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No alla propaganda delle archistar

di Nikos A. Salingaros - 31/10/2008

Fonte: cesar-eur



E’ entrata nel vivo l’aspra battaglia contro il predominio delle forme e
delle dimensioni inumane nei
progetti architettonici dell’avanguardia. Oggi è finalmente chiara la
tattica usata nel mondo delle
archistar: non si parla più di architettura e neppure di urbanistica.
Semplicemente, il dibattito si
articola, ormai, su scelte di fondo che riguardano tutti: il localismo
sostenibile contro la
globalizzazione insostenibile, un concetto di vita umana fondata su un
rapporto armonico con
l’ambiente contro l’incubo industrializzato basato su un folle consumo
d’energia.
In questo momento è necessario opporsi contro la “religione del
nichilismo” o, per essere precisi, ci
dobbiamo sforzare di proteggere la nostra società e l’eredità della
cultura umana dall’invasione del
“nichilismo architettonico”. Non è affatto facile. Soprattutto quando i
nemici dell’architettura e
dell’urbanistica a scala umana fanno un uso disinvolto e cinico dei
mezzi d’informazione e, devo
ammettere, anche in modo molto raffinato. Non è d’altronde un segreto
che vi sono archistar che
utilizzano almeno un’agenzia di relazioni pubbliche, quando non due,
anche se non siamo in grado
di sapere chi siano i veri autori di alcuni articoli firmati dalle
archistar.
Siamo certamente di fronte a persone dall’intelligenza sottile, abili a
circondarsi di collaboratori che
sanno propagandare le loro idee cercando di manipolare l’opinione
pubblica. La tecnica utilizzata
per convincere le persone della bontà dei loro progetti è quella di fare
affermazioni paradossali,
scritte sotto forma di argomentazioni plausibili, ma impossibili da
contestare con argomenti logici,
tanto sono prive di logica. Fortunatamente, però, le affermazioni
scritte sono contraddette
chiaramente dalle loro opere.
La tattica della propaganda.
Analizziamo velocemente questa tecnica e risaliamo alle radici storiche
e ad alcuni famosi
precedenti. Invertendo gli elementi in gioco si può dire che la
pubblicità è uno strumento della
propaganda e utilizza gli stessi metodi. Lo scopo della propaganda è
quello di manipolare le teste
del pubblico per raggiungere un obiettivo, il più delle volte non
proprio virtuoso, né rispondente alle
reali necessità delle persone. La pubblicità utilizza metodi sviluppati
nel commercio, nella politica,
nei culti religiosi pericolosi e nel mondo militare, per promuovere uno
scopo ideologico, come la
globalizzazione forzata del consumo dei giorni nostri. La propaganda
commerciale annienta di fatto
la cultura locale sostenibile per promuovere il consumo insostenibile
della non-cultura
omogeneizzata e globale.
La pubblicità tocca alcuni punti vulnerabili della nostra psicologia,
ben noti agli esperti ma
sconosciuti al grande pubblico, su cui la propaganda efficace punta per
manipolare le persone.
Tornando all’architettura facciamo una piccola lista dei punti di
riferimento per qualsiasi architetto
che voglia fare l’architettura auto-promozionale basata su slogan
pubblicitari. Lo scopo è che il suo
disegno sia accettato dal pubblico nonostante il suo valore
architettonico minimo o anche negativo.
La propaganda architettonica deve contenere questi elementi:
1. Appello al passato della cultura locale.
2. Appello ai grandi nomi illustri del passato.
3. Appello alla creatività.
4. Appello all’originalità.
5. Appello alla libertà.
6. Appello all’emancipazione dell’individuo.
7. Appello all’individualismo.
8. Appello ad adeguarsi alla società.
9. Appello all’umanità.
10. Appello alla democrazia.
11. Appello al multiculturalismo.
12. Appello all’ecologia.
13. Appello alla sostenibilità.
Ecco come fare l’architettura di successo mediatico! Le parole giuste
vendono il progetto vuoto di
contenuto usando uno stile di moda, soprattutto se veicolate attraverso
i media. Bisogna anche avere
un gruppo di promotori locali, un gruppo fedele di promotori/agenti, che
agisca come il coro
dell’opera, cantando un inno d’elogio per l’architetto e i suoi progetti.
