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I francesi accusano: «Inglesi criminali ad Agincourt»

di Guido Santevecchi - 28/10/2008

 

Gli eroici arcieri inglesi di Agincourt cantati da Shakespeare? «In realtà si comportarono da criminali di guerra», parola di Christophe Gilliot, stimato storico francese. Sono passati 593 anni da quel giorno del 1415; c' è stata l' Entente cordiale del 1904; due guerre mondiali combattute spalla a spalla nelle stesse trincee; qualche mese fa Gordon Brown, entusiasta per la visita di Sarkozy (e per la presenza di madame Carla Bruni-Sarkozy), ha battezzato l' Entente formidable tra Londra e Parigi. Ma la ruggine della rivalità continua a galleggiare tra le due sponde della Manica (o del Canale, a seconda dei punti di vista). Ieri, nell' anniversario della battaglia di Agincourt del 25 ottobre 1415, un gruppo di storici francesi si è riunito sul luogo dello scontro vinto dall' esercito inglese di Enrico V (nel ritratto) per lanciare una controffensiva revisionista. Guidata da Gilliot, che è direttore del museo di storia medievale e autore del saggio Azincourt et la vie quotidienne en 1415 (Hemdal). Dice lo studioso: «I fatti sono stati distorti dai vincitori». Anzitutto non è vero che, come sostiene l' epica inglese, i soldati di Enrico V fossero in grave inferiorità numerica rispetto ai cavalieri mandati da Carlo VI di Francia. Al culmine della Guerra dei Cent' Anni, re Enrico era sbarcato con 12 mila uomini e ne aveva già persi nella campagna tremila; ma i nobili francesi erano solo 9 mila, appoggiati da altri 3 mila soldati locali. Quindi nella radura di Agincourt vicino a Calais, le due armate più o meno si equivalevano per numero. Ma l' assalto a sangue è contenuto nell' analisi degli eventi: «Come minimo le forze inglesi si comportarono in modo disonorevole - dice Gilliot -. Il Medio Evo era un tempo di grande violenza, ma con il metro di oggi le loro azioni sarebbero giudicate crimini di guerra». E ancora: «Ci furono molti atti eroici francesi sul campo di battaglia, ai quali gli inglesi risposero in modo barbaro». Lo storico si riferisce all' uccisione di numerosi prigionieri francesi ordinata da Enrico durante la battaglia. Chi ha ragione? Il Daily Telegraph, quotidiano conservatore di Londra, sottolinea in modo critico che al seminario di Agincourt ieri non sono stati invitati studiosi britannici. Ma in effetti le cronache inglesi del tempo arrivarono a sostenere che i francesi fossero un' orda di 150 mila uomini. E quanto al massacro dei prigionieri francesi, è stato esaminato anche dal professor John Keegan nel Volto della battaglia (Il Saggiatore). Secondo il famoso storico britannico, Enrico ordinò di abbattere i nobili che si erano arresi perché, in un momento critico, i francesi avevano compiuto un' incursione dietro le linee di arcieri gallesi. Se avessero liberato i prigionieri le sorti della battaglia si sarebbero rovesciate. Pura necessità, anche se sgradevole. D' altra parte, l' uso degli archi lunghi (i longbows) ad Agincourt segna la fine dell' era della cavalleria e l' inizio della supremazia delle armi a distanza sulla mischia classica (la mêlée). Resta la leggenda secondo la quale il segno V per «victory» fu fatto per la prima volta dagli arcieri di Enrico quel 25 ottobre: per mostrare agli sconfitti le due dita che scoccano la freccia.