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La rivoluzione ungherese

di Manuel Zanarini - 24/10/2008

  “Qui parla il Primo Ministro Imre Nagy. Oggi all'alba le truppe sovietiche hanno aggredito la nostra capitale con l'evidente intento di rovesciare il governo legale e democratico di Ungheria. Le nostre truppe sono impegnate nel combattimento. il governo è al suo posto. Comunico questo fatto al popolo del nostro Paese ed al mondo intero”(ultimo appello pubblico di Imre Nagy prima dell’invasione Sovietica)  Il 23 Ottobre 1956, iniziava in Ungheria la rivolta contro la presenza Sovietica nel Paese, e per chiedere la libertà del paese. Nel silenzio vile dell’Occidente e nell’esultanza di parti consistenti del Comunismo occidentale, l’Armata Russa la soffocherà nel sangue il 10 Novembre dello stesso anno. Ricordiamo gli avvenimenti, di questa ennesima data storica volutamente dimenticata dalla storiografia ufficiale. L’Ungheria divenne uno Stato Comunista nel 1949, quando le armate Sovietiche la occuparono per punire il suo appoggio alla Germania Nazista durante la II Guerra Mondiale. Il primo governo è retto da Matyas Rakosi, uno staliniano di ferro, ma nel 1953 il Cremlino lo obbliga a dimettersi e a lasciare le consegne a Imre Nagy. Si apre una fase di moderata liberalizzazione della vita politica, con la scarcerazione di molti comunisti non allineati a Rakosi e vengono concesse maggiori libertà sia nella vita economica che civile.Questa apertura guidata da Nagy è però invisa al Cremlino, che lo convoca a Mosca nel Gennaio del 1955, invitandolo a applicare una via socialista più vicina all’orientamento Sovietico. Servirà a poco, infatti, nel Dicembre dello stesso anno Nagy verrà espulso dal Partito Comunista, anche se nel Marzo successivo verrà riammesso, e Rakosi verrà nuovamente nominato Primo Ministro.Ma anche in ambienti studenteschi iniziano i fervori anti-Sovietici. Il 25 Marzo 1955, l'Organizzazione Giovanile Comunista fonda a Budapest il “Circolo Petőfi”, in onore del poeta russo Sándor Petőfi, che secondo la vulgata popolare, avrebbe scatenato la Rivoluzione Russa declamando una poesia in pubblico. Il Circolo assumerà un ruolo decisivo nella rivolta del ’56, come vedremo in seguito.Intanto le rivolte anti-Sovietiche nascono anche in altre nazioni occupate dall’Armata Rossa. E’ il caso della Polonia, dove nella città di Poznan, una manifestazione studentesca è repressa nel sangue. A seguito di tale vicenda, il 22 Ottobre, in Ungheria si tengono assemblee studentesche in tutte le principali città, in cui si vota l’uscita dalla Gioventù Comunista. La protesta è guidata dal “Circolo Petőfi”. Viene stilato un programma in 16 punti, che diventerà la piattaforma per una manifestazione di solidarietà agli studenti polacchi, indetta per il giorno successivo. Questi i suoi punti principali: uguaglianza nei rapporti con l'URSS, processo pubblico a Rákosi, reintegrazione di Nagy, elezioni pluripartitiche, ritiro delle truppe sovietiche (che erano presenti in Ungheria sulla base del trattato di pace a conclusione della seconda guerra, e non come talvolta erroneamente sostenuto, per il Patto di Varsavia).Verso le 15 del 23 Ottobre, gli studenti del Politecnico di Budapest si riuniscono sotto la statua di Petofi, ma subito molte altre persone, per la maggior parte operai, si uniscono agli studenti in corteo, trasformandolo in una manifestazione di protesta contro la dittatura comunista di Rakosi.A loro si aggregheranno molti militari presenti in città, che strapperanno le “stelle rosse” dalla propria divisa e si uniranno alla folla di manifestanti. Al suo culmine, saranno oltre 100.000 le persone a sfilare in corteo per le vie di Budapest.La tensione esplode davanti alla radio nazionale. I manifestanti chiedono che venga diffuso il loro programma, la direzione dell’emittente finge di accettare, ma una volta entrata la delegazione dei manifestanti, la fa arrestare. Appresa la notizia, l’edificio viene circondato dalla folla, e l’AHV (la polizia segreta comunista ungherese) apre il fuoco sulla folla dai tetti.Il Partito Comunista Ungherese nomina Nagy nuovo Primo Ministro e, stabilendo lo stato di pericolo nazionale, chiede l’intervento dell’esercito russo.La decisione non fa altro che aggravare la situazione, con gli insorti che decidono di combattere metro per metro, assalendo le forze di sicurezza, gli arsenali e le sedi della AHV, entrando così in possesso di diverse armi leggere.A questo punto, Mosca decide di inviare i blindati, già di stanza in Ungheria per le strade di Budapest. Ma i militari