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Toynbee, Polibio e la riorganizzazione imperiale dell'Occidente

di Carlo Gambescia - 07/02/2006

Fonte: carlo gambescia

 

Arnold Toynbee in A Study of History (1934-1961), la sua celebre storia universale in dodici volumi si interrogò sui motivi per cui cadono le civiltà. A suo avviso, e semplificando, per due ragioni: a) mancanza di coesione spirituale e politica; b) attacco in forze, in più punti, da parte di un nemico esterno. Celebri sono le sue tesi, sulla duplice aggressione di un "proletariato esterno" e di un proletariato interno", come avvenne per Roma Imperiale, attaccata su due fronti: dai cristiani all'interno, come portatori di nuovi bisogni spirituali e materiali, e dai "barbari" all'esterno, attirati dalle ricchezze di Roma, ma anche spinti dalla necessità di conquistare nuovi spazi economici e sociali.
E' possibile usare il modello di Toynbee per spiegare la crisi che l'Occidente sta attraversando? Sì, ma solo in parte. E a luce di Polibio.
Infatti se consideriamo l'Occidente come un'unità, inclusiva anche dell'Europa, va detto subito che non sta vivendo una fase di decadenza. Ne sta invece attraversando una di riorganizzazione su nuovi basi imperiali. Fase che potrebbe essere paragonata a quella che Roma attraversò dopo la seconda battaglia di Pidna (148 a.C., la prima risale al 168 a.C, mentre due anni dopo nel 146 a.C. i romani raderanno al suolo Cartagine), quando Grecia e Macedonia vennero sottomesse a Roma. Di lì un lungo processo di riorganizzazione e di conflitti sociali, economici che durerà circa 150 anni e culminerà nel Principato di Augusto. Ci fu dunque crisi, ma solo di "crescita".
In questo senso le guerre americane in Medio Oriente, possono essere avvicinate a quelle di Roma, appena ricordate. E, di conseguenza, anche l' Occidente sta attraversando una crisi di "crescita".
Si può invece giustamente parlare, nel senso di Toynbee, di una "decadenza europea" che ha provocato, ma che è stata anche accelerata da due guerre, tra il 1914 e il 1945, e che tocca il culmine nel 1991.
Sul piano della comparazione storica (certo, a grandissime linee) il 1945 corrisponde alla prima battaglia di Pidna (168 a.C.). Mentre il 1991, anno del crollo sovietico, equivale a una sorta di incruenta seconda battaglia di Pidna (148): è l'anno della conquista definitiva. Il proletariato interno europeo è invece inscenato dalle masse affamate e sconfitte uscite dalla seconda guerra mondiale. Che chiedevano, e giustamente, pace e sicurezza. E quello esterno dalla straripante forza economica, politica e militare degli Stati Uniti.
In buona sostanza l' Europa, come la Grecia di allora, ha scambiato pace e sicurezza con la sottomissione.
Vanno poste qui alcune domande decisive: gli Stati Uniti, che, fatte le debite porporzioni storiche, hanno la stessa forza militare della Roma del II secolo a.C., hanno anche l'identica solidità morale e politica, e quindi la necessaria coesione per affrontare un secolo e mezzo di conflitti, o comunque, un lungo periodo di riorganizzazione interna e esterna? L'ideologia liberale e democratica americana ha la stessa forza e le stesse qualità coesive dell'ideologia imperiale romana. L'osservazione di Polibio sull'efficacia del carattere misto della costituzione politica romana, capace di fondere elementi democratici e aristocratici, può essere estesa anche a quella americana?
Insomma, gli Stati Uniti riusciranno a conciliare democrazia, liberalismo e spirito aristocratico di conquista?