Italia, biodiversità in pericolo
di nuvaecologia - 05/02/2006
Fonte: lanuovaecologia.it
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E’ un destino congiunto quello degli uomini e degli animali, specie nei paesi in via di sviluppo. Ma anche nel nostro Paese dove è in declino la presenza del falco lanario, della lontra, del capovaccaio, della gallina prataiola, della pernice bianca, dell’aquila del Bonelli, dellala foca monaca, e persino della starna e della coturnice, un tempo assai presenti nella penisola. Tigri, elefanti, rinoceronti, balene, delfini, tartarughe marine, panda, gorilla, oranghi: tutti animali a rischio estinzione per i quali gli ambientalisti combattono da sempre. Oggi la ricetta da adottare, secondo gli oltre 80 esperti dell’associazione Wwf provenienti da 60 Paesi, riuniti in questi giorni nella Capitale per fare il punto della situazione, è una sola: «bisogna partire dalla collaborazione delle popolazioni nate e cresciute a fianco di questi animali, poter rispondere alle loro necessità – ha detto Fulco Pratesi, Presidente del Wwf Italia - Laddove riusciamo a garantire le necessità del futuro delle popolazioni locali possiamo dare un futuro anche delle specie animali che condividono gli stessi ambienti naturali. Gli animali rappresentano spesso una ricchezza per queste popolazioni: salvare tigri ed elefanti vuol dire quindi offrire un futuro alle comunità di Paesi ancora in via di sviluppo o in rapido sviluppo». Parlare di sostenibilità diventa infatti spesso solo un buon proposito, difficile da attuare senza il consenso di chi deve sopravvivere nelle stesse realtà dove si vogliono proteggere gli animali a rischio estinzione. Per l'associazione del Panda, che ha voluto raccogliere questo forum di esperti in occasione dei suoi 40 anni di vita, il rapido declino di alcune specie avviene proprio nelle aree dove lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali supera i livelli di sostenibilità: ecco perché balene, delfini e tartarughe marine sono minacciate dal cosiddetto by-catch, pesca non selettiva che uccide 300.000 cetacei l’anno, ed ecco il motivo per cui gli ambientalisti si battono contro lo sfruttamento illegale ed intensivo delle foreste che ha ridotto, ad esempio nel Borneo, gli oranghi a 7.500 individui sparsi in aree ormai frammentate dal taglio, dagli incendi, dalla sostituzione con piantagioni di palma da olio. Non mancano anche le responsabilità del commercio del legname proveniente dalle foreste degli Oranghi, come il ramino, un legno pregiato che cresce nel Borneo e in altre aree del sud est asiatico il cui commercio è stato regolamentato solo di recente. Anche in Italia gli esperti dell’associazione hanno registrato il declino di specie importanti come il falco lanario, la lontra, il capovaccaio, la gallina prataiola, la pernice bianca, l’aquila del Bonelli, la foca monaca, ma anche di specie un tempo comuni come la starna e la coturnice. «Il nostro paese è un consumatore vorace di risorse naturali e di territorio: la sfida quotidiana è quella di saper amministrare le nostre risorse e poter garantire gli obiettivi che l’Onu ci ha indicato e che l’Italia ha sottoscritto, ovvero, l’arresto del declino della biodiversità entro il 2010 - ha affermato Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia - Per concentrare risorse economiche e impegno sul territorio e svolgere i progetti di conservazione il Wwf ha identificato nel mondo 238 Ecoregioni, individuate insieme alla comunità scientifica. Sono grandi serbatoi di biodiversità, come la foresta Amazzonica, la Grande Barriera corallina ma anche l’ecoregione Mediterraneo e l’Ecoregione Alpi, che interessano la nostra penisola. |