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Il disegno dell'evoluzione

di Stephen M. Barr* - 06/02/2006

Fonte: creazionismo.org

 


Copyright © 2005 First Things 156 (October 2005): 9-12. 

Con il permesso della rivista statunitense, ecumenica e interreligiosa, First Things, pubblichiamo in italiano il testo integrale dell’opinione del fisico nucleare Stephen M. Barr, sulla presa di posizione contro il neodarwinismo, da parte del cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn (http://www.origini.info/articolo.asp?id=113). L’articolo è disponibile in originale sul sito della rivista (http://www.firstthings.com/ftissues/ft0510/opinion/barr.html). In seguito pubblicheremo anche la replica del cardinal Schönborn sulle pagine della stessa rivista.


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La teologia cattolica in realtà non si è mai scontrata con l’idea che le attuali specie di piante e animali sono il risultato di un lungo processo di evoluzione – oppure con l’idea che questo processo si sia svolto secondo leggi naturali. L’Enciclopedia Cattolica del 1909 dichiara, infatti, che queste idee sembrano “in perfetto accordo con la concezione cristiana dell’universo.”

I teologi cattolici avevano qualche esitazione in più per quanto riguardava l’origine della razza umana, ma perfino in questo caso la vecchia enciclopedia ammetteva che l’evoluzione del corpo umano è “per se non improbabile”, e che una versione di tale evoluzione “è stata proposta da S. Agostino.” Il punto dottrinale cruciale era l’anima umana che, essendo spirituale, non poteva essere il risultato di un processo puramente materiale: né evoluzione biologica, né riproduzione sessuale. L’anima deve essere data ad ogni persona con un atto creativo speciale di Dio. Perciò la Chiesa deve rifiutare le filosofie ateiste e materialiste dell’evoluzione, che negano l’esistenza del Creatore o il Suo dominio sul mondo. Tuttavia, fintanto che la teoria dell’evoluzione si limitava alle questioni puramente biologiche, era considerata innocua.

Questo era il concetto insegnato a generazioni di bambini nelle scuole cattoliche. La prima dichiarazione formale del magistero sull’evoluzione è arrivata soltanto con l’enciclica Humani Generis di Papa Pio XII nel 1950. L’unico punto che il pontefice dichiarava come indiscutibilmente dogmatico  era che l’anima umana non è prodotto dell’evoluzione. Per quanto riguarda il corpo umano, Pio XII dichiarava che la sua evoluzione da quello degli animali inferiori potrebbe essere studiata come una ipotesi scientifica, purché non si facciano conclusioni affrettate. 

Le cose sono rimaste così per un altro mezzo secolo. Poi, nel 1996, in una lettera alla Pontificia Accademia delle Scienze, papa Giovanni Paolo II ammetteva che la teoria dell’evoluzione è ora “più che una ipotesi,” grazie alle impressionanti e convergenti prove provenienti dalle diverse discipline. Egli ripeteva il “punto fondamentale” di Pio XII, cioè che “se il corpo umano prende origine dalla materia vivente preesistente, [tuttavia] l’anima spirituale è creata immediatamente da Dio.”

Alcuni commentatori della stampa scientifica e popolare hanno interpretato questa dichiarazione nel senso che la Chiesa una volta rifiutava l’evoluzione, mentre ora si è arresa. La verità è che Pio XII, anche se con cautela, lasciava chiaramente la scienza libera di puntare in qualsiasi direzione; e Giovanni Paolo II semplicemente prendeva atto che nel frattempo molte scommesse sono state vinte. Tuttavia, la dichiarazione di Giovanni Paolo II è stata un gradito richiamo al vero atteggiamento della Chiesa nei confronti della scienza empirica. Ad essa seguiva il lungo documento della Commissione Teologica Internazionale (sotto la direzione del cardinal Ratzinger), dal titolo Comunione e Servizio: La persona umana creata a immagine di Dio. Questo importante documento conteneva, tra l’altro, un’analisi lucida e attenta dell’evoluzione e i suoi rapporti con l’insegnamento cattolico. 

