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Chomsky: non c'è nessuna guerra al terrore

di a cura di Geov Parrish - 12/02/2006

Fonte: Comedonchisciotte

 

Per oltre 40 anni, Il professor Noam Chomsky del MIT è stato uno dei principali intellettuali critici della politica estera USA. Oggi, mentre l’ultima avventura imperialista americana è in difficoltà sia in senso politico che militare, Chomsky – 77 anni compiuti il mese scorso– promette di non mollare. Gli ho parlato al telefono, il 9 Dicembre e di nuovo il 20 Dicembre 2005, mentre era nel suo ufficio di Cambridge [Usa].

Geov Parrish: George Bush ha un problema politico? E se si perché?


Noam Chomsky: “George Bush avrebbe seri problemi politici se nel paese ci fosse un partito politico di opposizione. Proprio ogni giorno, [i Democratici] si tirano la zappa sui piedi. Il fatto evidente delle attuali politiche americane è che i Democratici non stanno in pratica traendo alcun profitto da questo. L’unico vantaggio che riescono ad ottenere è che i Repubblicani perdono sostegno.

“Adesso sarebbe il momento, ma i Democratici sono così in sintonia con la politica dei Repubblicani che non possono fare niente. Se provano a dire qualcosa sull’ Iraq, George Bush o Karl Rove si girano verso di loro per dire, “Come potete criticare? Tutti voi avete votato per l’ intervento in Iraq’. E di fatto hanno ragione.”

Come potrebbero i Democratici distinguersi a questo punto, dato che ci sono già passati?
I Democratici leggono i sondaggi più di quanto faccia io, è la loro attitudine. Conoscono l’opinione pubblica. Avrebbero la possibilità di assumere l’atteggiamento atteso dall’opinione pubblica invece di opporsi ad esso. Potrebbero diventare un partito di opposizione o di maggioranza. Ma questo significherebbe cambiare la loro posizione politica su tutto.
Prendiamo ad esempio la sanità. Probabilmente il principale problema nazionale per la gente. Una grande maggioranza della popolazione è a favore di un sistema sanitario nazionale. Ed è stato così per anni. Ma quelle pochissime volte in cui tale argomento è stato affrontato dalla stampa, è stato considerato politicamente impossibile, o per “mancanza di sostegno politico”, che è un modo di dire che l’industria delle assicurazioni non lo vuole, le corporations farmaceutiche non lo vogliono e così via. Okay, c’è una grande maggioranza della popolazione che lo vuole, ma a chi importa di loro? Bene, i Democratici la pensano allo stesso modo. Clinton venne fuori con un grottesco piano che fu così complicato da non capirci niente, e collassò.
Prendiamo Kerry durante l’ ultimo dibattito per le elezioni, penso fosse il 28 Ottobre, che doveva essere focalizzato sulle questioni interne. Il New York Times uscì con un buon articolo il giorno successivo. Fecero notare, correttamente, che Kerry non aveva mai sollevato alcuna questione riguardante il coinvolgimento del governo nel sistema sanitario in quanto “manca di supporto politico”. È il loro modo di dire, e di Kerry di capire, che il sostegno politico significa sostegno proveniente dalla ricchezza e dal potere. Quindi sembra che i Democratici non facciano parte di queste correnti. Puoi immaginare un partito di opposizione basato sugli interessi e le questioni popolari.

Data la mancanza di sostanziali differenze nella politica estera dei due partiti…
O nella politica interna

Si, oppure interna. Ma sto cercando di impostare la questione dal punto di vista della politica estera. Siamo in procinto di istituire uno stato di guerra permanente?
Non lo penso. Nessuno vuole davvero la guerra. Ciò che si persegue è la vittoria. Prendi il Centro America. Negli anni 80, era fuori controllo. Gli USA dovettero combattere una feroce guerra terroristica in Nicaragua. Dovettero sostenere stati terroristi sanguinari in El Salvador e Guatemala, e Honduras, ma quello era uno stato di guerra. Ok, i terroristi ebbero la meglio. Adesso, la situazione è più o meno serena e non si sente quasi più parlare del Centro America sebbene regni ancora la sofferenza e la miseria. Non è uno stato guerra. E lo stesso anche negli altri paesi. Se si riesce a tenere le persone sotto controllo, non è stato di guerra.
Prendiamo la Russia e l’Europa dell’ Est. La Russia ha controllato l’Europa dell’Est quasi per mezzo secolo, con molto poco intervento militare. Occasionalmente hanno dovuto invadere Berlino Est, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, ma la maggior parte delle volte fu una zona pacifica. E questi paesi accettavano questo sistema – governati da forze di sicurezza locali, figure politiche locali, nessun problema. Quello non era uno stato di guerra permanente.

