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Giova, alla memoria storica, il politically correct?

di Franco Cardini - 26/09/2008

Giova, alla memoria storica, il politically correct? Evidentemente, no: al contrario, gli fa molto male. In un certo senso, le due dimensioni sono del tutto opposte. Bisogna scegliere.

Cio e apparso chiaro, ad esempio, durante la recente visita del Santo padre a Lourdes, il 14 settembre 2008, giorno dell’Esaltazione della Santa Croce. In quell’occasione, librerie e edicole sono state letteralmente inondate di libri, riviste e pubblicazioni vari dedicati alla “rotta dei miracoli” e all’apparizione, del 1858, della misteriosa Signora che, parlando alla contadinella Bernadette gli rivelo- in stretto dialetto del Bigorre, l’unico che la ragazzina conoscesse – di essere la “Immaculada Concepciou”. Il dogma dell’Immacolata Concezione era stato proclamato da papa Pio IX solo da poco piu di tre anni prima, l’8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus.

Si sono ricordate molte cose, a proposito di Lourdes. Ma, “stranamente”, con qualche dimenticanza. Non e impossibile, ad esempio, che qualche osservatore un po’ piu attento si sia chiesto come mai a nessun editore, in questi tempi di pur forte rinascita dello spirito religioso, nessun editore abbia pensato a ripubblicare un o strano libretto apparso postumo a Parigi nel 1949 e prontamente tradotto in italiano dalla Morcelliana di Brescia, Viaggio a Lourdes. Eppure, a modo suo, quel libro era e resta una bomba. E’ il diario-meditazione di un medico ateo testimone dei miracoli e da essi convinto e convertito. Il punto e che quel libro fu scritto – e mai pubblicato, finche egli visse - da un medico lionese nato nel 1873 il quale poco piu che trentenne, nel 1904, si era trasferito negli Stati Uniti per lavorare nel Rockfeller Institute for Medical Science. Esattamente un secolo fa, nel 1908, Carrel riusciva a dimostrare la possibilita del trapianto renale: per questo e altri studi gli fu attribuito, nel 1912, il Premio Nobel per la medicina. Aveva, allora, meno di quarant’anni.

Che uno scienziato cosi geniale si fosse convertito in seguito ai miracoli di Lourdes dovrebbe far ancora notizia, almeno nel mondo cattolico. Perche tanta distrazione, tanta dimenticanza? Una prima traccia si raccoglie a proposito di un altro libro scritto dal Carrel, edito nel 1935 e al suo tempo divenuto uno sconvolgente best seller: Si tratta de L’uomo, questo sconosciuto, una rigorosa requisitoria contro la Modernita che il grande scienziato accusava di aver del tutto trascurato le esigenze spirituali del genere umano.

Un bel delitto contro il politically correct e contro tutte le imbecillita nelle quali e obbligatorio credere o quanto meno fingere di farlo. Ma c’e di peggio. Lontano dalla sua patria, il Carrel non aveva mai cessato di esserle profondamente attaccato. Cosi, nel 1940, accetto la proposta del maresciallo Petain (che a quel tempo non era esattamente peregrino considerare il “salvatore” della Francia, per quanto poi tutti si siano ricreduti) e torno in patria per collaborare col suo governo.

Alexis Carrel, scienziato e Premio Nobel, divenne dunque un “collaborazionista”. La sua morte nel ’44, appena settantenne, fu magari prematura – non tuttavia per allora... -, ma lo salvo dall’onta di un processo infamante, forse di una condanna. E salvo la Francia dalla vergogna di aver condannato una delle sue glorie nazionali.

Al peggio, d’altro canto, non c’e mai fine. Va da se che, in seguito alle sue incaute scelte politiche, si fece di tutto per far entrare Alexis Carrel nel dimenticatoio. Forse sarebbe bastato. Ma il vento di follia recriminatoria che sembra essersi scatenato negli ultimi anni contro tutto quel che anche alla lontana si potrebbe collegare con il Male assoluto”, il fascismo, ha coinvolto di nuovo anche la sua memoria. In Francia, un’ondata di virtuosa persecuzione si e scatenata contro di essa: nella sua natia Lione si e andati alla caccia delle sue memorie – lapidi e vie che lo ricordavano – per cancellarle istericamente. L’accusa? A parte il suo petainismo, si e scoperto che Carrel avrebbe anche avuto simpatie “razziste”. Come buona parte degli scienziati occidentali, tra la seconda meta dell’Ottocento e i primi del Novecento. E magari come molti giuristi che hanno lavorato ai Codici Civili di certi States americani e di certi paesi scandinavi, introducendovi clausole razzistiche e/o eugenetiche poco lontane dalle famigerate leggi di Norimberga del 1935. Ma il politically correct fa spesso si che il “dovere della memoria” scatti solo a comando, quando fa comodo.