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La notte del parco buoi

di Doriana Goracci - 03/10/2008





 

Oggi c'è, chi non consente attacchi alle "sue" banche e promette che non perderemo neanche un euro. E'  l'inizio di un tumultuoso ottobre finanziario e il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, rassicura i depositari di conto corrente delle banche iscritte al Fondo interbancario di garanzia, spiegando  che, in caso di fallimento, saranno coperti fino a 103mila euro per conto, aggiungendo però e pure, che: "I pronti contro termine non sono garantiti, mentre i titoli di stato, preferibilmente a scadenza non troppo lunga, costituiscono ancora un investimento relativamente sicuro" e che sono "A rischio anche i risparmi di chi ha investito in obbligazioni bancarie, soprattutto quelle rilasciate dalle grandi banche d'affari, ora nell'occhio del ciclone".

Poi affondando il coltello nella piaga paventa: “Nel malaugurato caso che fallisca una banca come Unicredit, che ha 10-12 milioni di correntisti, ci si chiede che capienza possa avere il Fondo interbancario di garanzia". Tutti quelli che leggono, potrebbero in parte impensierirsi ma ce ne sono altri che quasi sorrideranno, avendo non risparmi ma debiti, come lo Stato e le sue amministrazioni.

Da anni chiedo invano, laddove mi sia possibile fare la domanda e magari ai diretti interessati, perché la maggior parte della stampa nazionale e locale, non pubblica le quotazioni dei Titoli di Stato, i cui regolamenti, tagli e incrementi all'asta, vengono fatti dal Tesoro, quelli che garantiscono nel tempo il Debito Pubblico, dove i cittadini-risparmiatori, diventano creditori dello stato debitore, pagando l'intermediazione bancaria s'intende e le tasse: la domanda non ha mai avuto  risposta, tantomeno chiara e precisa, alla faccia della trasparenza e dell'informazione.

Nella gestione di una grande banca, quella del fu Mattioli, in base all'età e alle aspettative, gli impiegati facevano diversificazione con le quote, da muovere ogni tanto, da cambiare come un abito: ad hoc. Quando furono spalmati a tappeto e con tutte le arti, questi giardinetti comuni, non si poteva tornare indietro, al neolitico dei Bot e dei Btp, non si poteva neanche guardarli sui giornali, tanto erano vecchi brutti e sporchi e i bancari, addetti alla consulenza finanziaria, divennero promotori senza esserlo, dispensando affettuosi o perentori consigli, in assoluta buonafede: ci credevano e compravano anche loro, spazzatura. Non bastò il fallimento del Fondo Pensione Comit, la dismissione degli immobili di prestigio a quattro soldi, gli esodi forzati e volontari, continuarono a dispensare con cura, gli orto-giardinetti del tutto virtuali, senza odori e sapori, se non quello dell'appagamento dell'occhio, grazie a un bel Prospetto Informativo di etti di pagine, a caratteri minuti ma firmati,  con Torta su misura. Negli ultimi anni, l' inclinazione per i titoli di stato, appariva un vezzo da contadina con le scarpe numero 40 e il cervello da burina, come se si proponessero galline ruspanti e zucchine storte. Che fine avrebbe fatto con una tata-operatrice controtendenza, l'Asset Allocation? Già. Era stata coniata questa parola magica che diversificava i profili psicologici della clientela in: Conservativo- Prudente-Equilibrato-Dinamico-Aggressivo.

Nessuno più cercava sul Sole 24 ore il listino e le quotazioni dei Buoni del Tesoro poliennali: quel foglio rosa, era moda sotto il braccio o in borsetta,  da anni 80. C'erano invece i Fondi, poi anche Pensione, volontari e involontari se rimanevi zitto, chiusi o aperti, deducibili, non alla comprensione e le Polizze Vita, per cui l'Operatore finanziario, non più Borsinista o Promotore, diventò anche assicuratore e psicologo, tant'è che intuendo propensioni, aspettative, caratteristiche psicosomatiche, brandendo l'impignorabilità, l'insequestrabilità,  l'assoluto silenzio, quelle cartelline, garantivano tutti i casi della vita e della morte, arricchendosi anch'esse della formula inglese: Unit Linked! Mi sono tornati alla mente, quei contratti di borsa, scritti a mano, che chiedevano in certi momenti prestabiliti dell'anno, anche solo con 10.000 lire, di  concorrere all'estrazione di premi distribuiti dai titoli di stato, e poi  la Rendita, il Redimibile, la Ricostruzione, i Buoni Alfa Sud che ti facevano vincere anche un' auto della stessa Casa e nome, per passare una vacanza in Sardegna, e il film di Antonioni, l'Eclisse, il lungometraggio che girò a Piazza di Pietra nel 1962, dove i fili dei telefoni erano lunghi ed elastici fino a raggiungere dalle cabine,  il Recinto delle Grida.

Erano ancora i tempi del Parco Buoi, degli Agenti di Cambio, di Sindona, l'Immobiliare Roma, lo Ior. Vennero poi, quelli dei Bot People e  ci fu chi curò il risparmio, come un allevamento di cozze, affondato nella mota e contiguo ai porti. I titoli erano cartacei. gli acquirenti risparmiatori, se li tenevano a casa, li chiamavano cassettisti: qualcuno riesumò pure le azioni dell'Isotta Fraschini, potè farci almeno un quadro. Oggi tutti i titoli sono dematerializzati e si pagano contanti, senza rinvii a fine mese borsistico.

Eh ... "L' Asset"..."Assettiamoci" che è meglio e non facciamo domande, diamocela da soli la risposta e in silenzio, altrimenti da buoi diventiamo pure cani che abbaiano alla luna e se dicono ma non lo dicono, di avere Carta Bianca, ricordiamoci di Totò: " E pulitevici il culo!". Era il film "i Due Colonnelli", 1962, stessa data dell'Eclisse, a cui seguì l'Avventura e la Notte.