Nella Guerra al Terrore, comunque, come si caratterizza una vittoria contro una tattica?
Ci sono delle metriche. Per esempio, si può misurare il numero di attacchi terroristici. Questo numero è aumentato decisamente durante l’amministrazione Bush, molto bruscamente dopo la guerra in Iraq. Proprio come ci si aspettava – era stato anticipato dalle agenzie di intelligence che la guerra in Iraq avrebbe aumentato la probabilità di eventi terroristici. E le stime della post-invasione da parte della CIA, del National Intelligence Council ed altre agenzie d’Intelligence sono esattamente questo. In effetti l’Amministrazione Bush ha aumentato il terrore. In realtà, ha anche creato qualcosa che non è mai esistito – un nuovo centro di addestramento per terroristi, molto più sofisticato di quello in Afghanistan, dove stavano addestrando terroristi professionisti per colpire fuori dai loro paesi Così, si, questo è un modo di considerare la Guerra al Terrore, principalmente, incrementando il terrore. E l’ovvio strumento di misura è il crescente numero di attacchi terroristici che sono riusciti ad ottenere per incrementare il terrore.
Il punto della questione è che non c’è nessuna Guerra al Terrore. Si tratta di una cosa di minor rilievo. Invece, invadere l’ Iraq e prendere il controllo delle risorse energetiche mondiali era cosa più importante di una minaccia terroristica. E la stessa cosa in altre questioni. Prendiamo per esempio il terrore nucleare. I sistemi di Intelligence americani stimano che la probabilità di una “bomba sporca”(1), con un attacco agli Stati Uniti nei prossimi dieci anni, sia del 50%. E questa è abbastanza alta. Stanno facendo tutto per incoraggiarla? Si. Stanno aumentando la minaccia, con l’aumento della proliferazione nucleare, costringendo i potenziali avversari a prendere pericolosi provvedimenti per contrastare la crescita delle minacce Americane. Questo è un argomento che è stato discusso. Lo puoi trovare nella letteratura sulle analisi strategiche. Prendiamo di nuovo l’invasione dell’Iraq. Ci hanno detto di non aver trovato armi di distruzione di massa. Ma questo non è proprio esatto. Hanno trovato armi di distruzione di massa, ossia quelle che erano state vendute a Saddam dagli Stati Uniti, Inghilterra,ed altri paesi durante gli anni ‘80. Molte di queste erano ancora là. Erano sotto il controllo degli ispettori dell’ONU e erano state disinnescate. Quando gli Usa iniziarono l’invasione, gli ispettori furono forzati ad andarsene, e Rumsfeld e Cheney non ordinarono alle proprie truppe di proteggere i siti. Così i siti furono lasciati incustoditi, e furono sistematicamente saccheggiati. Gli ispettori dell’ ONU continuarono il loro lavoro per mezzo dei satelliti e identificarono oltre 100 siti che erano stati saccheggiati, non come se qualcuno ci fosse entrato ed avesse rubato qualcosa, ma come se avesse minuziosamente saccheggiato i luoghi.

Come persone che sapevano ciò che facevano.
Si, persone che sapevano cosa stavano facendo. Vuol dire che stavano prendendo l’equipaggiamento ad alta precisione che può essere usato per missili ed armi nucleari, biotossine pericolose, tutto questo tipo di materiale. Nessuno sa dove questa roba sia finita e questo aumenta la minaccia di terrore, sostanzialmente. La Russia ha decisamente aumentato la propria capacità di offensiva militare in reazione ai programmi di Bush, che è particolarmente preoccupante, ma anche per contrastare l’opprimente dominio Usa in termini di capacità offensiva. Sono costretti a trasportare missili nucleari lungo tutto il loro vasto territorio., principalmente incustoditi. E la CIA è perfettamente ben consapevole che i ribelli Ceceni hanno perlustrato le istallazioni ferroviarie Russe, probabilmente con l’intento di rubare i missili nucleari. In effetti questa potrebbe essere un’apocalisse. In questo si aumenta il grado di minaccia, perché a loro [ Cia ndr.] non importa niente.
L’ equivalente del riscaldamento globale. Non sono stupidi. Lo sanno di incrementare la minaccia di una seria catastrofe. Ma questa è una generazione, o due, che se ne frega. In pratica esistono due principi che definiscono le politiche dell’amministrazione Bush: riempire le tasche dei tuoi ricchi amici con i dollari, e incrementare il controllo sul mondo intero. Quasi tutto dipende da questo. E se questo potrebbe far esplodere il pianeta, beh, sono affari di altri. Le cose accadono, come ha detto Rumsfeld.

