abbiano ottenuto dal governo la garanzia di “favori in altre aree” nel caso di fallimento del progetto.

Tutto ciò dovrebbe essere di grande interesse per la commissione europea. Ma una delle prime mosse di Berlusconi è stata quella di assicurare ad un suo uomo, Antonio Tajani, il portafogli per i trasporti. Alcuni dei rivali di Alitalia potrebbero ancora fare un esposto a Bruxelles. Ma già da prima che arrivasse Colaninno con il progetto Fenice, Tajani l’aveva lodata in quanto “favorisce il mercato libero ed il principio di concorrenza”.

traduzione di Andrea Gigliesi