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L'uso strumentale del passato

di Carlo Gambescia - 09/09/2008


Lo scontro di ieri tra Napolitano e La Russa (http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/politica/anniversario-8-sett/anniversario-8-sett/anniversario-8-sett.html ), pone una serie di problemi sulla natura del fascismo e dell’antifascismo. E in particolare dell’antifascismo come principio fondante della Repubblica. O per dirla con Napolitano del “patriottismo costituzionale” italiano.
I nuovi regimi “moderni”, basta riandare alla storia europea dell’Ottocento e del Novecento, si sono sempre fondati contro qualcuno o qualcosa: la religione, la tradizione, l’aristocrazia, la borghesia, eccetera. E in modo particolare, dopo il 1945, alla fine di una durissima guerra tra due regimi politici: il democratico e il dittatoriale. Dalla quale i popoli europei, divisi e affamati, erano appena usciti. Di qui il ricorso alla formula del “patriottismo costituzionale” fondato sull’antifascismo. Soprattutto in Italia, dove il fascismo era nato.
Ora, il problema è questo: perché a distanza di sessant’anni l’Italia si ritrova con un partito di derivazione fascista al potere e una nazione tuttora divisa sul significato da attribuire ai valori della Resistenza? Evidentemente il patriottismo costituzionale “non ha funzionato” . E perché non ha funzionato?
Noi abbiamo già affrontato l’ argomento analizzando, ovviamente in termini sociologici, il concetto di memoria storica in relazione alle vicende italiane del dopoguerra in questo post: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2007/04/il-25-aprile-riflessioni-sul-concetto.html , al quale rinviamo i lettori.
Vorremo però aggiungere che le strumentalizzazioni politiche di certa sinistra - e qui penso ai pericoli racchiusi nell'antifascismo settario e militante - come le calcolate e irritanti “minimizzazioni” da parte di certa destra circa la natura dittatoriale e antidemocratica del fascismo non favoriscono una civile discussione politica. E soprattutto la ricomposizione dell’anima italiana - nel senso, certo metodologicamente avventuroso, lo ammettiamo, di una comune psiche collettiva - intorno alla difesa della democrazia da ogni tentazione dittatoriale.
Sarebbe perciò necessario fare un salto di qualità, mutando, entrambi le parti in conflitto, l'approccio controversistico alle rispettive ideologie. Per andare finalmente oltre il "patriottismo costituzionale" che parla alle menti ma non all'anima delle persone.
Ma esiste, oggi in Italia, a destra come a sinistra, la sincera volontà di andare oltre il puro uso strumentale del passato ? Crediamo di no.