Tu hai seguito le guerre di aggressione estere degli USA a partire dal Vietnam, ed adesso siamo in Iraq. Pensi che esista la possibilità, come conseguenza del fiasco che c’è stato, che possa esserci qualche cambiamento fondamentale nella politica estera USA. E se si, in che modo?
Ci sono cambiamenti significativi. Paragoniamo, per esempio, la guerra in Iraq con quella del Vietnam di 40 anni fa. C’è un cambiamento abbastanza significativo. L’opposizione verso la guerra in Iraq è di gran lunga più grande di quella, molto peggiore, in Vietnam. Quella in Iraq è la prima guerra, penso nella storia dell’ imperialismo Europeo, incluso gli USA, dove c’è stata un’enorme protesta prima che la guerra fosse ufficialmente avviata. In Vietnam ci vollero quattro o cinque anni prima che la protesta fosse visibile. Fu così leggera che nessuno neppure se la ricorda o sa che Kennedy attaccò il Sud del Vietnam nel 1962. Fu un serio attacco e solo anni dopo si sviluppò finalmente la protesta.

Cosa pensi si dovrebbe fare in Iraq?
La prima cosa che dovrebbe essere fatta in Iraq è considerare il problema più seriamente. Non c’è quasi nessuna discussione seria, mi dispiace dirlo, sulla questione del ritiro. La ragione di questo è che noi siamo sotto una rigida dottrina Occidentale, un fanatismo religioso, che ci impone di credere che gli Stati Uniti avrebbero invaso l’Iraq anche se il suo prodotto principale fosse stato lattuga e sottaceti, e che le sorgenti mondiali di petrolio si fossero trovate nel Centro dell’Africa. E chiunque non lo crede è condannato come teorico della cospirazione, come Marxista, come un pazzo. Ma se hai ancora tre cellule funzionanti nel tuo cervello sai benissimo che questo non ha senso. Gli USA hanno invaso l’ Iraq per le sue enormi riserve di petrolio, la maggior parte inutilizzate, e per la sua importanza nel sistema energetico mondiale. E se gli USA riescono a controllare l’Iraq, estenderanno maggiormente il proprio potere strategico, ciò che Zbigniew Brzezinski chiama la leva critica sull’ Europa e l’Asia. Questa è la ragione principale per controllare le risorse petrolifere – ti da il potere strategico. E si persegue tale scopo nonostante la consapevolezza dell’esistenza di energie rinnovabili. Questo è il motivo dell’invasione dell’ Iraq, la ragione fondamentale.
Adesso parliamo del ritiro. Prendiamo qualsiasi quotidiano. Iniziano con il dire che gli Stati Uniti vogliono costruire un Iraq assolutamente democratico e indipendente. Ma è mai stata anche una remota possibilità? Consideriamo come sarebbero probabilmente le politiche di un Iraq sovrano ed indipendente. Che sia più o meno democratico, avrebbe una maggioranza sciita. E vorranno naturalmente migliorare i loro legami con l’ Iran sciita. La maggior parte degli esponenti religiosi provengono dall’ Iran. La Brigata Badr, che controlla il Sud, è addestrata in Iran. Hanno relazioni economiche molto strette e sensibili che senz’altro di svilupperanno. In questo modo si ottiene una libera alleanza Iraq/Iran. Inoltre, proprio attraverso la frontiera con l’Arabia Saudita, c’è una popolazione Shiita che è stata amaramente oppressa dalla tirannia fondamentalista appoggiata dagli USA. Ed in Iraq ogni tentativo di muoversi verso l’indipendenza certamente avrà l’effetto di stimolarla, perché è già successo. Questo accade nei luoghi dove si trova la maggior parte del petrolio dell’Arabia Saudita. Quindi puoi immaginare il più grande incubo di Washington: una libera alleanza Shiita in grado di controllare la maggior parte del petrolio mondiale, indipendente da Washington e probabilmente con progetti verso Est, dove la Cina ed altri paesi sono desiderosi di iniziare relazioni con loro, e già lo stanno facendo. Può essere uno scenario concepibile? Gli Usa inizierebbero una guerra nucleare prima che ciò avvenga, mentre la situazione per adesso è calma.
Adesso, ogni discussione sul ritiro dall’ Iraq dovrebbe essere presa in considerazione e tener presente gli attuali eventi. Prendiamo il commento degli Stati Uniti su tale argomento. Quante discussioni vengono intraprese su tale questione? Approssimativamente zero, ciò significa che la discussione è su “Marte”. E c’è una ragione per questo. Non ci è concesso farlo dato che i nostri leaders hanno logici interessi imperialisti. Dobbiamo presumere che essi siano benevoli e maldestri. Ma non lo sono. Sono perfettamente razionali. Quindi il primo passo per parlare di ritiro è: considerare l’attuale situazione, non una situazione immaginaria, dove Bush sta perseguendo una visione di Democrazia o qualcos’altro. Se riusciamo ad entrare nel mondo reale possiamo iniziare a parlare di ritiro. E si, io penso che ci dovrebbe essere il ritiro, ma ne dobbiamo parlare nel mondo reale e sapere cosa pensa la Casa Bianca. Ed a loro non piacerà vivere in mondo di sogni.

