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Era inevitabile

di Antonio Pagliarone - 09/10/2008


L'intervento del governo USA per "sanare" il crash del sistema del credito che
ricadrà inevitabilmente sulle spalle dei lavoratori americani (già oberati da 3
miliardi di dollari per l'avventura irachena) non ha sortito alcun effetto. Non si
facciano illusioni i keynesiani che, dopo aver rialzato la testa per questa sortita
di keynesismo finanziario, si fanno in quattro per convincersi e convincerci che
questo sistema economico "regge" e che inevitabilmente vi sarà una ripresa (penso
che preghino inisieme al papa inneggiando alla solidità della religione a fronte
delle sabbie mobili della finanza). E' l'ulteriore conferma che sarà dura
cancellare la montagna di derivati pari a 4000 miliardi di dollari che ha inondato il
mondo intero, non risparmiando la tanto decantata Germania indicata dai cultori
delle aree economiche differenziate come paese dalla solidità economica
ineccepibile per la sua germanica insistenza sull'economia capitalistica di
produzione. Fallimenti finanziari anche qui e inevitabili interventi di
tamponamento. Il sistema politico e gli economisti più o meno radical fanno a gara nel
rivendicare la paternità nell'aver previsto la debacle finanziaria mentre fino ad
un mese fa andavano cianciando di tutto non sapendo nemmeno cosa fossero i credit
derivatives. Adesso siamo di fronte ad un pullulare di commentatori che con la faccia
come il didietro si spostano da una televisione all'altra o dalle pagine di un
quotidiano all'altro per sostenere con la pacatezza che nasconde l'angoscia un
ritorno all'economia reale, alla solidità della produzione come se la finanza fosse
diventata la peste bubbonica che ha infettato la sana società capitalistica.
Persino i più radicali con l'immancabile riferimento al male del capitalismo in
realtà tremano di fronte ad una economia in fase di sfascio per la mancanza delle masse
che li dovrebbero seguire non si sa dove. Grande è il disordine sotto il cielo ma tutti
fanno a gara per rincuorare tutti e se stessi incrociando le dita. In fondo anche loro
hanno investito nei fondi comuni e si sono ritrovati bastonati. Purtroppo saranno i
lavoratori a pagarla più di tutti e nei prossimi anni. Intanto la Fed dopo l'ulteriore
crash del nuovo lunedì nero di un settembre da incubo si è messa addirittura ad
acquisire quei titoli spazzatura tanto deprecati quanto ignorati sino ad ora. Le
borse di tutto il mondo sono crollate e non è ancora finita. Altro che economia stabile
quella italiana. Non esistono isole felici in un sistema malato globalmente. Tutti
hanno paura e quindi non si vede niente all'orizzonte. Hanno persino paura i pochi che
vanno predicando di rivoluzione e che sono terrorizzati davanti ad una eventualità
che li spazzerebbe via insieme a tutto il sistema politco obsoleto ed incapace di fare
alcunché. Non ho inoltrato gran che in questo periodo poichè ero occupato a scrivere
delle cose sulla questione che usciranno in un volumetto dal titolo "Mad Max Economy"
che uscirà per la casa editrice Sedizioni. Non serve a granché ma almeno ho cercato di
indagare la dinamica che ha portato poi al crash dei credit deivatives. Ne "Il
capitalismo si espande ancora" abbiamo raccolto considerazioni risalenti a
qualche anno fa che facevano luce sulla trasformazione dell'economia in un sistema
basato sulla finanza speculativa, cosa che andiamo facendo da anni sul nostro sito
www.countdownnet.info E' una rivendicazione di paternità dovuta a chi in questi
anni ha cercato pazientemente e sopportando la pochezza corrente di introdurre una
riflessione di buon livello in un ambiente poco incline all'approfondimento e
dedito alle esternazioni di principi e valutazioni al massimo rubate dalla
pubblicistica comune.