Vivere con la porta aperta
di Pierluigi Rizzini - 05/02/2006
Fonte: Greenplanet.net
Si tratta di una formula di grande attrattiva visto il numero sempre crescente di coloro che fanno questa scelta e la conseguente continua crescita delle associazioni che se ne occupano come ad esempio la fondazione “I Care Ancora” onlus, che ha raccoglie intorno a se una ventina di comunità di famiglie di cui buona parte nella provincia di Milano.
Le comunità di famiglie sono comunità di comunità, il cui nucleo centrale è famiglia, o anche le singole persone che, riconoscendo di non bastare a se stesse, decidono, per realizzarsi a pieno, di vivere accanto ad altri in modo solidale.
La comunità di famiglie non si costituisce sulla fusione, ma sul vicinato solidale, non sulle norme, ma sulla fiducia reciproca. Le parole chiave di questa esperienza sono: condivisione, sobrietà, accoglienza, solidarietà. Ognuno ha un suo ampio appartamento e una sua sovranità inalienabile ed è totalmente responsabile di sé e delle proprie scelte.
L’equilibrio che si persegue tra valori e stile di vita ed il sostegno reciproco vissuto in una casa solidale, consente alle famiglie e alle persone di trasformare le parole che si portano nel cuore in pratica quotidiana.
Le case in cui si vive, attivano così risorse per l’accoglienza, scoprendo giorno dopo giorno che l’apertura è commisurata al ben essere e lo star bene è anche proporzionale all’apertura verso gli altri .
In gioco ci sono famiglie e persone che ricercano uno stile di vita sobrio, essenziale nei consumi, ma anche nelle idee tutti non inseguono l’accumulo e lo sperpero dei beni, ma cercano di investire sulle relazioni con le persone nel rispetto dell’ambiente.
Riguarda la regolamentazione e le norme di vita le comunità familiari hanno una loro carta di vita, si accompagnano con le altre in un Capitolo e nominano un presidente con funzioni organizzative che si confronta con gli altri presidenti. Sono associazioni di mutuo aiuto in rete tra loro.
Le strutture dove sono insediate le comunità di famiglie hanno spazi riservati alle esigenze del quartiere e della comunità locale in cui sono situate : saloni, giardini, foresterie fruibili dai cittadini, dagli associati e dalle associazioni della zona.
Le comunità possono abitare in cascine ristrutturate oppure in contesti più urbani e, se l’ampiezza dell’immobile lo consente, possono situarsi accanto a realtà sociali bisognose di cura e servizi (comunità per minori, malati psichici, anziani, persone portatrici di svantaggi, etc.), ma senza mai confondersi con esse per poter far confluire, da una moderata distanza, il calore e l’affetto delle famiglie solidali.
In “Mondo di Comunità e Famiglia” alle esperienze più strutturate si aggiungono poi altre modalità di vita insieme: le comunità senza casa, chiamate «territoriali» che si esprimono in mutuo-aiuto fra vicini, apertura verso chi ha bisogno per vivere da subito con lo spirito della comunità, una cassa in comune, la spesa insieme, e incontri settimanali per discutere e condividere problemi e fatiche.
Vivendo così, con la porta aperta, succede poi di ritrovarsi anche con le braccia e il cuore aperto, la mente e le idee aperte, e la inesauribile e rivoluzionaria voglia di amare cio che sta accanto e tutto intorno, riuscendo a realizzare e a tradurre in pratica quella società utopica che gli uomini da sempre sognano ma hanno così tanta difficoltà a realizzare.
*"Vivere con la porta aperta" è il titolo del libro di Bruno Volpi ( fondatore di Comunità e Famiglia) ed Elio Meloni small>