Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Eugenio Benetazzo: il mondo che verrà

Eugenio Benetazzo: il mondo che verrà

di Attilio Fraccaro - 14/11/2008

Eugenio Benetazzo a ruota libera,
l’altra sera, in sala Da
PontealCentrogiovanile.Non
ha deluso di certo il suo lungo
intervento,e c’eradaaspettarlo
conoscendo il personaggio,
che di fattoha chiuso la locandina
2008 degli "incontri senzacensura"
organizzatidallalibreria
La Bassanese. Seicento
le persone in platea, (e richieste
per almeno altri duecento
biglietti), che per oltredueore
emezzohannoseguito, con attenzioneeunpizzicodi…
timore,
il lungo show del giovane
traider che già da alcuni anni
teorizza e profetizza quello
chestasuccedendoalle economie
di tutto il mondo. E il…
"mondo (futuro) secondo Eugenio"
non è che si prospetti
migliore.
Benetazzo, infatti, si aspetta
un ulteriore deterioramento
dellavitaeconomica, fattoche
avrà molte influenze, ovviamentenegative,
anchenellavitasociale
di tuttinoi.
«Adesso tutti, anche l'uomo
della strada sono preoccupati
dei tassi, delle perditaborsistiche,
ma in verità tutti noi dovremmoiniziareapreoccuparci
di un futuro dove il problema
non sarà quanto valgono i
Botmacosamangeremo».Benetazzo
è andato “giù di brutto”.
Il sandricense (che vive
gran parte dell'anno a Malta)
ha iniziato il suo one-manshow,
che ha richiamatomolta
gente anche da fuori regione,
facendo capire che tutto
non è nato oggi, e non certo a
causa deimutui subprime, come
in questi mesi stanno scrivendoedicendoimediadi
tutto
ilmondo.
«Queste formule di finanziamento
- ha commentatoBenetazzo
- ci sono sempre state e
comunque venivano erogate
non certo ai barboni ma a chi
poteva rientrare del prestito».
Undiscorso che parte da molto
lontano e si è concretizzato
in questi ultimi lustri con il
ruolo, sempre più importante
- ribadito dall’oratore - del
Wto e della Banca Mondiale
che sono riusciti ad imporre
una globalizzazione che premiapochissimiascapitodi
tutto
il resto del mondo. Stavolta
inmezzononci sonofiniti solo
i popoli del "terzo mondo".
Wto e BancaMondiale hanno
imposto "modus operandi"
(abbattimento delle barriere
doganali e cancellazione dei
sussidi all'agricoltura) che alla
finehannomesso inginocchio
interi paesi. Se nel 1929 la cosiddetta
Grande depressione
(«ma questaèmolto peggio»)
fu superata perché i paesi si
«richiusero su se stessi alzando
anche barriere all'importazioni
» ora, con il grande mercato
globale, il «battito di ali
della famosa farfalla brasiliana
provoca uno tsunami economicointutto
ilpianeta».
Accompagnandolasuaesposizione
con l'ausilio di grafici,
ma anche di divertenti vignette,
Benetazzo non si è comunque
fermato a "raccontare"
quello che sta succedendo alle
Borsee all'economiadi tutto il
mondo(«quando si fermerannoleprincipali
economieoccidentali
si blocheranno anche i
"fenomeni" India e Cina con
gravi problemi sociali») ha affrontato
il tema energetico il
quale, concatenato a quello
economico, terrà banco sempre
più nei prossimi anni. Benetazzo
ha affermato che, allo
statoattuale, non c'èalternativa
al petrolio (c'è bisogno del
greggio anche per produrre,
quasi sempre a costi più alti,
anchelecosiddette"energiealternative")
e che il futuro dei
nostriapprovvigionamentialimentari,
cioè cosa troveremo
sui banchi dei negozi e dei supermercati
nei prossimi anni,
sarà deciso da pochemultinazionali,
le stesse che magari
ora stanno brevettando le coltureOgm.
Il tuttoinunmondo
la cui crescita demografica si
sta accompagnando con l'impoverimento
di tutte le risorse,
a cominciare da quell'acqua
che potrebbe diventare la
"scusa"per le prossime guerre
e rivoluzioni.
Ilrelatore,dopoessersi scusato
per le previsioni apocalittiche
(«sperodi non avervi rovinato
la serata») ha chiuso l'incontroindicandoalcune"
ricette"
per sopravvivere al futuro.
La prima passa per una maggiore
conoscenza delle cose e
dei fatti (la "filosofia" che, comeharicordatoMarcoBernardi
nell'introdurre laserata, sta
allabasedi"incontrisenzacensura")
e magari la possibilità
di essere il più possibile autosufficienti
e meno spreconi,
cambiandoanchelenostreabitudini.