Allora perché Cristoph Schönborn, il cardinale arcivescovo di Vienna, ha inveito la scorsa estate sul neodarwinismo? In un editoriale pubblicato il 7 luglio 2005 su New York Times , egli ha reagito con sdegno all’idea che “la Chiesa cattolica non ha problemi con la parola ‘evoluzione’ nel modo in cui è usata dalla maggior parte dei biologi – cioè come sinonimo di neodarwinismo. Spazzando via la dichiarazione di Giovanni Paolo II come “vaga e priva di importanza,” egli citava altre prove (comprese dichiarazioni del papa precedente, frasi da  Comunione e Servizio e dal Catechismo della Chiesa Cattolica, più una riga dell’omelia di inaugurale del nuovo papa Benedetto XVI) a sostegno della tesi dell’incompatibilità tra neodarwinismo e insegnamento cattolico.

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Negli Stati Uniti le domande scomode e i commenti ironici  sono arrivati subito e furiosamente. La Chiesa moderna sta davvero condannando una teoria scientifica? Quale è il peso dottrinale dell’articolo di Schönborn? (Dopotutto, se una lettera del papa indirizzata agli scienziati può essere chiamata “priva di importanza”, quanto importante può essere la lettera di un cardinale indirizzata ai lettori di un quotidiano?) Perché l’ha scritta? (Sembra che l’abbia fatto su sollecitazione e con l’aiuto del suo amico Mark Ryland, filantropo e grande sostenitore del movimento antidarwinista Intelligent Design.) E poi cosa, precisamente, ha detto il cardinale? 

Nei secoli recenti la Chiesa ha evitato di prendere posizione nelle dispute interne alla scienza – ed è per questo che tanto la forma quanto il contenuto dell’articolo del cardinale sono arrivati come uno shock. Gli argomenti, avendo a che fare principalmente con il rapporto tra casualità e provvidenza divina, sono troppo sottili e non possono essere trattati in modo adeguato in una   colonna di quotidiano. Era quasi inevitabile, perciò, che delle distinzioni si sarebbero perse, dei termini sarebbero stati definiti male, gli argomenti trattati in modo troppo riduttivo. 

Dicendo che il “neodarwinismo” è “sinonimo” di “’evoluzione’ nel senso usato dalla maggior parte dei biologi, ” Schönborn intende il termine nel modo in cui è comunemente usato tra gli scienziati. Inteso in questo modo, il neodarwinismo consiste nell’idea che il motore principale dell’evoluzione è la selezione naturale che agisce sulle variazioni genetiche casuali. In un altro punto dell’articolo, però, il cardinale da una definizione diversa: “evoluzione nel senso neodarwinista [è] un processo privo di guida e non pianificato, che consiste in variazione casuale e selezione naturale.” Questo è il principale passo falso dell’articolo di cardinal Schönborn. Egli ha infilato nella definizione di una teoria scientifica, il neodarwinismo, le parole “non pianificato” e “privo di guida”, che sono piene di significato teologico. 

La frase che egli cita da Comunione e Servizio potrebbe sembrare dargli ragione: “Un processo evolutivo privo di guida – un processo che quindi non rientra nei confini della divina Provvidenza – semplicemente non può esistere.” E siccome l’estensione del piano provvidenziale di Dio a tutti gli eventi nell’universo è una dottrina cristiana fondamentale, per quanto concerne Dio, nulla di ciò che accade può essere “non pianificato.” 

Però Comunione e Servizio avverte anche, in modo esplicito, che la parola “casuale”, usata dai biologi, chimici, fisici e matematici nell’esercizio del loro lavoro, non ha lo stesso significato delle parole “privo di guida” e “non pianificato” come usate nelle dichiarazioni dottrinali della Chiesa. Nel linguaggio comune “casuale” spesso si usa come “non causato,” “privo di senso,” “inspiegabile” o “inutile.” È anche vero che alcuni biologi, quando spiegano l’evoluzione al pubblico o agli studenti malcapitati, partono dalla “casualità” delle mutazioni genetiche per arrivare alla conclusione filosofica che la storia della vita è “priva di guida” e “non pianificata.” Alcuni fanno questo per sentimento anti-religioso, altri semplicemente per disinteresse. 

