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Il business dietro le ricerche medico-scientiche

di George Monbiot* - 14/02/2006

Fonte: Nuovi Mondi Media


Quante "informazioni scientifiche" sono state pubblicate da giornali accademici caratterizzati da interessi occultati? Quante campagne mediatiche contro l’overregulation, la “cultura compensativa” oppure “le paure pubbliche infondate”, sono state segretamente finanziate e manovrate dalle corporation?

Un mesetto fa, rovistando tra le mie cose, mi sono imbattuto in uno dei più straordinari documenti che abbia mai letto: si riferiva a un’organizzazione chiamata Arise (Associates for Research into the Science of Enjoyment), oggi un’associazione completamente dimenticata, negli anni novanta uno dei gruppi operanti nel settore della salute pubblica più influenti al mondo. Comincerò col spiegare il contenuto del documento.

Arise è stata fondata nel 1988 e sembra abbia continuato a operare fino al 2004. Si descrive come “un’associazione mondiale di ragguardevoli scienziati che agiscono come commentatori indipendenti”. Il suo scopo, secondo quanto riportato da tali scienziati, era quello di mostrare quanto “i piaceri di ogni giorno come la cioccolata, il fumo, tè, caffè e alcol, contribuiscono alla qualità della vita”.

Il gruppo sosteneva che c’erano sufficienti buone ragioni per far scivolare via le nostre inibizioni e cominciare ad appagarci. “Gli studi scientifici mostrano che godersi i semplici piaceri della vita, senza sentirsi colpevoli, può ridurre lo stress e aumentare la resistenza alle malattie. Al contrario, la colpevolezza può incrementare lo stress e minare il sistema immunitario… Questo può portare, per esempio, smemoratezza, disturbi alimentari, problemi di cuore o danni cerebrali”. La “salute forzata”, come veniva chiamato da Arise questo nostro senso di controllo, potrebbe così causare più danni che vantaggi.

L’associazione ricevette una sorprendente copertura mediatica: per esempio, tra il settembre del 1993 e il marzo del 1994, aveva generato 195 tra articoli di giornale e interviste su circuiti radiotelevisivi e quotidiani come The Wall Street Journal, The International Herald Tribune, The Independent, The Evening Standard, El Paìs, La Repubblica, e TV quali la Rai e la BBC. Il tutto come risultato di un sondaggio Mori chiamato ‘Cattivo ma Buono’ che Arise aveva dichiarato di aver commissionato per conoscere quei colpevoli piaceri che le persone amano di più.

Eccone un tipico esempio (da Reuters): "Secondo quanto afferma un gruppo di accademici, 'quei puritani che si occupano di salute e che decidono se la gente può fumare o bere alcol e caffè, stanno cercando di rovinare la qualità della vita', e David Warburton, docente di Farmacologia all’Università inglese di Reading, sostiene: 'Molti dei sostenitori di Arise credono che godere di questi piaceri sia diritto di ogni uomo', e continua poi dichiarando che 'molta della promozione sulla salute è basata su informazioni sbagliate. È politicamente guidata'".

I programmi di oggi hanno visto apparire il docente di Reading in uno dei primi spot della mattina, alle 8:20, impegnato in un' indiscutibile intervista. Warburton ha esaltato le proprietà calmanti delle sigarette e ha trattato in modo sprezzante i messaggi sulla salute pubblica. Arise è comparsa anche otto volte su The Guardian. Promozioni di questo tipo sono continuate fino all'ottobre del 2004, quando The Times riportò di nuovo le affermazioni di Arise, le quali sostenevano che dovremmo “smettere di preoccuparci di quelle paure spesso infondate” e “iniziare a ascoltare il nostro corpo, che in modo naturale cerca di proteggerci dalle malattie, facendo le cose che ci piacciono”. In centinaia di articoli e trascrizioni riguardanti le affermazioni del gruppo, in un solo caso ho trovato una giornalista – Madeleine Bunting (The Guardian) – che mettesse in discussione sia gli studi di Arise che le motivazioni illustrate dai propri scienziati.

Warburton, che ha affermato di dirigere l’associazione, è preside di Psicofarmacologia all’Università di Reading. Quando era ancora docente, pubblicò almeno una dozzina di articoli nella stampa accademica sulla nicotina. Nel 1989, in The Psychologist, sfidò le conclusioni a cui giunse la US Surgeon Service, ovvero che la nicotina crea dipendenza. La maggior parte dei suoi articoli, sostenenti che la nicotina migliorava sia l’attenzione che la memoria, erano stati pubblicati nel giornale Psychopharmacology, del quale era editore senior. Io ho letti sette di questi articoli e in nessuno di loro sono riuscito a trovare qualche dichiarazione riguardo ad evenuali interessi finanziari, eccetto che per un caso di due sovvenzioni dal Wellcome Trust.