Se poi si tratta di un architetto straniero, è essenziale richiamare uno
stretto e profondo legame,
forse fittizio, magari debole ma reale, con il luogo dove dovrà sorgere
l’opera. I cittadini, cioè,
devono ricevere il messaggio che l’architetto, anche se straniero, ha
legami con quel territorio e lo
ama veramente, ama i suoi abitanti, ama la lingua e la cultura locale.
Conosciamo questo trucco e,
con l’aiuto di una buona agenzia di pubblicità, si può aprire una
breccia anche tra i più critici.
Un’altra arma è quella di dare al progetto un respiro internazionale e
far passare l’idea, in sé giusta,
che realizzando quell’opera la città acquisterà una risonanza oltre i
confini nazionali.
Come fare, perciò, a decidere pro e contro, soprattutto se vogliamo
assolutamente salire sulla ribalta
internazionale? Da un lato, abbiamo le archistar che parlano in modo
molto convincente del loro
progetto e che toccano sentimenti profondi con le loro parole. Riescono
quasi a convincerci: “Vedi,
questo architetto ama la nostra cultura, ama il nostro passato, offre
tante innovazioni e libertà per
tutti, punta allo sviluppo della nostra città e del nostro paese caduto
in una condizione
d’arretratezza, ora perso in un presente buio da cui vogliamo uscire per
mostrare che anche noi
siamo all’altezza dei Paesi più progrediti in campo internazionale …”.
Dall’altro lato, c’è chi ci invita a essere scettici, a non fidarci
ciecamente, a non credere alle parole
ma a valutare i fatti: “Forse quello offerto dalle archistar è un regalo
avvelenato: non un regalo vero,
in quanto la città deve pagare un costo elevato e il prezzo, a lungo
termine, potrebbe essere molto
maggiore di quanto possiamo immaginare”.
I cittadini si domandano se l’edificio, una volta costruito in totale
disprezzo per il disegno urbano a
scala umana, si dimostrerà un disastro ecologico, urbanistico, per il
consumo d’energia della città:
“Dove andranno a camminare i nostri bambini intorno a questo posto
immenso?”. Le archistar
rispondono con promesse di un futuro luminoso, splendido, utopico, che
supera il passato
provinciale mentre ci dichiarano un grande amore per il passato
culturale. Le immagini si mostrano
bellissime, sono così scintillanti e attraenti: una visione convincente
di un futuro tecnologico
puro… Contraddizione? Non fa niente: la propaganda non deve essere né
sostanziale né logica, ma
soltanto efficace nel suscitare emozioni.
Il metodo atemporale per proteggersi.
E allora, come fare a scoprire la verità e a decidere serenamente? La
risposta è facile ed è dentro
ognuno di noi: affidatevi al vostro corpo e alle vostre emozioni,
all’intelligenza, ai sistemi percettivi
biologici di cui tutti gli esseri umani sono dotati; affidatevi al
sentimento di vita, al sentimento
d’amore; affidatevi all’esperienza quasi religiosa che comunica la
presenza della vita in un luogo, la
presenza o l’assenza della natura, la presenza o l’assenza di Dio.
Sappiamo come farlo con la
natura, quando vediamo, per esempio, dove crescono una pianta, un
arbusto o un albero: nascono
dalla terra sacra, non in un cristallo o in una lama di titanio. Le
immagini mediatiche e
ipertecnologiche delle archistar si basano su una concentrazione
innaturale di materiali estratti con
violenza dalla terra, con un dispendio enorme d’energia. Non sono
affatto naturali.
Noi siamo in grado di orientarci naturalmente, grazie a tutta
l’esperienza del nostro patrimonio
artistico, architettonico e urbanistico anteriore al XX secolo, quando
si costruiva con materiali
naturali e si utilizzava l’ornamento per completare il lavoro per
incidere l’amore umano sulla
materia. Così, naturalmente, noi sentiamo il desiderio di carezzare un
muro dipinto o un telaio
ornato della porta. Questo perché conosciamo il legame giusto con la
vita, per esempio l’amore per
le altre creature: la nostra famiglia, i nostri amici, tutti coloro che
amiamo, anche esseri viventi
come il nostro cane o il nostro gatto, a cui vogliamo bene.
