Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Calmini, che non e' ancora finita, anzi, è appena iniziata

Calmini, che non e' ancora finita, anzi, è appena iniziata

di Uriel - 09/10/2008

Fonte: Wolfsteep



Sembrerebbe che il massimo della crisi sia gia' arrivato, e che fronteggiando questo
massimo dovremmo averla scampata. Sembrerebbe che Unicredit sia il problema, e
ancora non si capisce perche'. Ma le cose non stanno cosi', e c'e' ancora molta , molta,
molta polvere nascosta sotto il tappeto.

Ci sono alcune domande che dobbiamo porci per capire un attimo cosa stia succedendo.

Pensiamo alla prima: perche' il prezzo del petrolio sta scendendo (in realta' sta
scendendo anche il valore dell' Euro sul dollaro) anziche' aumentare, come ci
aspetteremmo da un fenomeno iperinflazionistico?

La risposta e' molto semplice: i provvedimenti di spesa annunciati dai governi
(quello USA) sono stati annunciati ma non attuati. Chi aveva in questo momento dei
futures sul petrolio si ha abbandonati per un'attivita' piu' redditizia. E cioe',
rastrellare subprime a prezzo irrisorio (o titoli derivati da subprime) per
venderli al governo al prezzo "sociale" deciso dal governo.

Inoltre, poiche' si intravvede un periodo di recessione economica, si assume che il
prezzo del petrolio siabbassera' insieme ai consumi. Inoltre, le borse asiatiche
non hanno ancora pagato il fio di essere i principali mercati di scambio per titoli con
leverage altissimo.

E siccome le borse orientali sono quelle legate ai paesi che consumano piu' petrolio
negli ultimi tempi, ecco che si aspetta il loro botto a breve.

Di conseguenza, stiamo passando il periodo di bassa marea che sta tra due onde
altissime. Se cambiassero le regolefinanziarie, o semplicemente la paura
consigliasse gli operatori di stare alla larga da alcune operazioni, moltissimi
mercati asiatici si sgonfierebbero improvvisamente. Per un volume enorme e con
delle conseguenze difficilissime da prevedere.

Quindi, punto primo: stiamoa vedere se i paesi asiatici reggono la botta. E'
semplicemente impossibile che non vi siano state speculazioni ad Hong Kong, in Nuova
Zelanda, a Taiwan ed in Giappone.

E' possibile invece che i "democraticissimi" governi del luogo non ce lo dicano. Ma
non e' assolutamente credibile che solo i mercati europei e quelli asiatici abbiano
sofferto di mancanza di liquidita', e specialmente non e' possibile che oggi siano in
piedi, fischiettanti, quando erano sino a ieri gonfiati proprio dai flussi di
speculazione.

Qualche banca orientale, di quelle grandi, deve essere in difficolta'. DEVE.
Altrimenti qualcuno sta mentendo o nascondendo qualcosa. E finche' non sara' chiaro
chi sia il morto, NESSUNO si fidera' di NESSUNO e NESSUNO prestera' soldi a NESSUNO.

Poiche' si pensa che la crisi in asia non sia nemmeno iniziata, tutto rimarra' fermo e
agli occhi degli operatori l'asia e' una distesa di tombe.

Quindi, il petrolio cala, perche' non sappiamo ancora quanti cinesi potranno far
benzina domani.

Qual'e' l'entita' di un eventuale botto sulle piazze asiatiche e neozelandesi? Eh,
saperlo sarebbe bello. La verita' e' che ci sono banche asiatiche il cui crollo e' il
peggiore degli incubi di chiunque.

La mancanza completa di qualsiasi avvisaglia (ed e' IMPOSSIBILE che questi signori
non abbiano titoli subprime) fa pensare agli operatori che ci sia qualche tipo di
"controllo dell'informazione" da parte dei governi. Il che fa crollare la fiducia
ancora di piu'.

Quindi, attenzione: invece di pensare ai quattro spiccioli da salvare in europa,
sarebbe meglio impuntarsi con le banche orientali perche' siano "un attimino piu'
trasparenti".

E in ogni caso, aspettiamoci che il petrolio scenda fino a quando non sara' chiara
l'entita' del disastro in asia. Poi, iniziera' a crescere divenendo un titolo
rifugio sotto forma di futures.

Il secondo problema , tutto italiano, e' Unicredit. Unicredit sta crollando come se
avesse comprato subprime, cosa che con ogni probabilita' NON ha fatto, a meno che non
ci siano di mezzo delle scatole cinesi o delle falsificazioni evidenti nel bilancio.

Cosa sta succedendo, probabilmente, ad UNicredit?

Sta succedendo che la fusione con una banca tedesca ha lasciato il gruppo risultante
in una situazione "sospesa". Si e' trattato di una fusione "anomala" in quanto:


1.. La riorganizzazione del gruppo e' stata eccessivamente conservativa sul piano
delle spese e delle carriere.
2.. L'equilibrio risultante e' stato deciso a tavolino ed e' rimasto vicino
all'equilibrio "teorico" per troppo tempo.
E' come se qualcuno avesse deciso di costruire una casa meta' su una barca e meta'
sull'altra. Poi, le barche prendono direzioni diverse, e la casa non si muove di una
virgola. No, non e' possibile che una banca con un piede in Italia e uno nell'area
tedesca rimanga retta da un equilibrio cosi' teorico e contrattuale per cosi' tanto
tempo.

La crisi, con i suoi scossoni, non fa altro che portare alla luce il fatto che gli
equilibri dell'accordo di fusione non ci sono piu' , o non sono piu' attuali.

Il risultato e' che vengono annunciati oggi quei tagli che si sono evitati in passato,
cosa che sul piano "politico" li rende piu' "passabili". Se fai una fusione
promettendo che non ci saranno molti tagli, e poi mantieni la promessa, prima o poi ci
si aspetta che tu trovi un modo per alleggerirti.

E lo stesso vale per gli assetti azionari: se fai una fusione e calcoli degli assetti
"politici" molto teorici, sappiamo che prima o poi questi assetti cederanno e
diverranno quelli reali.

Ovviamente, se questi assetti sono stati anche "promessi" ad una certa politica
italiana, anche queste promesse prima o poi salteranno.

Un momento "comodo" per cambiare le carte in tavola puo' essere quello di uno tsunami:
chi potrebbe accusare Unicredit di aver tradito le promesse durante uno tsunami? Chi
potrebbe accusarli di aver ricapitalizzato per poi comprare al ribasso, onde
cambiare radicalmente gli assetti interni rendendola piu' o meno "italiana" o piu' o
meno "tedesca"?

Ecco, in questo momento siamo di fronte a due o tre incognite.

La prima e' l'inevitabile botto asiatico. Non si sa ancora chi, non si sa ancora quando
e quanto, ma ci sara' un botto , e forte.

La seconda e' la mutazione dell'assetto Unicredit e le conseguenze sul panorama
finanziario italiano.

La terza incognita e' se qualcuno convincera' i governi a sganciare dei soldi in aiuto
agli operatori e non soltanto a banche e risparmiatori.

I giochi, quindi, non sono neppure iniziati.