Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'animalista Mathews: Guasteremo la festa alla Cina

L'animalista Mathews: Guasteremo la festa alla Cina

di Monia Cappuccini - 31/10/2008

 
 
«Quando lo sa mia madre che ho parlato con voi di Liberazione … sarà fiera di me. I vostri lettori sono più sensibili degli altri alla nostra causa». Classe 1964, originario della Virginia (Usa), Dan Mathews è davvero un tipo fuori dal comune. Nella sua vita è stato un ragazzino con una situazione familiare complicata, un adolescente perseguitato dai bulli, un giovane punk, un omosessuale che fa outing, uno studente (e laureato) in Storia, un appassionato delle antichità di Roma (città dove ha vissuto alcuni anni e dove ha fatto la sua prima marchetta, racconta senza timori di gossip), modello e attore in Italia (parla perfettamente la nostra lingua). Ma, soprattutto, attivista e pionere nella causa per i diritti degli animali, movimento di cui oggi è considerato un'icona a livello mondiale.
Fu proprio lui, tanto per citare una delle imprese più clamorose, a convincere alcune top model a posare senza veli per la famosa campagna-scandalo «Meglio nuda che in pelliccia», che costrinse poi Calvin Klein a fare a meno degli animali per la sua linea di moda. Attualmente Dan Mathews è vice presidente del Peta (People for the Ethical Treatment of Animal), tra le organizzazioni che contribuisce maggiormente a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle atrocità subite dagli animali, contando tra i suoi sostenitori nomi illustri come Paul McCartney, Pamela Anderson, Michael Stipe, Pink, Morrissey e molti altri.

Fu durante un concerto dei Siouxsie and the Banshees che la sua vita cambiò radicalmente, racconta nella sua autobiografia "Committed. Autobiografia di un guastafeste", pubblicata da Arcana (pp. 300, euro 16,50), in cui Dan Mathews ripercorre la sua vita insieme alle decine e decine di campagne di sensibilizzazioni contro industrie e multinazionali di cui è stato promotore, collezionando numerosi arresti ma anche altrettanti risultati. Addirittura contro i giganti dell'alimentazione, vedi la causa contro MacDonald's per il rispetto della legge sulla macellazione della carne, vinta sia in tribunale che a suon di Unhappy Meals distribuiti provocatoriamente davanti ai fast food.

«Ora - racconta durante la sua visita in Italia - siamo impegnati in una campagna contro il Kentucky Fried Chicken. In America, grazie anche al nostro lavoro, esistono leggi che tutelano mucche e maiali ma non gli uccelli, e ci stiamo adoperando per questo. In Italia invece continua la nostra pressione su Giorgio Armani affinché la smetta con le pellicce, come aveva promesso più di un anno fa senza poi mantenere la promessa. Per questo siamo tornati a manifestare davanti al suo negozio di Milano un paio di settimane fa».
Azioni di questo tipo non sono nuove al movimento animalista, che anzi fonda sulla strategia "del guastafeste" il suo modo di essere. Provocatorio e irriverente, volto a modificare le coscienze dei singoli a partire dai piccoli consumi e attraverso campagne che siano di impatto il più possibile. Una strategia da attivisti controculturali in piena regola. «Le persone non si rendono conto che le loro abitudini contribuiscono ad alimentare un clima di violenza. Non sono abituate a pensare, ed è questo il nostro compito».

Se in "Committed" Dan Mathews racconta gli albori e lo sviluppo successivo del movimento animalista, un bilancio sulla situazione attuale e sul suo futuro è presto detto. «La causa ambientalista e animalista ora sono molto più vicine di prima. Una delle battaglie comuni, ad esempio, riguarda la questione cruciale delle emissioni di anidride carbonica. In un recente documentario, United Nation (associazione di cooperazione internazionale, ndr ) ha dimostrato che la principale causa di inquinamento proviene dagli allevamenti animali. Riduzione delle emissioni significa quindi riduzione della produzione di carne e dello sfruttamento animale. Senza contare la comune questione della salute, perché è ormai dimostrato che l'incidenza del cancro dipende dai cibi che mangiamo e dall'aria che respiriamo».

Una prospettiva, quella delineata da Mathews, che mette sul piatto obiettivi di carattere generale, che guarda al mondo globale e che proprio in questo mondo individua i suoi limiti più urgenti. «Lo scoglio più duro per gli animalisti di oggi si chiama Cina: è lì che si sono trasferite moltissime industrie, è lì che le leggi per la protezione degli animali non esistono, è lì che fare informazione è difficilissimo se non impossibile».