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Eluana e i miei “non so”

di Claudio Ughetto - 19/11/2008


Eluana e i miei “non so”.
Chiedo scusa fin dal principio se per una volta parlerò di me, non certo per divulgare agli altri i fatti miei (che non interessano a nessuno), bensì perché ci sono argomenti per cui gli umori e le emozioni di ognuno traspaiono maggiormente, a scapito della presunta “oggettività” dell’analisi.
Da almeno un paio di settimane, nella vita quotidiana o girando sul web, incontro amici e conoscenti che, sapendo del mio interesse per l’attualità e per le idee che la permeano, subito colgono l’occasione per chiedermi un’opinione sul caso di Eluana Englaro. “Che ne pensi della sentenza della Cassazione?”, “Condividi che sia suo diritto morire, dopo 16 anni d’agonia, se questa era la sua convinzione?”, “Non pensi che il padre stia combattendo una battaglia giusta, sacrosanta”? Oppure: “Non pensi che stiamo andando verso una società che è contro la vita? Una cultura della morte, egoista e individualista, che elimina i più deboli perché sono un peso a quella che riteniamo la nostra “libertà?”, “Non credi che la vita vada preservata e difesa sempre e comunque, dal concepimento alla morte naturale?” (e giù un’immancabile tirata contro la cultura permissiva dell’aborto…). “Non pensi che stiamo degenerando in un nuovo nazismo?” Tutte domande legittime, fonti di discussione che forse a Eluana servono poco, ma che sono dettate dal nostro approccio verso l’esistenza. Un giorno potrebbe capitare a noi d’essere oggetto di simili discussioni, e qualcuno si chiederà: “Stacchiamo o no la spina? Lui che ne pensa? O meglio, cosa ne pensava quando c’era?”.
Domande legittime, opinioni rispettabili. Ma quando rispondo: - Scusate, ho dei dubbi, per quanto “laici”, - ecco che le considerazioni nei miei confronti sono meno rispettose. L’unico “laicismo” permesso, in questo paese, è quello che soddisfa le conclusioni aprioristiche di coloro che il laicismo pensano di detenerlo; d’altra parte, qualsiasi opinione (per quanto “laica”) che non soddisfa il laicismo più dogmatico è per forza intesa come un’adesione implicita alle ingerenze clericali negli affari di Stato. Eppure, ripeto, io non so rispondere e non so se ammirare o compatire chi ha risposte così sicure. Ho dei dubbi. Non sono monoteista, forse neppure religioso come s’intende oggigiorno, tuttavia pensando a questo dibattito mi viene in mente un celebre proverbio ebraico: “Quando l’uomo pensa, Dio ride”. Ride amaro, in questo caso, nella sua suprema indifferenza. Ride persino dei cardinali che difendono la vita in suo nome. E altrettanto ride della prosopopea giornalistica e televisiva che i laicisti matricolati inscenano ogni giorno in nome della povera Eluana: disgustosa paccottiglia sentimentalista, degna delle peggiori soap-operas, creata ad hoc per strumentalizzare l’opinione pubblica e ogni forma di libero pensiero. Tuttologi da salotto pronti a parlare di vita e di morte con invidiabile sicumera; intellettuali rispettabili dalla risposta prefabbricata: “Io non so, non ho la competenza, ma so che Veronesi ha detto che… quindi io la penso come Veronesi” (embé… Veronesi mica si smentisce...! Nessuno più decretato di lui a parlare di vita e di morte!).
 Eluana dov’è in tutto questo, di là della legittima afflizione e partecipazione di suo padre? Sono tanti i motivi che mi fanno dire non so, e nient’altro, e in questo non riesco a coglierci alcun atteggiamento pilatesco. Io non sono un cardinale, né un affiliato al Movimento per la vita, di quelli che hanno già trasformato il corpo di questa ragazza in uno strumento di lotta politica per attaccare magari le scelte del governo spagnolo e fare di Zapatero una sorta di neoanticristo. Ma neppure sono Veronesi: non so dove comincia e finisce la vita. Non sono un giudice: non so se un parere espresso da una ragazza 20 anni fa sull’eutanasia, quand’era cosciente, è lo stesso che gli altri le attribuiscono adesso che è incosciente (clinicamente morta) da 16 anni. Non ho nulla contro il suicidio, quando so che si tratta di un atto consapevole. Di una scelta. Quando Piergiorgio Welby voleva morire, esausto dallo stare in un corpo che non riusciva più a sopportare, ero convinto che chiedesse una cosa giusta. E per me chiederei la stessa cosa. Ma Welby era cosciente, libero, poteva esprimersi. L’espressione del suo volto lucido e sofferente era inequivocabile, di là tutte le telenovele mediatiche e insopportabili che anche lì si sono costruite. Per Eluana non so. Non so se soffre veramente, come sta. Stando a Veronesi, Eluana è “già morta”, e quest’animosità nei suoi confronti serve solo a sensibilizzare la Nazione su una questione di diritto. “Solo”, dirà qualcuno? Il diritto di morire non è ciò per cui dovremmo combattere? Senza dubbio, ma rimango perplesso a farlo sulla pelle di una ragazza che non si esprime.
 Sono “laico”, posso dire: lasciatemi “laicamente” dubitare su una simile questione, senza per questo darmi del “clericale”. Mi sembra che anche un laico come Norberto Bobbio s’espresse in modo simile su alcune questioni, quando cercavano di tirarlo per la collottola nella canea opinionista. Bisogna, oggigiorno, esprimersi su tutto, scegliere obbligatoriamente in che maggioranza stare, a quale fazione delle opinioni preconfezionate aderire. Nessuno si ricorda di un celebre ritornello: “Eh no, io non ci sto/Lasciatemi nel ghetto ancora un po’!”. Non sarei sincero, soprattutto con me stesso, se mi esprimessi. L’unica riflessione che mi sovviene è di quelle che gli opinionisti di professione, i militanti, considerano troppo “filosofica” o “intellettuale”. Citando Umberto Galiberti, uno che sulla libertà di morire si è espresso senz’ambiguità, ritengo che le opinioni individuali, della pseudodemocrazia massmediatica, servano ben poco di fronte a quesiti come questo, dettati dal dominio della tecnica sulla vita e sulla morte. Forse Veronesi può esprimersi, gli altri non so… Io sono un nessuno, come i tanti che in questo momento si richiamano allo Stato di Diritto per esprimersi su una questione legata a noi e alle macchine. Alla “tecnica”. Al nostro futuro. Sarà allora che ci aspetteranno decisioni fondamentali, quasi divine. Adesso, tutto questo, è puro opinionismo.