Nel 1998, come parte del regolamento di un’azione legale contro le multinazionali del tabacco statunitensi, le imprese furono costrette a porre i loro documenti internazionali in un archivio pubblico. Tra gli altri, c’era anche quello in cui mi sono imbattuto il mese scorso. Ci sono scritti gli appunti di un dirigente del dipartimento dei servizi aziendali della Philip Morris, la più grande azienda di settore al mondo, per uno dei suoi colleghi; il titolo è “Attività e Finanziamenti Arise 1994-95”. “Avevo un appuntamento”, inizia, “con Charles Hay e Jacqui Smithson (Rothmans) per accordarci sul piano di attività 1994-95 per Arise e per discutere i finanziamenti necessari. Trovate inclusa una copia della nostra presentazione”.

Questo mostra che nell’anno finanziario precedente, Arise aveva ricevuto 373.400 dollari: 2000 dalla Coca Cola Company, 900 da altre aziende e il resto, più del 99%, dalla Philip Morris, dalla British American Tabacco, dalla RJ Reynolds e dalla Rothmans. Nel 1994-95 il suo budget sarebbe stato di 773.750 dollari; Rothmans e RJ Reynolds si impegnarono entrambe di fornire 200.000 dollari, e BAT “aveva anche parlato d’interessi”, in quanto sostenne che la Philip Morris aveva alzato la cifra a 300.000 dollari. Di seguito gli appunti sono diventati sempre più interessanti.

"Il sondaggio Mori ‘Cattivo ma Buono’ ha provato tutta la sua efficienza nell’ottenere pubblicità dai media; così l'operazione verrà ripetuta anche quest’anno riguardo al tema ‘Stress sul posto di lavoro'... Una prima stesura del questionario è stata sottoposta per eventuali commenti a Tony Andrade, avvocato senior della Philip Morris, e a Matt Winokur, dirigente degli affari regolatori": "Abbiamo deciso di far parte della prossima conferenza di Arise in Europa, data la positiva ricezione dei media europei”. La Philip Morris aveva designato un’agenzia di pubbliche relazioni londinese per dirigere le media relations, fondare il segretariato di Arise e contribuire alla ricerca di nuovi membri. "La maggior autorizzazione e l'approvazione di ulteriori pagamenti sarà gestita da un’informale Commissione di budget che includerebbe PM, Rothmans e possibilmente RJR e BAT".

Gli appunti sostenevano che Arise era guidata non da noti scienziati ma da note aziende di tabacco. Impressione rafforzata da un altro documento trovato nell’archivio, riguardante le prime fasi di vita dell’associazione. Nel 1988 la US Surgeon General affermò che la nicotina creava dipendenza quanto eroina o cocaina. L’industria del tabacco rispose che un gruppo di specialisti si sarebbe riunito per revisionare la composizione delle sostanze abusive e per separare la nicotina dagli stupefacenti.

Ho spedito una lista di domande a Warburton, mi rispose di non aver tempo per rispondere; l’Università di Reading però replicò di essere a conoscenza del fatto che il lavoro di Warburton era sponsorizzato da multinazionali del tabacco. Infatti l’università stessa aveva ricevuto più di 300.000 dollari da Arise, “ma dal suo punto di vista, la fonte dei finanziamenti per Arise non era mai stata chiara”. “Il Professor Warburton e l’Università di Reading avevano ricevuto, tra il 1995 e il 2003, finanziamenti per la ricerca di BAT”. Mai si era posta domande riguardo questi finanziamenti, mai aveva richiesto a Warburton di dichiarare i propri interessi nelle carte accademich. Se si fosse fatto, si sarebbe addirittura cominciato a parlare di “censura” e di “libertà accademica ristretta”.

Psychopharmacology non sapeva che Warburton stava prendendo soldi dalle aziende del tabacco. “È responsabilità dell’autore svelare le fonti di finanziamento e si sa da tempo che i giornali stessi non proteggono questo tipo di dichiarazione”. Dopo una lunga carriera imperturbata da domande riguardanti i suoi interessi o la sua etica professionale, Warburton si ritirò nel 2003; tuttora tiene lezione a Reading come professore emerito.

Quante "informazioni scientifiche" sono state pubblicate da giornali accademici caratterizzati da interessi occultati come questi? Quante campagne mediatiche contro l’“overregulation”, la “cultura compensativa” oppure “le paure pubbliche infondate”, sono state segretamente finanziate e manovrate dalle corporation? Quanti personaggi riceveranno ancora denaro illecito apparendo in TV per assicurare relazioni pubbliche gratuite ai loro sponsor?

Il caso in questione caso ci mostra come accademici e mezzi d'informazione non siano riusciti – o non abbiano voluto – ad essere sufficientemente scettici. Senz'altro ora sappiamo che esiste una domanda ovvia con la quale ogni giornalista dovrebbe iniziare la propria intervista: “Chi ti sta finanziando?”

 

*Guardian

 

Fonte: http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,,1703694,00.html
Tradotto da Barbara Redditi per Nuovi Mondi Media