Quando si occupano di scienza, gli scienziati non usano però le parole “privo di guida” e “non pianificato”. Dal famoso Science Citation Index dell’Istituto per l’Informazione Scientifica risulta che nella letteratura scientifica esistono solo 48 pubblicazioni che hanno nel titolo la parola “privo di guida”, e nella maggior parte con riferimento ai missili. Solo 467 pubblicazioni hanno la parola “non pianificato”, quasi tutte in riferimento a gravidanze o procedure mediche. Per contro, vi sono 52.633 pubblicazioni, di tutti i campi della scienza, che hanno nel titolo la parola “casuale” o “cieco.” La parola “caso” è un termine tecnico di base nella maggior parte delle discipline scientifiche. Esso è utilizzato per descrivere il movimento delle molecole nei gas, le fluttuazioni dei campi quantistici, il rumore nei dispositivi elettronici e per gli errori statistici in un insieme di dati, tanto per dare alcuni esempi. Quindi, se il termine “caso” significa necessariamente che alcuni eventi sono “privi di guida” nel senso che sono “fuori dai confini della divina Provvidenza,” allora avremmo dovuto condannare come incompatibile con la fede cristiana gran parte della moderna fisica, chimica, geologia e astronomia, così come la biologia. 

Questo, naturalmente, è assurdo. Nell’uso scientifico la parola “casuale” non significa senza causa, non pianificato o inspiegabile; significa non correlato. I miei figli amano osservare le targhe delle automobili che ci sorpassano sull’autostrada, per vedere da quale stato provengono. La sequenza degli stati mostra un certo grado di casualità: auto di Kentucky, poi di New Jersey, poi Florida e così via – perché le automobili non sono correlate: il fatto di sapere la provenienza di un’automobile non dice nulla sulla provenienza dell’automobile successiva e così via. Nonostante ciò, ogni automobile si trova in quel posto a quel ora per una ragione. Ogni viaggio è pianificato e guidato da una mappa, o da un itinerario. Il viaggio di ciascun automobilista è inserito nella sua vita in un qualche modo intelligibile, anche se le vite dei diversi automobilisti normalmente non sono correlate l’una con l’altra. 

Prendiamo in considerazione un’altra analogia. Le righe della prosa, a differenza della poesia, non finiscono con rima. La sequenza delle ultime parole di ogni riga ha perciò le caratteristiche di una distribuzione cieca. Però questo non significa che la prosa è “priva di guida” o “non pianificata”. Semplicemente l’autore non ha selezionato le ultime parole di ogni riga in modo da creare una rima, cioè imponendone quel tipo particolare di correlazione. Ma le parole, tuttavia, sono scelte. Così anche Dio, pur avendo pianificato la propria opera con la massima cura, potrebbe non aver scelto di imporre delle correlazioni specifiche a determinati eventi, per cui i movimenti delle molecole in un gas, ad esempio, potrebbero non esibire una correlazione statisticamente verificabile. 

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Dobbiamo distinguere tra ciò che potremmo chiamare “casualità statistica”, che non indica assolutamente se un processo è pianificato o guidato, e gli altri significati del termine “casuale” o “cieco.”  La casualità statistica, basata sulla mancanza di correlazione tra cose o eventi, si usa per capire e spiegare i fenomeni mediante la teoria della probabilità. Ad esempio, quando voliamo stabilire se l’incidenza di cancro in una contea concorda con le aspettative statistiche, oppure è in azione qualche fattore causale non ancora conosciuto. Controllando i dati statistici sull’aspettativa di vita, le cause di morte, l’età della popolazione e così via, si potrebbe calcolare l’aspettativa di morte da cancro e vedere se vi è una differenza statisticamente significativa con i dati reali; questi calcoli implicano la casualità statistica. Intere parti delle discipline scientifiche  (ad esempio “meccanica statistica”) sono basate su tali metodi: le proprietà dei gas, dei liquidi e dei solidi, ad esempio, si possono capire e calcolare con precisione con metodi basati sulla casualità statistica del moto molecolare e atomico. 