erano lì convinti di dover difendere il popolo da un’ipotetica invasione degli Stati Uniti, non per reprimere delle manifestazioni popolari, e l’intervento è poco convinto. A questo va aggiunto che la vista dei carri armati aumenta la violenza della risposta degli insorti.La situazione sembra sbloccarsi il 25 Ottobre, quando si insedia il governo Nagy. Per la prima volta dal dopoguerra, non ci sono elementi stalinisti alla guida dell’Ungheria. Il nuovo governo deciderà di proclamare l’Ungheria “paese neutrale”, sperando che le Nazioni Unite possano proteggerlo da ritorsioni sovietiche. Cosa che vedremo non accadrà mai.Ottenute maggiori libertà, in tutto il paese cominciano a formarsi i “Consigli Operai”, i quali richiedono il ritiro delle truppe Sovietiche e l’indizione di libere elezioni. L’AHV continua a sparare in vari punti del paese, ma in alcune aree i ribelli conquistano il potere. Nagy negozia con i sovietici un cessate il fuoco, e lo annuncia alle 13 e 20 assieme al riconoscimento del carattere nazionale e democratico dell'insurrezione e all'avvio di negoziati con gli insorti. Annuncia anche l'imminente ritiro delle truppe sovietiche e lo scioglimento dell'ÁVH. Il partito socialista si "autoscioglie".A fine ottobre si forma un nuovo governo, composto da 4 fazioni: i comunisti, i socialdemocratici, i nazionalcontadini ed i piccoli proprietari. Ma il 31 Ottobre il Cremlino, sotto la guida di Nikita Khruščёv, decide di inviare l’Armata Russa ad invadere l’Ungheria.Il 1 Novembre si notano evidenti manovre Sovietiche al confine, ed il Presidente Sovietico va in Jugoslavia e in Romania per ottenere appoggio politico all’invasione.Nel frattempo in Ungheria si forma la “Guardia Nazionale”, come nuovo esercito democratico.Durante una riunione per gli accordi di pace, la delegazione ungherese viene arresta dall’esercito russo, il quale inizia la manovra di invasione il 3 Novembre.Il 4 Novembre l’Armata Russa arriva alle porte di Budapest, dove però trova un’accanita resistenza popolare, formata soprattuto da studenti, operai e contadini.L’attacco sovietico è massiccio, un insieme di incursioni aeree, bombardamenti di artiglieria, e azioni coordinate tra carri e fanteria (i sovietici impiegarono circa 2000 carri armati) per penetrare nelle aree urbane nevralgiche. Ad opporsi vi sono soprattutto civili che si difendono quasi a mani nude, o con armi recuperate durante gli scontri. Nonostante tanta differenza, gli insorti resistono fino al 10 Novembre, soprattutto asserragliati nei sobborghi popolari di Budapest, quando un loro comitato chiede all’Armata Rossa il cessate il fuoco.Nel frattempo Nagy ed il suo governo si erano rifugiati dentro l’ambasciata jugoslava, avendo ricevuto rassicurazioni da Tito. In realtà, dopo il cessate il fuoco vengono consegnati ai sovietici,  dagli slavi, con un inganno e successivamente deportati in Romania, a Snagov. Successivamente, il 16 Giugno 1958, Nagy e gli esponenti principali del governo democratico vennero impiccati dopo un processo politico.Tra il 10 Novembre ed il 19 Dicembre, i Consigli Operai trattano con le forze di occupazione sovietica, ottenendo solo il rilascio di qualche insorto arrestato, ma non riuscirono a liberare il loro paese dall’invasore sovietico. Durante la rivoluzione ungherese si conta che morirono 2652 Ungheresi, senza contare le numerose esecuzioni sommarie compiute dall’Armata Rossa dopo il cessate il fuoco, e 720 soldati sovietici, a questi vanno aggiunti miglia di feriti e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell'Ungheria) che cercarono rifugio nei paesi occidentali. La rivoluzione ungherese segnò una grossa spaccatura all’interno del mondo comunista italiano.. Da una parte vi furono coloro che si schierarono con gli insorti, come i 101 firmatari del documento di solidarietà agli insorti, e coloro i quali, quasi tutto l’establishment di potere del PCI, esultarono per lo spargimento di sangue imposto dall’Armata Rossa.Penso sia giusto ricordare le posizioni di due politici comunisti nostrani piuttosto noti, espresse mentre migliaia di giovani, studenti e lavoratori, ungheresi morivano per le strade di Budapest per la libertà.La prima è quella di Palmiro Togliatti, il quale saputo dell’invasione Sovietica, comunicava ad un turbato Ingrao, che aveva festeggiato, bevendo “un bicchiere di vino in più”.L’altra  è del presidente della repubblica giorgio napolitano (le minuscole sono usate volutamente), il quale dichiarava che l’invasione sovietica era un “elemento di stabilizzazione internazionale” e “un contributo alla pace nel mondo”.