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La strage bianca: morti sul lavoro

di Federico Dal Cortivo - 08/10/2008

 

 

 

 

Non passa giorno che non sia registrato uno o più incidenti, spesso mortali, nei posti di lavoro, ma la cosa, dopo le solite parole di rito, cade nel dimenticatoio. E così mentre il ministro Brunetta s’inventa di “condannare lo stato di malattia” del personale statale, il suo parigrado Sacconi si guarda bene dal colpire le aziende che non rispettano le norme sulla prevenzione degli infortuni, anzi, con una recente direttiva s’ingegna sul come depotenziare l’efficacia dei controlli nelle imprese, già scarsi a tutt’oggi. Pochi sono gli ispettori del lavoro, i quali dovrebbero garantire l’applicazione delle leggi e sanzionare chi sgarra, c’è il rischio che nella vita di un’azienda una verifica possa avvenire a distanza di oltre dieci anni dalla precedente, una vera manna per chi si fa beffa del Dlgs.626/94 ed ora Dlgs. 81/ 2008. In Italia abbiamo schierato solo qualche migliaio d’ispettori a fronte di oltre un milione d’imprese. Su un totale di circa 3.500 in organico, 500 di essi sono tecnici, che verificano l’applicazione delle norme in ferrovia, luoghi dove vi è la presenza di radiazioni ecc., mentre altri 1.700 sono quelli che effettuano i controlli retributivi e contributivi. Vanno aggiunti poche centinaia di Carabinieri che collaborano con gli ispettori del lavoro, supportati quando è possibile dalle Asl. Vi sono poi 50 uomini dell’Enpals e 440 dell’Inail. Come si vede una forza d’urto insufficiente che però il ministro Sacconi, nel DL112/2008, con una direttiva ad hoc, vuole destrutturare completamente, minando il sistema delle ispezioni sui luoghi di lavoro. Una chiara azione tesa a “non disturbare le imprese”. Per il ministro le ispezioni debbono “servire a indirizzare il sistema imprenditoriale verso l’emersione guidata, ma che non abbia effetti devastanti sulla non facile tenuta dell’iniziativa economica locale”.. e prosegue.. “si dovrà avere cura di evitare che un eccesso di discrezionalità di ispezionare, riconosciuta al personale ispettivo, possa condurre a una mancanza di sistema nelle ispezioni, che andranno programmate con largo anticipo”. In poche parole niente più ispezioni a sorpresa , ma regolarmente programmate e magari anche preavvisate.. Ma il responsabile del Lavoro non si ferma qui, vuole disciplinare anche i casi nei quali sarà possibile chiamare l’ispettore e soprattutto quando quest’ultimo avrà l’obbligo d’intervenire: “particolarmente delicata è la valutazione delle richieste d’intervento provenienti da uno o più lavoratori o da organizzazioni sindacali, ed anche al fine di evitare una strumentalizzazione dell’ispezione (sic!) si ritiene di non dover dare seguito a richieste anonime, via posta, fax o mail” e poi proseguendo: “coloro che denunciano, siano essi sindacalisti o singoli lavoratori, “dovranno evidenziare nello scritto i caratteri dell’oggettiva attendibilità dei fatti esposti e delle concrete possibilità di provare quanto denunciato”. Sacconi poi consiglia esplicitamente all’ispettore di “creare un clima collaborativo” (con l’azienda ovviamente..) e di distinguere tra “il trasgressore occasionale e colui che persegue disegni criminosi”, il tutto condito con la raccomandazione a “non punire esasperatamente le micro imprese”. Morale s’invitano i funzionari del servizio ispettivo a non fare il proprio dovere e di omettere se possibile i “fatti considerati irrilevanti” (ma quali?). Chiudendo un occhio e talvolta tutti e due per non intralciare la produzione. Il profitto innanzitutto. Un vero e proprio incitamento a disapplicare le leggi a tutela dei lavoratori, che se avrà applicazione pratica, non potrà che peggiorare una situazione di per se critica e incitare a ulteriori trasgressioni. C’è da sperareche qualche magistrato illuminato, un Guariniello ad esempio, intervenga al più presto; lo reclamano a gran voce i morti e le loro famiglie.