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La crisi è del sistema

di Paolo De Gregorio - 09/10/2008

 

Certo non è rassicurante il fatto che in tutto il mondo si puntellino con
soldi pubblici quegli istituti finanziari e bancari responsabili di truffe e
malversazioni che andrebbero fatti fallire, e anzi, aiutati a farlo.
Si intravede già la volontà del capitalismo internazionale di non privarsi
dei suoi strumenti fondamentali per fregare la gente, e già si ha l’impudenza
di sostenere che il “mercato” risolverà tutto, proprio adesso che senza i soldi
statali questi organismi sarebbero stati spazzati via per la loro ingordigia
senza regole.
I cittadini che si sono visti cacciare di casa dalle banche perché non
pagavano il mutuo, sono chiamati in soccorso di queste affinchè ricomincino il
loro ciclo di imbrogli e macchinazioni.
Finora non si è sentita una sola forza politica capace di dare un giudizio
severo sulla globalizzazione finanziaria, il cui ciclo tossico e nocivo
andrebbe interrotto, e non salvato, per incominciare a parlare di economie di
scala più contenute, omogenee dal punto di vista geopolitico, che per prima
cosa scelgono di investire nell’autosufficienza alimentare ed energetica (con
le rinnovabili).
Sarebbe l’unica strada lungimirante, perché quando i costi e la fine del
petrolio entreranno nella fase critica, la globalizzazione delle merci si
fermerà e sarà molto traumatico il passaggio a una diversissima cultura e
pratica economica.
L’attuale crisi finanziaria, che si riverserà tra qualche mese sulla economia
reale, ci dà un avviso forte sulla follia della globalizzazione e ci dà la
possibilità di intraprendere un’altra strada, necessaria per gli uomini e l’
ecosistema.
Ci piacerebbe vedere i 560 miliardi di dollari, spesi ogni anno per la
potenza militare dell’Impero del MALE Usa, dirottati verso una autosufficienza
energetica in patria che potrebbe essere facilmente ottenuta rendendo così le
guerre per il petrolio inutili, e gli Usa, che hanno una agricoltura che
produce oltre i loro bisogni, sarebbero un paese ricco e pacifico che non ha
bisogno di nessuno.
Basterebbe usare la razionalità e il pallottoliere per capire che l’
indipendenza energetica e alimentare sono la strada giusta, e levarsi dalla
testa ruoli fasulli di primato o guide mondiali, intrisi di fanatismo religioso
e avidità economica, perché la cultura profonda degli Usa è quella di avere più
degli altri e prenderselo con la forza, sempre benedetti da Dio.
L’attuale crisi finanziaria globale segnala cosa produce il capitalismo senza
regole, ma questo è nulla davanti alla grande crisi a cui andremo incontro,
quando il modello di sviluppo capitalista attuale (Cina e Russia comprese) avrà
rotto per sempre gli equilibri sostenibili dall’ecosistema, con il
riscaldamento globale che farà miliardi di morti.
E in questo caso non funziona come con le banche, che puoi evitare che
falliscano, se arriva una crisi ambientale non c’è più niente da fare e le
conseguenze durano decenni.
Uscire dalle energie fossili, dalla globalizzazione, diminuzione demografica,
riconversione agricola dal mercato ai consumi interni nazionali, sono le uniche
scelte capaci di fermare l’insostenibilità dell’attuale sviluppo
capitalistico.
E qui c’è solo la prevenzione! Se aspettiamo che i fenomeni di squilibrio
siano conclamati, siamo già finiti.