Come si comporterà l’USA con la Cina in termini di superpotenza?
Qual è il problema con la Cina?

Beh, competizione sulle risorse, per esempio.
Se credi nel funzionamento dei mercati, nel modo in cui si ha perfetta competizione per le risorse. Allora qual è il problema? Il problema è che agli Stati Uniti non piace il modo nel quale si comporta il mercato. A chi piace una situazione di mercato nella non si trae profitto?
La Cina non è una minaccia. Noi possiamo renderla una minaccia. Se tu aumenti le minacce militari contro la Cina, allora loro risponderanno. E lo stanno già facendo. Risponderanno costruendo le proprie forze militari, la loro capacità d’offensiva militare, e questa è una minaccia. Così, si, noi possiamo farla diventare una minaccia.

Qual è il tuo più grande rammarico dopo oltre 40 anni di attivismo politico? Cosa avresti fatto diversamente?
Avrei fatto di più. Perché i problemi sono così seri ed opprimenti che è una disgrazia non poter fare di più.

Cosa ti dà speranza?
Ciò che mi dà la speranza è l’opinione pubblica. L’opinione pubblica negli Stati Uniti è studiata attentamente, ne sappiamo molto. Raramente è citata ma la conosciamo. Ed io sono d’accordo con la maggior parte della corrente di pensiero dell’opinione pubblica. Non sono d’accordo su alcune, come per esempio sul controllo delle armi o sul creazionismo e roba del genere, ma sulle questioni più importanti, quelle di cui abbiamo parlato, mi sento in sintonia con l’opinione pubblica. E penso che questo sia un segno di speranza. Penso che gli Stati Uniti dovrebbero essere il paradiso dell’organizzazione.

Che tipo di organizzazione si dovrebbe essere formare per cambiare alcune di queste politiche?
C’è un fondamento per il cambiamento democratico. Prendiamo ciò che è successo in Bolivia un paio di giorni fa [Dicembre 2005]. Come sono stati eletti i leader della sinistra locali? Si presentano alle elezioni ogni quattro anni per dire, “Votate per me!”? No, il motivo è che esistono organizzazioni di massa popolari che lavorano tutto il tempo su ogni aspetto, dal blocco della privatizzazione dell’acqua , alle risorse, alle questioni locali e così via. E sono organizzazioni realmente partecipative. Questa è democrazia. Noi siamo ancora lontani da questo. E questo significa sforzarsi per unirsi in organizzazioni.

Geov Parrish
Fonte:www.alternet.org
Link::
http://www.alternet.org/story/30487/
14 gennaio 2006
Scelto e tradotto da MANRICO TOSCHI per
www.comedonchisciotte.org

Note:
(1) Bomba Sporca.
Una “dirty bomb” (alla lettera, bomba sporca), nota anche come “arma radiologica”, utilizza dell’esplosivo convenzionale come la dinamite confezionato assieme a materiale radioattivo che si diffonde quando la bomba esplode. Una “dirty bomb” quindi uccide o ferisce sia attraverso l’esplosione iniziale dell’esplosivo convenzionale che per le radiazioni e le contaminazioni che avvengono attraverso l’aria (da qui l’attributo “sporca”). Bombe del genere possono essere sia di dimensioni minuscole che grandi come furgoni. A differenza della bomba atomica, questo tipo di ordigno non innesca una reazione nucleare a catena ma la sua potenzialità di contaminazione dipende dalla quantità di materiale radioattivo utilizzato. Per realizzarle non serve una competenza molto superiore a quella necessaria per una bomba convenzionale. La parte più difficile è proprio venire in possesso del materiale radioattivo. (Fonte: Repubblica)