I promotori del movimento antidarwinista Intelligent Design di regola ammettono che le idee di casualità statistica, probabilità e caso sono legittime nelle spiegazioni dei fenomeni. Loro però sostengono che per poter concludere scientificamente che un set di dati è dovuto ad un “progetto”, occorre prima escludere le altre spiegazioni, compreso il “caso”. I membri della Commissione Teologica Internazionale si riferiscono chiaramente al movimento Intelligent Design quando scrivono in Comunione e Servizio: “Una compagine sempre più ampia di scienziati critici del neodarwinismo segnala invece le evidenze di un disegno (ad esempio, nelle strutture biologiche che mostrano una complessità specifica) che secondo loro non può essere spiegato in termini di un processo puramente contingente, e che è stato ignorato o mal interpretato dai neodarwinisti. Il nocciolo di questo acceso dibattito concerne l’osservazione scientifica e la generalizzazione, in quanto ci si domanda se i dati disponibili possono far propendere a favore del disegno o del caso: è una controversia che non può essere risolta attraverso la teologia.” 

Se “propendere a favore del caso” come parte della spiegazione di un fenomeno non può essere escluso su basi teologiche, allora la disputa sulla complessità in biologia tra i neodarwinisti e i loro critici del Intelligent Design non può essere risolta teologicamente. Bisogna riconoscere che anche molti dei migliori scrittori del movimento Intelligent Design, inclusi William Dembski e Michael Behe, insistono che il problema va risolto scientificamente. 

Noi non siamo in grado di risolvere teologicamente il problema del ruolo del “caso” nell’evoluzione, perché Dio è onnipotente e perciò può usare metodi diversi per causare gli effetti. Supponiamo che un giocatore di poker voglia avere una specifica mano. Se provasse con una singola mano da un mazzo mischiato, la probabilità di avere scala reale sarebbe di 1 a 649.740. Allora egli potrebbe decidere di truccare le carte, introducendo le giuste correlazioni nel mazzo prima di dare le carte. In alternativa, potrebbe decidere di dare le carte da ciascuno di un miliardo di mazzi mischiati. In questo caso la mano desiderata quasi certamente comparirà. (La probabilità di non riuscire è infinitesima: 10 elevato a 669° potenza.) In quale modo Dio ha fatto la vita? Il mazzo molecolare era “truccato” o “mischiato”? 

L’analogia con il poker è, naturalmente, debole. Noi non conosciamo l’ordine in un mazzo mischiato – ed è per questa ragione che mischiamo le carte. Ma Dio conosce tutti i dettagli dell’universo sin dall’eternità. Egli sa come sono messe le carte. Lo scienziato e il giocatore di poker, però, non vedono le cose dal punto di vista di Dio ed è per questo che parlano di “probabilità.” 

Gli uomini hanno usato le parole “cieco”, “probabilità” e “caso” per millenni, senza immaginare minimamente che esse implicassero necessariamente la negazione della divina Provvidenza. Come dice Ecclesiaste: “Ho visto anche sotto il sole che non è degli agili la corsa, né dei forti la guerra e neppure dei sapienti il pane e degli accorti la ricchezza e nemmeno degli intelligenti il favore, perché il tempo e il caso raggiungono tutti.” (Qo 9,11, ndr) Oppure, per dirla in gergo tecnico, non vi è una correlazione perfetta tra l’essere forti e vincere, o tra l’agiatezza ed essere saggi. 

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Perché nel nostro mondo esistono la casualità statistica e l’assenza di correlazione? Perché gli eventi non avvengono in sincronia, secondo una formula semplice, ma fanno parte di una rete vasta e complessa di contingenze. La nozione di contingenza è importante nella teologia cattolica, ed è intimamente legata a quello che nel linguaggio comune si chiamerebbe “caso”. 

Comunione e Servizio chiarisce questo punto. “Molti scienziati neodarwinisti, e alcuni dei loro critici, hanno concluso che se l’evoluzione è un processo materialistico radicalmente contingente, guidato dalla selezione naturale e da variazioni genetiche casuali, allora in essa non può esserci posto per una causalità provvidenziale divina,” osserva il documento. “È tuttavia importante notare che, secondo la concezione cattolica della causalità divina, la vera contingenza nell’ordine creato non è incompatibile con una Provvidenza divina intenzionale. La causalità divina e la causalità creata differiscono radicalmente in natura e non soltanto in grado. Quindi, persino l’esito di un processo naturale veramente contingente può ugualmente rientrare nel piano provvidenziale di Dio per la creazione. Secondo san Tommaso d’Aquino: «Effetto della divina Provvidenza non è soltanto che una cosa avvenga in un modo qualsiasi; ma che avvenga in modo contingente, o necessario. Perciò quello che la divina Provvidenza dispone che avvenga infallibilmente e necessariamente, avviene infallibilmente e necessariamente; quello che il piano della divina Provvidenza esige che avvenga in modo contingente, avviene in modo contingente (Summa Theol. I, 22, ad 1).» Nella prospettiva cattolica, i neodarwinisti che si appellano alla variazione genetica casuale e alla selezione naturale per sostenere la tesi che l’evoluzione è un processo completamente privo di guida vanno al di là di quello che è dimostrabile dalla scienza.” 