Per fare un esempio paradigmatico basta pensare alla sensazione che
proviamo entrando in una
Chiesa antica, dove si avverte la sacralità del luogo, la presenza di
Dio, grazie all’ordine spaziale,
alla luce che viene dall’alto, ma anche grazie all’imperfezione e
all’umiltà delle forme e dei
materiali: l’ordine architettonico è l’immagine terrestre della
perfezione divina, i materiali naturali
sono l’immagine della nostra corporeità.
Al contrario, le archistar ci offrono un’eccitazione innaturale:
l’emozione di piaceri proibiti
mascherata dalla trasparenza e dalla purezza geometrica; l’abuso delle
tecnoscienze con l’obiettivo
di negare la natura stessa, la nostra natura biologica. Abbiamo paura di
tagliarci le dita su una lama
d’acciaio: ma suscitare questo sentimento è lo scopo di alcuni
architetti contemporanei. La stessa
eccitazione viene amplificata secondo la scala mostruosa dell’edificio
intero. L’immagine
futuristica inganna le persone, agisce come una droga per il cervello
producendo un delirio di
piacere masochista e intorpidisce i sensi di fronte alla realtà. Come
una droga, crea paradisi
artificiali.
Il metodo per affrontare un progetto di un’archistar è il seguente.
Primo: se un’archistar propone un
edificio da costruire nella vostra città, occorre un lavoro preparatorio
prima di decidere. Alla prima
occasione approfittate di un viaggio per vedere di persona un edificio
costruito da quell’architetto.
Vale la pena spendere un po’ di soldi facendo turismo architettonico,
perché questo può salvare la
città da un disastro. Secondo: se non avete la possibilità di fare il
viaggio, fate uno sforzo per vedere
un edificio, non necessariamente dello stesso architetto, ma di
dimensioni analoghe a quello
proposto, costruito con stili e materiali simili.
Riflettete, visitando il primo o il secondo tipo d’edificio, sui
seguenti punti:
1. Questo architetto o i suoi collaboratori sanno qualcosa
dell’urbanistica su scala umana? E’
possibile camminare liberamente attorno dell’edificio, o piuttosto tutto
il luogo è stato sacrificato
per mostrare il progetto architettonico come una scultura astratta?
2. Come vi sentite nell’approccio all’edificio? Si può veramente
arrivare a piedi? Avvertite qualcosa
d’alieno forse a causa delle sue dimensioni inumane?
3. Come ci si sente entrandovi? Come ci si sente una volta dentro? Le
superfici interne non
comunicano una sensazione d’obitorio, di tomba? Sentite forse la
presenza rassicurante della vita
come entrando in un palazzo antico?
4. Non avete la sensazione di trovarvi in presenza di una struttura
aliena, extraterrestre così come
viene rappresentata al cinema? Potete distendervi e godere di questa
struttura, o è in grado soltanto
di provocare eccitamento perpetuo?
5. C’è Dio qui? Sono forse la fredda geometria e i materiali a non
permettere la presenza di Dio?
Nonostante le forme e i materiali suadenti e intriganti, in quegli
edifici mancano la vita e l’amore.
Le archistar disprezzano i materiali utilizzati dall’uomo per secoli
fino al 1900.
Uno degli artifici per far apprezzare l’architettura delle archistar è
quello di presentare alcune
immagini piccole e attraenti nelle riviste specializzate e nei giornali.
L’immagine è ingannevole in
quanto si può presentare come piacevole anche il disegno più mostruoso.
Immagini lucenti,
geometriche, razionali… Immagini associate al futuro immaginario visto
nei film di fantascienza.
Per questo, se non vogliamo essere ingannati, il modo migliore è quello
di vedere con i propri
occhi la realtà e fare esperienza diretta di quelle forme e di quegli
spazi con il nostro corpo.
Dobbiamo usare l’anima, la parte di noi più vicina a Dio, per capire la
minaccia della forma storta e
percepire la morte nel calcestruzzo grezzo e nelle pareti lisce, per
accorgerci della mancanza
d’anima nell’acciaio lucido e nelle pareti di vetro. Dove la vita è
assente non c’è Dio. Dobbiamo
conservare un legame con la realtà che le archistar vogliono sostituire
con il loro universo tanto
irreale quanto attraente, ma inaspettatamente morto se costruito con
materiali terrestri.
I falsi dei e l’eventualità della rabbia crescente.
