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Crac Lehman Brothers: l'uovo di Colombo di Mediolanum

di Sabrina Lauricella - 24/10/2008

 

 
Crac Lehman Brothers: l'uovo di Colombo di Mediolanum
 


“Il Gruppo Doris e la Fininvest insieme hanno deciso che le conseguenze di un evento tanto straordinario non dovessero ricadere sui clienti”, sia perché sono il “primo patrimonio” dell’azienda sia perché così Mediolanum ha voluto dare al mercato un forte segnale di lealtà e affidabilità a coloro che, avendo fiducia in noi, “ci ha affidato i propri risparmi”. Così Ennio Doris, amministratore delegato di Mediolanum S.p.A., ha spiegato ieri la decisione assunta due sere fa in sede straordinaria dal Consiglio di amministrazione del Gruppo di far ricadere esclusivamente sui due soci di riferimento, il Gruppo Doris e Fininvest S.p.A. (rispettivamente al 41% circa e al 36% circa del capitale sociale) le potenziali perdite legate al crac della Lehman. I clienti che hanno sottoscritto polizze con sottostanti obbligazioni Index Linked dell’unica banca d’investimento lasciata fallire dal governo Bush, la Lehman Brothers, riceveranno in cambio nuove titoli obbligazionari per un valore corrispondente, per le polizze a capitale protetto, a circa il capitale netto versato e, per quelle a capitale non protetto, al capitale netto versato meno l’eventuale perdita dell’indice di riferimento.
L’onere massimo complessivo dell’operazione, simile a quella decisa un mese fa da Unipol e comunque in attesa del via libera delle autorità di controllo, dovrebbe ammontare al massimo a 120 milioni di euro. L’importo sarà totalmente versato dai due soci, Doris e Fininvest, i quali si sono impegnati anche a rinunciare all’eventuale acconto dividendi 2008 - che andrà automaticamente nel patrimonio netto della società trasformandosi “nel tempo in capitale per tutelare sia i clienti sia gli investitori” - e a concedere a Mediolanum S.p.A. un finanziamento subordinato infruttifero di importo pari alla differenza tra i suddetti 120 milioni e l’importo derivante dai dividendi non incassati. L’intero finanziamento, ha precisato il Gruppo, sarà costituito in un’apposita riserva di capitale iscritta nel patrimonio netto di Mediolanum e sarà sostenuto per il 52,92% da Doris e il restante 47,08% da Fininvest, società controllata totalmente dalla famiglia Berlusconi. Secondo quanto annunciato dall’amministratore delegato di Fininvest Pasquale Cannatelli, invece, sarà interamente distribuita la cedola degli azionisti di minoranza, per un valore da decidere nel prossimo CdA previsto per il 12 novembre. Da decidere anche le obbligazioni in sostituzione: l’operazione, ha precisato Ennio Doris, sarà realizzata con le banche che offriranno “le migliori condizioni”; al momento, ha aggiunto, Mediolanum sta “trattando con 2 o 3 istituti italiani e con altrettanti spagnoli”.
L’operazione, di certo ben studiata e affatto improvvisata, non deve far pensare ad una scelta morale da parte del gruppo costruito, come recita la pubblicità, “tutto intorno a te”. Per stessa ammissione del numero uno, la decisione di garantire i 10.000 clienti di Mediolanum coinvolti rappresenta “un investimento commerciale ad alto ritorno commerciale”, sia perché il numero è contenuto rispetto al totale essendo pari ad un milione e centomila clienti, sia perché “nessuno ha investito più del 15% del proprio capitale” agendo da sempre l’azienda nella logica della diversificazione degli investimenti. Così come è stata pensata da Cannatelli, inoltre, non avrà impatto sul conto economico individuale della capogruppo Mediolanum né influenzerà la capacità di distribuzione dei suoi dividendi nel 2008, perché ad accollarsi i costi potenziali sono solo i due soci di maggioranza, che peraltro potrebbero rientrarne in futuro.
Le Index Lehman in capo alle due Compagnie del Gruppo, Mediolanum Vita S.p.A. e Mediolanum International Life Ltd, per un valore nominale di 213 milioni di euro pari a meno dell’1% del patrimonio totale gestito da Mediolanum, resteranno infatti nel patrimonio libero, in attesa di realizzo. Dal punto di vista dei conti, gli oneri dell’iniziativa saranno interamente recepiti nei conti economici dell’esercizio in corso e quindi nel bilancio consolidato di Gruppo al 31 dicembre 2008 così come il finanziamento dei soci di riferimento, che andrà ad incrementare le riserve di capitale del patrimonio netto di Mediolanum neutralizzando gli effetti dell’operazione stessa: l’impatto totale sul conto economico individuale della capogruppo sarà nullo. In tal modo, il management ha ottenuto il risultato di salvaguardare “gli interessi degli azionisti di minoranza”, gli unici che possono vendere le azioni influenzando la composizione azionaria e il trend già negativo delle quotazioni in Borsa.
Da un punto di vista dell’immagine, la scelta non è meno vincente: come ha sottolineato Doris, infatti, la documentazione contrattuale delle polizze pone il rischio di default interamente a carico dell’assicurato, tali bond all’atto dell’emissione avevano un rating A+ e la Lehman era considerata solida e affidabile.
Il rischio per l’azienda appare invece decisamente limitato: Doris si è detto “convinto” (chissà come mai…) che la crisi dei mercati non avrà ripercussioni sui correntisti italiani, ormai al riparo dai pericoli e ha affermato che Mediolanum, “estremamente liquida” in quanto “lavora esclusivamente” con la clientela retail cioè con le famiglie, investe ben il 75% della liquidità nel mercato interbancario. I vertici infine possono vantarsi, come non hanno mancato di fare, che gli azionisti di riferimento di una società non si sono mai fatti “carico delle perdite” mettendo le mani nelle proprie tasche a tutela delle minoranze.
Non sorprende dunque che, commentando ieri a Miliano l’iniziativa, il presidente dell’Ania Fabio Cerchiai abbia definito tali operazioni “iniziative di marketing, commerciali”, scelte assolutamente da non confondere con gli obblighi giuridici e contrattuali o con la responsabilità sociale.
Come a dire: una cosa sono le regole previste dalla legge per le assicurazioni, che in casi simili prevedono il rischio emittente in capo al sottoscrittore come per tutti gli altri prodotti finanziari, altro è la scelta di opportunità della singola impresa. Sulle responsabilità se non altro morali delle assicurazioni, chiaramente, Cerchiai fa melina.