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Zero

di Stefano Montanari - 10/09/2008

 Zero! Lo scienziato di corte era stato chiaro, mostrando vistosamente la sua pazienza ai milioni di spettatori inochiti dal maggiordomo RAI che gli era stato messo a disposizione per la sua riverita epifania.

Certo, ci vuole tanta pazienza con tutti questi terroristi infedeli che dubitano della santità dei “termovalorizzatori” e, di tanto in tanto, occorre che la divinità si prenda il disturbo di scendere tra di noi e chiarisca le cose. Insomma, la religione di stato rivela che i “termovalorizzatori” sono perfettamente innocui per la salute di grandi e piccini e giustizia pretende che chi porta oro, incenso e mirra alla fondazione del celeste scienziato di corte – e si parla di chi prospera nel business dei rifiuti – vada santificato subito, come usa nella società fulminea di oggi. 

Se si entra nel covo dei biechi terroristi, però, si sente parlare non di fede di regime ma di scienza, qualcosa che va contro i princìpi della politica, degli affari, dei professori a noleggio, dei media che da tutto questo apparato sono mantenuti…

Già: la scienza. La scienza dice che una sostanza chiamata 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (solo diossina per gli amici), a dispetto di quanto affermava (a pagamento, nessuno dubiti) il grande Richard Doll, epidemiologo che per l’ultima metà del Novecento costituì l’oracolo, secondo cui trattasi di “un blando cancerogeno esclusivamente per i ratti”, si produce negl’inceneritori. Sì, perché gl’infedeli usano questa blasfema parolaccia al posto di quella da Mulino Bianco “termovalorizzatori” apparsa miracolosamente anni fa a Brescia nel presepio del “termovalorizzatore” premiatosi da sé. E si produce anche negl’impianti di nuova

generazione, quelli benedetti dallo scienziato di corte, quelli dello zero. 

Altra cosa che si orecchia in quei covi, è che gli enti di protezione ambientale taroccano con grande impegno i dati relativi all’inquinamento, che gli autocontrolli, quelli eseguiti dal controllato stesso, sono una buffonata, che spesso i sindaci, massime autorità sanitarie del comune, chiudono non uno ma ambedue gli occhi, che chi sta sopra i sindaci controlla che tutto sia fatto perché nessuno sappia, che i partiti politici trovano nei rifiuti linfa vitale per mantenere la loro corte dei miracoli, che le analisi “indipendenti” eseguite sono limitate ad alcuni inquinanti e si fa in modo che nessuno s’impressioni per i risultati… Roba da terroristi, naturalmente. Roba da denuncia per procurato allarme. 

Ora salta fuori una cosa che sorprende solo qualche Bella Addormentata che interrompe per un attimo il suo sonno pacifico: il “termovalorizzatore” di Pietrasanta (Lucca) emette quantità rilevantissime di diossina e i dati sono stati reiteratamente falsificati, pare tramite un programmino informatico. Davanti a questo, il terrorista trova il tutto assolutamente “normale” e trova abbastanza divertente il modo in cui questa ennesima porcheria è balzata all’onore di qualche cronaca locale. Il vecchio proprietario dell’impianto lo ha venduto al colosso dei rifiuti, la francese VEOLIA (uno degli sponsor dello scienziato di corte), e VEOLIA si è accorta di essere stata bidonata: la diossina in uscita è esageratamente generosa e nulla di tutto ciò compariva nei dati consegnati prima del passaggio di proprietà. Il problema non era quello della salute di chi abita nei dintorni (peraltro, peggio di così…) ma del fatto che, per rimettere le cose a posto, i francesi avrebbero dovuto spendere diversi milioni di Euro. E, se per la salute ognuno paga per sé e chi s’è visto, s’è visto, non sarebbe certo la stessa cosa se quel denaro se lo dovessero sborsare loro, poveri acquirenti del “termovalorizzatore” trasformato in italianissimo pacco. A questo punto, si corre indignati a denunciare la truffa, vera o presunta che sia. 

Altra cosa divertente tra le molte che fanno da condimento è che i vecchi proprietari avevano comprato per quasi tre miliardi delle vecchie Lire due centraline di controllo (che, comunque, avrebbero in qualche modo maneggiato loro) ma queste sono ancora ordinatamente imballate in un luogo dove si tengono le ferraglie inutilizzate. La giustificazione è stata un piccolo capolavoro: per istallarle sarebbe occorso ricorrere ad una variante urbanistica. Non si discute: in un paese dove ci siamo fatti crescere addosso la burocrazia come un cancro paralizzante e soffocante e dove gli agenti patogeni (i burocrati senza porte né finestre come le monadi di Leibniz) sono più invincibili di qualsiasi virus, davanti ad un fatto del genere non c’è che da fermarsi e non fare nulla. 

Diossine, dunque, perché queste sono il veleno che tutti hanno in mente e che viene anche menzionato più spesso dagl’inquinatori stessi per il semplice doppio fatto che non è poi teoricamente impossibile limitarne l’immissione nell’ambiente (aumentando in cambio il numero di nanopolveri) e che una legge recentissima permette di far credere a chi non è del mestiere, numeri alla mano, che le emissioni sono diminuite. Occhio non vede, cuore non duole, e chi schiatterà di cancro da diossina penserà che al destino che vien rassegnarsi convien come diceva una vecchissima canzone. 

Nessuno, invece, parla seriamente e con competenza di nanopolveri. Cercarle nel miele o nel latte come qualcuno sta facendo è una sciocchezza o, non potendo pensare che chi procede alle ricerche sia così ignorante, è una maniera per far risultare poco o, meglio, nulla. 

Da terrorista quale sono, ma da terrorista addetto ai lavori, non posso altro che ripetere per l’ennesima volta che le nanopolveri sono il peggior attacco alla salute che possa uscire da quegl’impianti demenziali che sono gl’inceneritori, comunque li si voglia chiamare. Si sappia che, al contrario di quanto afferma nella sua ingenua bizzarria qualche bello spirito che imperversa in quegli sgangherati palcoscenici da farsa che sono troppo spesso le nostre università, le nanopolveri di cui ci occupiamo sono non biodegradabili, non biocompatili, aggressive per la salute (se qualcuno anche in Italia ha voglia di leggersi il libro Nanopathology…) e, ahimé, praticamente eterne. Continuando a far finta di nulla come facciamo ora, continuando ad eseguire analisi i cui dati sono affidati a persone che, nella migliore delle ipotesi, non hanno l’esperienza indispensabile per decifrarli dal punto di vista sanitario, continuando ad eseguire analisi non significative non ci limiteremo a fare del male a noi stessi ma, quel che è peggio, avveleneremo il mondo dei nostri figli in una maniera irreversibile. 

Se lo ricordino i signori politici, i timonieri della polis, che, quando si parla del business dei “termovalorizzatori”, sono tutti uniti in un lieto girotondo. 

E se lo ricordi lo scienziato di corte, che un giorno, mille anni fa, prestò il Giuramento d’Ippocrate che è tutto fuorché il copione da farsa tragica che lui sta recitando.