Infine, bisogna fare attenzione a non essere deviati dal dibattito
estetico-stilistico. Questa cortina di
fumo non è importante. Qui è messo in gioco il futuro della razza umana,
se accettiamo di sostituire
la nostra natura biologica, la nostra anima e il nostro Dio con i totem
di un’arroganza stupefacente.
Totem adorati solo da alcuni, che neutralizzano tutta la nostra storia e
la nostra cultura. Nonostante
le previsioni (a volte sincere e a volte no) di un futuro ottimista,
esiste un abisso tra l’architettura a
scala umana e gli incubi di un’utopia fatta d’immagini mostruose. Non
ascoltate le opinioni di
quanti si definiscono esperti. Un altro messaggio, più calmo e più
intimo, viene dal vostro cuore,
dalla terra e dalla natura. È molto facile che questo messaggio venga
offuscato dal clamore dei mass
media. Ma se siete in grado di mettere a tacere il clamore incessante
della propaganda, allora potete
ascoltare l’evidenza del lavoro di Dio.
Una minaccia ben più profonda, scaturita da un’eresia genuina, è
nascosta dietro la facciata
conveniente dello stile: l’intenzione delle archistar di sostituirsi a
Dio. Le loro costruzioni sono
auto-referenziali, e ciò significa che le menti e le vite delle persone
sono orientate verso
l’adorazione di quelle costruzioni e, implicitamente, di quegli
architetti che si pongono davanti a
loro come idoli. Anche se le loro opere, a volte, possono essere
assurde, il loro scopo è deliberato.
Tanto più che imporre le idee di un architetto alla terra, forzando la
gente a vivere secondo questa
geometria, è un atto divino, una manifestazione terrestre di
intelligenza. Se, inoltre, questa
geometria imposta si oppone alla geometria naturale di vita, l’archistar
ha sostituito la propria
volontà a quella di Dio. Le nostre istituzioni sostengono questa
malvagità, mentre la stampa se ne
lava le mani, giocando il suo ruolo nel sistema democratico. E’ il mezzo
di comunicazione che
permette alla propaganda intelligente di cambiare la geometria edilizia,
senza che le persone si
rendano conto di ciò che stanno perdendo.
Alcuni di noi cercano il Dio nella natura, il Dio di Spinoza, di
Einstein, dunque non esattamente il
Dio, più personale, della Chiesa. Il Dio delle grandi religioni è
qualcosa di più, parla all’uomo
direttamente, con voce umana. Per me questa differenza mostra un’altra
dimensione nella nostra
esistenza, un mistero che fa parte dell’essenza della vita. Alcuni,
invece, accusano i religiosi
tradizionali di essere idolatri in quanto esprimono la loro fede sia
nell’arte, sia nell’architettura
religiosa. Senza entrare in un dibattito teologico, vorrei sottolineare
che questa eredità spirituale e
culturale condivide la stessa struttura matematica con la natura, e,
dunque, non trovo nessuna
differenza sostanziale. Al contrario, gli idolatri sono quelli che
adorano le forme aliene, le superfici
lisce e i materiali di alta tecnologia. Ciò che mi stupisce è, quindi,
che nessuno accusi i veri idolatri
dell’architettura inumana che praticano la devozione alle forme innaturali.
Sto esagerando? Bene, posso citare però l’esempio dei musulmani, che
hanno visto questa
sostituzione di Dio prima di tutti altri. Scrivendo di altre culture sto
avvertendo che l’Occidente è
miope e arrogante, colluso con il ruolo subdolamente religioso delle
archistar. Forse, qui
nell’Ovest, questo aspetto non è così importante, in quanto la vita
umana è diventata secondaria
rispetto al laboratorio mediatico, molto vantaggioso per alcuni
individui. Al contrario, le persone di
cultura orientale prendono il sacrilegio con radici architettoniche
molto sul serio. E mentre la
collera contro le mostruosità edilizie cresce tra coloro che vivono la
religione in modo tradizionale,
nell’Ovest noi elogiamo quelle stesse opere come traguardi raggiunti dal
progresso. Benché non
desideri essere un oracolo di eventi terribili, non incoraggerei mai
costruzioni giganti e provocatorie
nelle nostre città, destinate a diventare bersagli su cui le generazioni
future potranno scaricare le
loro frustrazioni.

a cura di: Sabrina Fantauzzi e Natalia Albensi