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In auto a Città del Messico

di Matteo Dean - 12/11/2008


 

Città del Messico è una rete. Una ragnatela di strade, ponti, sopraelevate e gallerie. Su ognuna di queste vie di comunicazione, grandi e piccole, viaggiano ogni giorno milioni di automobili, autobus e camion di ogni dimensione. E spostarsi in questo reticolo non è facile né rapido. Certo per la carente segnalazione che non permette di comprendere esattamente dove si va, soprattutto a chi la città non la conosce bene (o ne conosce solo una parte, essendo così estesa); ma soprattutto per l'eccessivo numero di automobili che vi circolano. Tant'è che molti cittadini si ritrovano a trascorrere ore nel pubblico trasporto: come lo studente del nord della città, che per arrivare all'Università pubblica (a sud) deve uscire di casa con almeno due ore d'anticipo. Un inferno.
Il Centro per il trasporto sostenibile (Cts) di recente ha tenuto il suo congresso nazionale in Messico. E innanzitutto ha presentato un quadro della situazione attuale proprio nella capitale messicana. I dati sono sconcertanti. Il transito di veicoli nella megalopoli messicana causa la perdita di 3.347.200 ore-uomo - sì, avete letto bene - al giorno, il che si traduce nel fatto che un abitante di questa città passerebbe in media cinque anni della sua vita «incastrato e stressato» nella congestione generata dal traffico. Questa situazione poi si deve confrontare con il tasso di «motorizzazione» della città. Infatti, a fronte di un tasso di natalità annuale che varia tra l'1 e il 2%, il tasso d'acquisto di nuovi veicoli è attorno al 7,5%, ovvero a Città del Messico si comprano più automobili dei figli che si procreano. Questa situazione paradossale, ma assolutamente reale, ha portato a una città in cui le cosiddette «ore di punta» del traffico sono cresciute a 15 al giorno, cioè in pratica tutto il giorno, E se la velocità media delle automobili in città è oggi di appena 13 chilometri orari, ci si domanda dove andremo a finire tra dieci anni, quando si prevede che, secondo gli attuali tassi, solo a Città del Messico circoleranno almeno 6 milioni di veicoli.
A questi dati duri, va aggiunta l'analisi sull'impatto sulla qualità della vita dei cittadini-automobilisti. Il Cts sostiene che l'uso indiscriminato fatto oggi dell'automobile quale mezzo di spostamento, anche sulle brevi distanze, contribuisce enormemente al fatto che il Messico oggi sia il secondo paese al mondo (dopo gli Usa) per numero di obesi. A questo concorre anche il fatto che l'alimentazione in Messico oggi si è trasformata drasticamente con l'introduzione di alimenti poco nutritivi e ricchi di grassi. Ma se questo non bastasse, il Cts cita studi realizzati presso l'Università di Berkeley in California per sostenere che le persone che vivono vicino alle grandi arterie di comunicazione veicolare - moltissime delle quali si trovano anche in pieno centro o in zone densamente abitate - sviluppano meno amicizie, meno relazioni sociali, il che si traduce nel fatto che «la dipendenza dall'automobile sta anche disgregando la nostra società e generando una diseguaglianza ancora più acuta».
Tutto ciò è evidentemente conseguenza della mancanza di una rete efficiente, sicura e rapida di pubblico trasporto. Certo, ammette il Cts, alcuni passi son stati realizzati: come l'introduzione del Metrobus, autobus con corsia preferenziale sulle maggiori arterie della città, il che ha dato come risultato quello di far abbandonare l'automobile ad almeno 15.000 cittadini. Ma molto c'è da fare, sostengono, perché ogni anno 200.000 automobili si aggiungono alla massa di veicoli che intasa la città.