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Gli Usa non comprano: crolla il PIL

di Arturo Zampaglione - 31/10/2008

 

Dopo unaabbuffata consumistica che negli ultimi quindici anni aveva rappresentato il vero motore dell`economia, l`estate scorsa gli americani hanno rallentato bruscamente gli acquisti di suv e telefonini, di profumi europei e paccottiglia cinese. I primi contraccolpi si sono visti ieri nei dati sul Pil (Prodotto interno lordo), che da giugno a settembre è diminuito negli Stati Uniti a un ritmo dello 0,3%. Anche se il calo è stato inferiore alle aspettative, si tratta del peggiore degli ultimi sette anni. E gli analisti prevedono non solo un netto peggioramento del Pil nel trimestre incorso pereffetto della tempesta finanziaria, ma anche un ristagno lungo e doloroso per l`economia mondiale.

Ieri è arrivata l`ulteriore conferma con la decisione di American Express di tagliare entro l`anno 7.000 posti, il 10% della sua forza lavoro.

Per contrastare il trend e attutirne l`impatto, la Federal Reserve haridottomercoledì, perlasecondavoltadall`inizio diottobre, i tassi di interesse per invogliare le banche a prestare soldi e i consumatoria spenderli. Lo stesso si appresta a fare oggi il Giappone, che ha anche reso noto un pacchetto da 51 miliardi di dollari per stimolare l`economia. La settimana prossima sarà il turno per i tassi della Bce e della Banca d`Inghilterra.

Finora, però, l`intervento sul costo del denaro non è stato sufficiente. Di qui una nuova ondata di interventi di governi e istituzioni internazionali.

Pur dicendosi scettica sull`ipotesi, sostenuta sia da Barack Obamache da john McCain, di una seconda manovra di stimolo fiscale, dopo quella da 168 miliardi di dollari varata all`inizio dell`anno, la Casa Bianca sta perfezionando un piano da 500 miliardi di dollarip er garantire i mutui di 3 milioni di proprietari di case.

L`obiettivo? Bloccare i pignoramenti e fermare la flessione dei prezzi del mattone. Il ministro del Tesoro Henry Paulson, intanto, ha consegnato i primi assegni per 125 miliardi di dollari a nove grandi banche, dal Citigroup alla Goldman Sachs.

Il direttore del Fondo monetario internazionale, il francese Dominique Strauss-Kahn, uscito quasi indenne da uno scandalo a sfondo sessuale, ha anticipato ieri in una intervista il contenuto della «global regulation strategy», cioè del piano che il 15 novembre proporrà al summit dei leader del G20. Ecco i cinque punti-chiave:

1) creazione di uno strumento per alleviare i problemi di liquidità a breve termine di alcune economie (si parla di 100 miliardi di dollari);

2) aumento delle risorse a disposizione delFondo; 3) misure per evitare il ripetersi di nuove bolle speculative;

4) attuazione dei nuovi regolamenti elaborati dal Forum per stabilità finanziaria presieduto da Mario Draghi; 5) nuovo ruolo delFondo come architetto diun nuovo sistema mondiale più semplice, efficace e coordinato.

In attesa di questi programmi ambiziosi (e costosi), le imprese si preparano ai tempi duri e i mercati borsistici imparano a convivere con turbolenze e fluttuazioni. Anche se ieri i listini mondiali hanno vissuto una giornata tranquilla: le Borse europee sono aumentate in media del 1,5%, quella di Tokyo quasi del10.Adispetto dei dati sul Pil, il Dow Jones ha guadagnato il 2,11%.