Qui non vengono quindi criticati i neodarwinisti come tali, ma solo la conclusione non valida fatta da “molti” di loro (insieme ad alcuni dei “loro critici”) che la supposta “casualità” della variazione genetica implica un processo “assolutamente privo di guida.” La dichiarazione intende fare chiaramente una netta distinzione tra le ipotesi scientifiche legittime e gli errori filosofici considerati spesso -  ma erroneamente - una conseguenza logica delle ipotesi stesse. 

Nel suo articolo Schönborn cita il Catechismo della Chiesa cattolica: “Noi crediamo che Dio ha creato il mondo secondo la propria saggezza. Il mondo non è il prodotto di una necessità, e nemmeno di una cieca fatalità o caso.” Tuttavia, una cosa è dire che l’intero mondo è prodotto del caso e l’esistenza dell’universo è un puro caso, ben altra è dire che nell’universo esiste la casualità statistica. Il cardinale cita anche la seguente frase da un discorso del papa recentemente scomparso: “A tutte queste indicazioni dell’esistenza di Dio Creatore, alcuni oppongono la forza del caso o i meccanismi propri della materia. Parlare di caso per un universo che presenta una organizzazione così complessa dei suoi elementi e finalità così meravigliose nelle forme di vita, equivale a rinunciare alla ricerca della spiegazione del mondo come lo conosciamo.” Infatti. Tuttavia, usare nelle scienze argomenti basati sulla casualità statistica e la probabilità non significa necessariamente “opporre” l’idea del caso all’esistenza di Dio Creatore. 

Persino dal punto di vista neodarwinista vi sono molte possibilità per vedere quella “finalità” (la guida dell’universo e della vita) alla quale fa riferimento papa Giovanni Paolo II. La possibilità di un processo evolutivo in grado di produrre le forme meravigliosamente intricate che vediamo, presuppone l’esistenza di un universo la cui struttura, materia, processi e leggi hanno caratteristiche speciali. Questa è la lezione delle molte “coincidenze antropiche” individuate dai fisici e dai chimici. È anche molto probabile, come suggerito dal noto biologo neodarwinista Simon Conway Morris, che alcuni prodotti (o “soluzioni”) dell’evoluzione siano incorporati nelle regole della fisica e della chimica, così che le “variazioni casuali” finiscono per arrivare agli stessi risultati, un pò come il corso tortuoso dei fiumi trova sempre il mare. Nel suo libro Life’s Solution, Morris fornisce molte e impressionanti prove di un simile tropismo dell’evoluzione. E poi, naturalmente, non dobbiamo dimenticare che ciascuno di noi possiede la forza spirituale dell’intelletto, la razionalità e la libertà, che non possono essere spiegate con la semplice biologia, sia quella dei neodarwinisti, sia quella dei loro critici dell’Intelligent Design. 

Personalmente non sono assolutamente certo che la concezione neodarwinista sia sufficiente in biologia. Ma anche se dovesse risultarlo, questo non invaliderebbe affatto ciò che papa Benedetto XVI ha detto: “Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario.” Nel suo articolo su New York Times il cardinal Schönborn comprensibilmente ha voluto contrastare quegli avvocati del neodarwinismo, che sostengono che la teoria dell’evoluzione esclude la guida provvidenziale del Creatore nella creazione. Sfortunatamente egli ha finito per dare credibilità alla loro affermazione, oscurando il chiaro insegnamento della Chiesa che la verità della scienza non può contraddire la verità della rivelazione. 

*Stephen M. Barr è fisico teorico delle particelle nel Bartol Research Institute dell’Università di Delaware. Egli è autore del libro Fisica Moderna e Fede Antica (University of Notre Dame Press).